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Le scuole di giuristi: i Glossatori


Glossa significa “annotazione a un testo biblico o giuridico”, ma la glossa non è soltanto un’opera di chiarificazione del testo, svolta con la preoccupazione di restare fedeli al valore dei verba.
L’esegesi analitica dei glossatori fu sempre animata da spirito di sintesi.
I singoli passi del Corpus Juris Civilis furono sempre considerati nei loro reciproci rapporti, e pertanto in riferimento al complesso del sistema giuridico.
I giuristi bolognesi ebbero sempre viva l’idea del diritto come complesso unitario e armonico.
La concezione autoritaria del diritto romano da cui partono i glossatori rende il loro atteggiamento simile a quello che il teologo ha di fronte alle scritture, con tutti i limiti necessariamente imposti allo sviluppo libero e creativo della ragione.
L’opera dei glossatori raggiunge il suo culmine alla metà del XIII secolo, con la Magna Glossa, comprendente circa 96000 glosse, opera di semplificazione e punto di arrivo della presa di coscienza da parte dei glossatori dell’importanza dei problemi dell’applicazione concreta del diritto romano.
Quel che tuttavia accade con la Magna Glossa, che determina anche la crisi del metodo dei glossatori, è che essa stessa, e non più il Corpus Juris Civilis, diviene il fulcro di ogni insegnamento.

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