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Le scuole di giuristi: i commentatori


Con la scuola dei commentatori, l’approccio al diritto romano muta.
Mentre la glossa è una chiarificazione dei testi, preoccupata di restare aderente ai verba, la scuola del commento è soprattutto diretta a mettere in luce il sensus, il significato razionale, il principio giuridico racchiuso nel testo, e a richiamare l’attenzione sulla pratica del diritto
Con il tramonto dell’Impero e la nascita di nuovi modelli di organizzazione politica, la cultura giuridica tende a liberarsi della soggezione alla romanità imperiale.
La novità dei commentatori è lo spirito di libertà, di critica, di indipendenza di fronte all’opinione della glossa e, in generale, al valore dell’autorità.
Non è un caso, visto quello che si è appena detto, che uno dei grandi centri di fioritura del commento sia la Francia.
Del resto, anche in Italia sono le mutate condizioni politiche, l’emergere degli Stati particolari e degli jura propria che nascono, a far sentire un’esigenza di libertà nella scienza giuridica.
Il rapporto tra diritto romano e jura propria è, nel commento, ribaltato e non poteva essere altrimenti: al primo viene ora attribuito carattere sussidiario.
I commentatori studiano lo jus proprium cercando di coordinarlo e contrapporlo al diritto romano, che viene considerato come un complesso mirabile di principi giuridici da adattare alle esigenze che sorgevano come fondamento solido per la costruzione di un diritto nuovo.
L’autorità dei maestri è tale che spesso le communis opinio dovevano essere seguite in assenza di disciplina di legge.

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