Gli Stati nordici: rapporti tra Svezia, Norvegia Finlandia e Islanda
Per inquadrare meglio i dati più strettamente giuridici, è meglio fornire subito qualche dato storico di base relativo ai legami intercorsi nei secoli tra gli attuali Stati nordici, legami che hanno lasciato segni profondi e che permettono di suddividere la “famiglia” nordica in due sottoinsiemi, ognuno con un ordinamento trainante.
Il primo sottoinsieme è costituito da quella che a volte viene definita come tradizione nordica orientale, con la Svezia modello storico per i vicini finlandesi; e il secondo dalla tradizione nordica occidentale, in cui è la cifra culturale della Danimarca ad avere influito fortemente sull’attuale diritto norvegese e islandese.
Il rapporto più stretto è indubbiamente quello che intercorre tra Svezia e Finlandia.
Sino al 1809 infatti un “diritto finlandese” semplicemente non esisteva, e i territori dell’attuale Finlandia erano nient’altro che una provincia del regno di Svezia, acquisita con le campagne di espansione coloniale del medioevo.
A seguito delle sfortunate scelte della Svezia durante le guerre napoleoniche, il territorio finlandese passa sotto il controllo russo, con il privilegio di mantenere il proprio diritto, ossia quello svedese.
Per molto tempo, l’ordinamento finlandese, costituì un isola di diritto svedese “congelato” all’interno dell’impero russo.
Non può stupire quindi che, una volta raggiunta l’indipendenza nel 1917, il diritto svedese sia rimasto il principale punto di riferimento per i giuristi finlandesi, molti dei quali, tra l’altro, appartenevano alla minoranza di lingua svedese.
Vicende storiche altrettanto risalenti sono alla base della centralità del diritto danese rispetto a Norvegia e Islanda.
Dopo essere stata regno autonomo in epoca medievale, la Norvegia sarà sottoposta alla Corona danese fino al 1814, recependo quindi le innovazioni legislative decise a Copenaghen.
A seguito del Trattato di Kiel, la Norvegia è legata alla Svezia in un’unione personale, in cui il re di Svezia era anche sovrano di Norvegia, mentre quest’ultima manteneva le istituzioni autonome.
Tale unione vivrà momenti molto tesi, che alla fine dell’’800 sembrarono addirittura poter sfociare in un conflitto armato, e si scioglierà definitivamente nel 1905.
Le modalità di questa Unione, in cui vi era completa separazione tra i due ordinamenti, non comportarono alcun avvicinamento della tradizione giuridica norvegese a quella svedese, lasciando la prima aderente ai suoi presupposti di partenza danesi.
Nel caso dell’Islanda, la sovranità danese ha avuto termine solo nel 1944; il riferimento al modello di questo Paese è però rimasto basilare a causa delle ridotte dimensioni del Paese e della sua comunità di giuristi, per lungo tempo formati in Danimarca, che rende spesso una necessità pratica adeguarsi alle soluzioni là adottate.
Un fattore, la cui importanza è utile sottolineare già da ora, è quello linguistico.
Ognuno dei Paesi nordici dispone di una lingua nazionale; tuttavia, questo pluralismo linguistico non pone particolari ostacoli alla circolazione della idee in generale e alla comunicazione tra giuristi in particolare in quanto le lingue sono comunque simili (danese, norvegese e svedese) o comunque diffuse negli altri Stati (in Islanda il danese, il Finlandia lo svedese).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
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- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Sistemi Giuridici Comparati, a.a. 2006/2007
- Titolo del libro: "La tradizione giuridica occidentale" e "Diritto consuetudinario albanese"
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