L’inserimento del prestatore nell’ambiente di lavoro

La materia delle c.d. condizioni di lavoro, nella quale sono comprese non solo le mansioni del lavoratore, ma anche l’organizzazione e l’ambiente di lavoro, rientra nell’esercizio del potere direttivo dell’imprenditore.
Peraltro, la rilevanza degli interessi collettivi dei lavoratori e l’esigenza di tutelare la persona del prestatore sono all’origine dell’intervento della contrattazione collettiva e della legge, inteso a disciplinare le condizioni di lavoro con l’imposizione di norme idonee a fissare le condizioni ambientali (igiene, sicurezza) e a determinare la durata della prestazione lavorativa (orario di lavoro), attraverso la progressiva limitazione della discrezionalità del potere imprenditoriale.
Il lavoratore viene inserito all’interno di un’organizzazione produttiva, da intendere come coordinamento di fattori naturali e artificiali, quali i ritmi e i tempi di lavoro, i localo dell’impresa, i macchinari adibiti alla produzione, le materie di lavorazione.
L’insieme di tali fattori costituisce quello che viene definito ambiente di lavoro.
Va ricordato come l’obiettivo della tutela dell’integrità anzitutto fisica del lavoratore sia stato presente fin dalle origini del nostro ordinamento positivo.
In questa prospettiva si è introdotto e sviluppato, attraverso perfezionamenti e tappe successive, un organico sistema di assicurazioni sociali contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
La base dell’istituto è il principio del rischio professionale, che si sostituisce a quello tradizionale della colpa come fondamento della responsabilità civile dell’imprenditore.
Dal punto di vista della prevenzione, invece, le norme più significative sono quelle, attinenti all’organizzazione ed all’ambiente di lavoro, dell’art. 2087 c.c. e dell’art. 9 St. lav. e, soprattutto, del d.lgs. 626/94.