Le predisposizioni vittimogene
Circa, poi, i molteplici e spesso concorrenti fattori di vulnerabilità, le predisposizioni vittimogene possono consistere:
a.in fattori bio-fisiologici, che rendono i soggetti relativamente indifesi, quale l’età giovanile e senile, le menomazioni o disabilitazioni fisiche, il sesso femminile;
b.in fattori psichici, che portano il soggetto a provocare o a subire altrui aggressioni.
Così certi tratti del carattere, essendo, ad esempio, il soggetto collerico più esposto all’altrui comportamento criminoso reattivo, il soggetto remissivo più esposto a certe manifestazioni di criminalità (ingiurie, maltrattamenti, furti, percosse), il soggetto imprudente o negligente a una vasta gamma di aggressioni (ad esempio patrimoniali), il soggetto credulone ai reati di frode.
Così pure certe psicopatie, in quanto gli psicopatici ipertimici sono facili vittime di comportamenti di virtuosi provocati dal loro spirito di intraprendenza, e i depressi, gli insicuri, gli istrionici sono spesso oggetto di dannosi raggiri e di estorsioni, mentre i fanatici e gli esplosivi sono sovente vittime di reazioni criminose determinate dalla loro condotta generalmente violenta e gli abulici si lasciano facilmente trascinare ad una vita oziosa, al vagabondaggio, all’alcolismo;
c.in fattori socio-ambientali, poiché, come è stato detto, si a volte vittima si nasce, spesso la si diventa nella società.
La predisposizione sociale alla vittimazione può dipendere dalla attività professionale, in quanto ad ogni attività lavorativa è connesso un certo rischio professionale: così, ad esempio, per le prostitute, i portavalori, i soggetti che maneggiano forti quantità di denaro, i poliziotti, gli orefici, ecc…
Così come può dipendere dalla posizione economica (banche rispetto alle rapine, persone ricche rispetto ai sequestri di persona, ecc…).
E può dipendere altresì dalle condizioni di vita: ad esempio, l’isolamento spaziale in cui vive la persona, oltre che favorire l’azione del criminale riducendogli il rischio di essere individuato o colto in flagranza, priva la medesima di quella protezione che può esserle garantita da una vita di comunità.
Come pure può derivare da situazioni sociali, in quanto coloro che si trovano in posizione di estraneità, di reiezione (stranieri, immigrati, ecc…) sono, per il loro status chi, predisposti ad essere oggetti delle altrui aggressioni, mancando anche di quella indiretta protezione derivante dall’integrazione in una comunità sociale.
Può predisporre alla vittimazione anche la condotta di vita antisociale, l’esperienza insegnando che i criminali non di rado finiscono per diventare vittime degli stessi complici.
Così come può predisporre l’ambiente, presentando questo grande interesse, ad esempio, rispetto alle vittime dei delitti honoris causa, che si registrano in alcune zone d’Italia, e delle azioni criminose imposte da certe sottoculture nei confronti di chi viola le leggi della sottocultura stessa.
Fattori predisponenti possono essere, infine, preesistenti rapporti, leciti o illeciti, intercorrenti tra autore e vittima, sia di tipo individuale (relazioni amorose, omo o eterosessuali, neurotiche, ecc…), sia di gruppo (di natura familiare, parafamiliare: collegi, caserme, carceri, ecc…).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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