I rapporti tra vittima e soggetto attivo: i meccanismi di incontro e il ruolo criminogenetico
Poiché l’atto criminoso è, schematicamente, un rapporto a due, è fondamentale individuare la relazione dinamica, che si instaura tra vittima e agente per comprendere come e per quali ragioni la vittima sia entrata nella motivazione di un certo processo criminoso.
Nell’indagine dei “meccanismi di incontro” dei due soggetti, fra le altre sono emerse due fondamentali tipologie di vittime:
a.le vittime infugibili, sono quelle che diventano tali in base ad una ben precisa relazione intersoggettiva con l’agente o comunque per il determinante influsso che le loro qualità o il loro agire esercitano sul criminale (vittime partecipanti).
Tra le vittime partecipanti possono elencarsi:
i.le vittime per imprudenza, le quali per effetto del loro comportamento disaccorto finiscono per essere vittime di sé stesse e di cui, ad esempio, la circolazione stradale offre una grande varietà;
ii.le vittime volontarie, che diventano tali per la loro scelta in seguito al loro consenso o alla loro istigazione al delitto (eutanasia, omicidio del consenziente, morte o lesione da operazione pericolosa di chirurgia estetica);
iii.le vittime alternative, che si pongono in un dato contesto come possibili agenti o vittime, come nei reati reciproci (duello, rissa);
iv.le vittime provocatrici, che sono vittimizzate a seguito di una loro precedente condotta provocatoria (aggressiva, seduttrice, sollecitatrice).
Siamo, qui, innanzitutto nel quadro della provocazione, consistente in un comportamento giuridicamente o anche soltanto eticamente ingiusto che la vittima ha compiuto contro un soggetto e che come reazione ha determinato, in questi, la risoluzione criminosa o anche difensiva;
b.le vittime fungibili, sono quelle che assumono tale ruolo al di fuori di una qualsiasi relazione con l’agente, il quale si era preparato a compiere un’azione criminosa, indipendentemente dall’individuazione precisa di quella vittima.
Le vittime fungibili sono, perciò, vittime accidentali proprio perché, per non aver avuto alcun rapporto con l’agente o per non avere favorito in alcun modo, né conscio né inconscio, la condotta criminale, devono considerarsi un prodotto esclusivo, e, per quanto le riguarda, del tutto casuale, del comportamento del reo.
Tra le vittime accidentali vanno menzionate le vittime sbagliate, in quanto l’azione era diretta contro altri e sono state coinvolte per errore dall’agente oppure in quanto sono vittime dell’ira o del risentimento di taluno che, non potendo colpire il vero bersaglio, indirizza la sua aggressività, per dislocazione, sul primo malcapitato.
Continua a leggere:
- Successivo: Le implicazioni sulla vittimabilità del soggetto e sulla pericolosità del reo
- Precedente: Le predisposizioni vittimogene
Dettagli appunto:
-
Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
Altri appunti correlati:
- Educazione alla salute
- Misure di profilassi
- Elementi di metodologia epidemiologica
- Epidemiologia
- Le strategie della medicina preventiva
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Molteplici personalità e alter ego: David Bowie, l’uomo che sfuggì alla follia
- La fenomenologia del maltrattamento animale
- Ipotesi psicodinamica del figlicidio: Psicosi maniaco-depressiva e distruttività materna
- La vittima nella fenomenologia dell’omicidio - Analisi vittimologica degli omicidi volontari in Emilia Romagna nel quadriennio 2000 - 2003
- Futuro della persona offesa nella prospettiva europea
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.