Le implicazioni sulla vittimabilità del soggetto e sulla pericolosità del reo
Le implicazioni sulla vittimabilità del soggetto e sulla pericolosità del reo
In rapporto alla distinzione tra vittime fungibili ed infungibili si possono denunciare le due leggi della vittimologia e della criminologia:
1.le possibilità di vittimazione di un soggetto sono direttamente proporzionate alla sua infungibilità.
La vittimologia suggerisce, perciò, di allargare l’opera di prevenzione della criminalità, da sempre focalizzata sul delinquente, anche in direzione della vittima.
Una siffatta azione preventiva è configurabile non tanto rispetto all’ampio settore delle vittime fungibili o accidentali, che non si fanno scegliere ma sono scelte esclusivamente dal reo o dal caso, quanto rispetto alle vittime infungibili o partecipanti, potendo essere le loro predisposizioni vittimogene, generiche o specifiche, suscettibili a meno astrattamente di rimozione o di riduzione.
In teoria appare più agevole intervenire sul comportamento della vittima che del reo, poiché la prima trae un utile mutando e il secondo tenendo il proprio comportamento.
Ma in pratica anche la prevenzione sulla vittima può presentare analoghe difficoltà, sia perché talora trattasi anche qui di agire sulla personalità, sia perché non sono facilmente individuabili e praticabili le modalità e i mezzi preventivi;
2.la pericolosità del delinquente è direttamente proporzionale alla fungibilità della vittima.
Come è stato rilevato, la pericolosità del delinquente cresce col decrescere dell’importanza della personalità individuale della vittima nella determinazione del crimine.
Nei reati a vittima infungibile o personalizzata la pericolosità, infatti, si esaurisce perlopiù nel circoscritto ambito del rapporto intersubbiettivo con altra specifica persona.
Nei reati a vittima fungibile o impersonale la pericolosità si allarga, invece, a sfere più ampie e impersonali di vittime poiché la motivazione del reato è il conseguimento di un’utilità personale ed il soggetto passivo entra nella motivazione non per ciò che ha fatto nei confronti dell’autore o per i suoi rapporti con questi, ma per ciò che esso è o possiede o rappresenta, e quindi solo come “strumento” per realizzare tale fine utilitaristico.
E vi si può far rientrare anche la delinquenza contro vittime simboliche, che al fine di colpire il sistema, un’ideologia, una comunità, pone in essere reati contro singoli esponenti in quanto tali.
Ed il più alto grado di pericolosità è raggiunto dalla cosiddetta delinquenza a vittima indeterminata, ove nullo è il legame di questa con il criminale e che è sorretta da uno scopo dimostrativo; vi rientra, particolarmente, quella delinquenza politica, più comunemente chiamata terrorismo.
Nella delinquenza a vittima indeterminata può essere ricondotta, più in generale, la delinquenza stradale e anche la grande delinquenza, oltre che nel campo delle frodi commerciali, contro la salute collettiva (attraverso le sofisticazioni alimentari, l’inquinamento ambientale, la messa o il mantenimento in commercio di farmaci dannosi, ecc…) e quella nel settore del grande traffico di stupefacenti, che per l’indeterminatezza del numero delle vittime, può qualificarsi come crimine contro l’umanità, oggi tra i più pericolosi.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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