Le caratteristiche del linguaggio umano naturale
LE CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO UMANO NATURALE
Le caratteristiche del linguaggio umano naturale, ordinario:
1. discreto: si può spezzettare una singola parola detta in una serie di unità fondamentali, i fonemi (“g”,”c”,..). Per es. “pane”, “cane”: “p” e “c” sono fonemi, quindi cambiandoli varia il significato. Quello animale invece è continuo: per es. il linguaggio delle api (comunicano formando un 8 per indicare dove si trova il polline)
2. doppia articolazione:
prima articolazione: ci sono modi diversi di mettere insieme i fonemi (“cane” è una parola ammessa in italiano, “szane” no). L’apparato fonante può emettere una serie limitata di suoni diversi, in ogni lingua esistono circa 30 fonemi diversi.
È stata trovata una lingua usata in una tribù con un basso numero di fonemi: 13 (alcuni fonemi sono sifulanti)
seconda articolazione: riguarda il significato della parola trovata (il cane si chiama così, perché storicamente è così: non c’è un motivo logico, è un mero accidente)
3. ricorsività: il linguaggio umano è ricorsivo, per es. “Maria mi ha colpito” si può trasformare in “I ragazzi dicono che Maria mi ha colpito”, si possono aggiungere informazioni continuamente, mantenendo il significato iniziale. Si possono produrre frasi infinitamente lunghe, ma c’è un problema di esecuzione (anche di ricezione da parte dell’interlocutore). Competenza: posso produrre enunciati infinitamente lunghi, ma c’è un limite cognitivo
4. enunciati grammaticali / enunciati agrammaticali: qualunque nativo italiano capisce l’enunciato “La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte”, ma nessun parlante capirebbe “Il Pietro pianoforte bene di ragazza suona” (enunciato agrammaticale). C’è la capacità di distinguere enunciati grammaticali da agrammaticali, ci sono diversi gradi di grammaticalità (anche che non compromettono il significato, soprattutto nel parlato ci sono diversi gradi di precisione a seconda del registro linguistico che si sta usando).
Le caratteristiche elencate accomunano tutte le lingue che si parlano nel mondo, gli uomini poi hanno prodotto linguaggi diversi. Le lingue morte sono tali, perché non c’è più nessun nativo che le parla.
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Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Morandi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Giurisprudenza
- Esame: Filosofia del diritto
- Docente: Prof. Andrea Rossetti
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