Occupazione e salari nell'equilibrio keynesiano
I neoclassici sostenevano che X= f(N) cioè il reddito X è funzione dell'occupazione N.
I keynesiani invece ritennero che il reddito è portato in equilibrio dalla domanda globale e dall'offerta globale. Keynes ritenne che determinato il reddito X è determinata anche l'occupazione, perchè per produrre un certo reddito X, occorre un determinato livello di occupazione.
Supponiamo di partire da X= f(N).
Supponiamo che Keynes accetti che PMG moltiplicato per p sia uguale a W, ossia che l'occupazione in ogni singola impresa e nell'economia, sia spinta fino al punto in cui la PMG (Produttività marginale del lavoro) sia uguale al salario e che il salario di cui si parla è quello monetario, determinato dai sindacati e dalle associazioni padronali.
X e W sono dati, ossia X determina N e la PMG; l'incognita è p, quindi vi sarà un solo valore di p che risolva PMG x p=W. Se N aumenta e p aumenta, se W è dato, PMG diminuisce al crescere di N, quindi l'equazione è valida solo se p cresce al diminuire della PMG. Ma al crescere di p e di N il salario reale diminuisce, quindi quale sarà l'equilibrio del mercato del lavoro?
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Dettagli appunto:
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Autore:
Vera Albanese
[Visita la sua tesi: "La revisione delle rimanenze nel bilancio d'esercizio"]
[Visita la sua tesi: "The Audit of Inventories in the Financial Statements"]
- Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Economia Politica
- Esame: Economia Politica
- Docente: Bruno Jossa
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