I contratti di distribuzione e l’affiliazione commerciale
I contratti di distribuzione rappresentano un punto di osservazione privilegiato per la disciplina europea delle relazioni fra imprese.
Dalla stessa tipologia del fatto emerge una strutturale diversità di potere delle due parti.
È evidente l’intreccio fra diritto dei contratti e della concorrenza e si comprende come il rapporto sia un grande laboratorio per sperimentare le modalità di intervento sul potere dei contraenti.
Il rapporto compone interessi naturalmente antagonisti perché l’affiliato cercherà di giovarsi delle opportunità offerte dalla catena e di mantenere una propria libertà di manovra, l’affiliante tenderà a limitare quella libertà con precisi vincoli imposti dal contratto che è incompleto e lascia al franchisor un potere discrezionale quasi assoluto a fronte di numerosi obblighi assunti dal franchisee.
Tre sono i momenti in cui emergono i più vivi conflitti: quando si stabilisce la regola, quando questa viene modificata, quando l’aderente è privato della sua posizione.
Con le regole che fissano le modalità di appartenenza alla catena e con la diversificazione dei prezzi si finisce per creare mercati diversi all’interno della Comunità, contro l’obiettivo primario di creare un unico mercato senza barriere interne.
Da qui il regolamento ad hoc e l’attenzione della Commissione e della Corte di Giustizia, volta al controllo delle clausole e del contenuto dei contratti.
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Diritto Civile, a.a. 2007/2008
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