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Il contratto di trasporto interno e internazionale: le fonti


L’esigenza di trasportare i beni da un luogo ad altro è nel corredo genetico dell’economia mercantile: da sempre vi è stato chi esercitava, al servizio dei commercianti, l’attività di trasporto di cose o persone.
Accanto al trasporto di cose, ha parimenti conosciuto sviluppo notevole quello di persone: per lavoro o per diletto quella attuale è una società di viaggiatori e ciò, nel settore del turismo, ha portato, al fine di tutelare i consumatori, alla tipizzazione e regolamentazione del c.d. contratto di servizi turistici o di viaggio.
Sia pur in assenza di una definizione e disciplina nel codice civile, alla tradizionale bipartizione fra trasporto di cose e di persone è stata affiancata la categoria del trasporto di notizie.
L’affermarsi degli ordinamenti statali ha inciso in una realtà tipicamente dotata di connotati soggettivi e oggettivi di internazionalità.
Il contratto di trasporto internazionale ha quindi sin dagli inizi del novecento conosciuto un’analitica regolamentazione tramite convenzioni uniformi caratterizzate:
- dal fondamento oggettivo del trasporto da uno Stato a un altro;
- dalla natura sostanzialmente inderogabile.
La partizione dei contratti a seconda del mezzo utilizzato è messa in crisi dall’evoluzione delle modalità di trasporto.
Sempre più diffuso, infatti, anche in relazione all’utilizzazione dei c.d. containers per il carico della merci, è il c.d. trasporto multimodale, in cui in un unico contratto vengono utilizzati più mezzi di trasporto con unico vettore.

Tratto da DIRITTO COMMERCIALE di Stefano Civitelli
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