Industria e banche in Italia tra le due guerre. Pressione fiscale e costo della vita
La guerra inoltre favorisce un intreccio fra industria e sistema bancario, questo intreccio è dato dal fatto che le industrie chiedono aiuti alle banche ma poi nei consigli di amministrazione delle stesse banche siedono proprio gli stessi industriali, finanziando così loro stessi.
Le banche cercheranno di reagire a questo provando ad estromettere gli industriali.
Con il fascismo questo intreccio banche e industria e Stato proseguirà.
In che modo si afferma il fascismo in Italia? Cioè come l'Italia passa da un sistema democratico ad uno dittatoriale? (O da un'Italia liberale ad una fascista?).
Si può iniziare dicendo che il fascismo è una conseguenza della prima guerra mondiale.
L'Italia infatti esce dalla prima guerra mondiale in profonda crisi.
Innanzitutto l'Italia per sostenere la guerra si era molto indebitata innanzitutto con la Francia e l'Inghilterra e quindi con gli Stati Uniti.
Inoltre le spese di guerra erano state affrontate emettendo in carta moneta che aveva determinato l'inflazione. Occorreva quindi ripianare questo quadro. Era necessario creare un'economia che potesse ripianare questi costi. L'economia italiana non era in grado di farlo.
Inoltre si aggiungeva il problema della riconversione: le grandi industrie italiane avevano molti occupati grazie proprio alla guerra, producendo materiale bellico.
La riconversione a una produzione civile era difficile e comportava dei costi: in primo luogo bisognava licenziare, poi occorreva investire in nuovi processi produttivi.
Le industrie non riuscivano a farlo da sole né tanto meno potevano contare sull'aiuto da parte dello Stato che doveva già pensare a ripianare debiti di guerra.
A questo punto si viene a creare malcontento tra la popolazione sia a causa dell'aumento della pressione fiscale da parte dello Stato e sia per la disoccupazione.
Ecco che le città con grandi concentrazioni erano in situazioni abbastanza gravi per il malcontento.
Nelle campagne non va meglio: hanno pagato più di tutti in termini di vite, causando una caduta di forza lavoro in agricoltura. Questa mancanza fu in parte colmata dai nuovi macchinari che furono prodotti in seguito alla riconversione di alcune industrie, soprattutto nell'Italia centro-settentrionale (quindi l'agricoltura il sud resta comunque arretrata di fronte a dei latifondisti che raccolgono solo rendite).
A tutto ciò si somma il malcontento per la mancata riforma agraria, che lo Stato non aveva fatto perché ovviamente non in grado di sostenere, ed anche perché i proprietari terrieri si opposero come era già accaduto. Quindi anche malcontento nelle campagne.
Tutto questo mentre il costo della vita continuava ad aumentare per via dell'inflazione. All'insoddisfazione dei contadini si aggiunse quella dei reduci di guerra, che non riescono a inserirsi nella vita normale. La guerra era stata traumatica e chi aveva combattuto per quattro anni nelle trincee con assalti all'arma bianca aveva difficoltà ad inserirsi in una vita normale. Anticipiamo che i reduci di guerra saranno i primi ad andare ad ingrossare le file del fascismo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Barbara Pavoni
[Visita la sua tesi: "L'evoluzione della valutazione nel pubblico impiego"]
- Università: Università Politecnica delle Marche
- Facoltà: Economia
- Docente: Augusto Ciuffetti
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