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Industria chimica in Italia negli anni 30. Farmaceutico, alluminio, petrolio, gomma


L'avanzata dell'industria chimica e delle industrie affini
Come cresce il chimico negli anni del fascismo: ruolo dello Stato con dazi doganali (anche in metalmeccanica) che rafforzano le poche imprese, che tendono anche a fondersi, monopolizzare e scoraggiare la concorrenza.
Le fibre artificiali: La Snia viscosa non nasce per le fibre ma per la navigazione (import/export) poi Guarino si rende conto delle opportunità della seta artificiale e del rayon. Questa industria delle fibre conosce una crescita che posiziona l'Italia al 2° posto dietro l'Usa per produzione. Dopo il 36 si apre un nuovo stabilimento Snia viscosa per ottenere la cellulosa dalla canna comune.
Coloranti: l'industria più importante è la Sipe nata durante la 1° guerra e riconvertita da esplosivi a coloranti. Si trovava in Liguria. Comunque alla fine andrà in crisi nel 1925.
Poi c'era l'Acna, controllata dall'Italgas, che funzionò anche dopo la guerra fino al 1960. Verso gli anni 30 passa sotto la Montecatini concimi, che nasce durante le 1° guerra producendo esplosivi e gas per combattimenti. Con la riconversione produce fertilizzanti ed altri semilavorati. Ma perché i fertilizzanti sono importanti? Perché negli anni 20 si cercava di rilanciare l'agricoltura.
L'azienda non sosteneva il governo ma poi lo fece per tornaconto.
Altre società: Acciaierie di Terni, dopo gli anni 20 divenne multisettoriale ed assorbì la Siccaa (industria chimica) producendo ammoniaca sintetica importante per molti settori siderurgici.

Farmaceutico: Carlo Erba e Schiapparelli. La Schiapparelli passa sotto il controllo della Italgas (concentrazione), quindi multisettoriale. In crisi tutte e due, la Montecatini rileva tutto nel 1935 anche aiutata dalla Francia crea la Farmitalia.
Carbonato di sodio (soda caustica): la soda entra in molti processi produttivi come ad es. il tessile ma non decollò perché ci sarà una multinazionale straniera che spopolerà, la Solvay. Stabilimenti anche in Italia con villaggio, Rosignano-Solvay. Si legherà con altre imprese.
Alluminio: La Montecatini è la proprietaria dell'unico stabilimento a Bussi, in Abruzzo.
Il vero decollo però si deve alla Sava dietro alla quale c'erano i tedeschi e svizzeri che farà il porto Marghera (Ve) negli anni 20-30. Era una concentrazione industriale.
Centro industriale dell'Italia fascista alternativo a Torino e Milano. Una città industriale dal nulla, e polo chimico.

Derivati dal petrolio: L'Italia era svantaggiata perché non aveva giacimenti. Poca iniziativa privata, fu necessario l'intervento pubblico.
L'Agip, Azienda Generale Petroli aveva il compito di iniziare ricerche nel territorio per l'esistenza e consistenza di giacimenti, acquisto nel mercato internazionale e raffinazione.
Negli anni 30 fondata la ANIC Azienda Nazionale Italiana Carburanti che doveva trattare benzina (anche la Montecatini). Comunque il settore è debole. C'era capacità produttiva ma sottoutilizzata: protezionismo, autarchia, corsa al riarmo.
L'Agip era sotto l'Iri, non importava il risultato ma l'importante era per gli anni dopo la 2° guerra. Sotto Mattei si creò l'Eni, esperienza significativa che riuscì ad emancipare l'Italia dall'industria petrolifera americana.
Gomma: l'Italia aveva l'esperienza della Pirelli di fine 800 che era leader sia per i pneumatici che per i cavi (telefonia, elettricità) anche leader europeo e internazionale. Si consolidò anche sulla gomma sintetica, non solo caucciù importato dal Brasile) anche con società a Terni e Ferrara.

Tratto da STORIA ECONOMICA CONTEMPORANEA di Barbara Pavoni
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