Agricoltura, industria e mercato internazionale tra 1800 e 1900
L'Agricoltura ha un alto livello di mercantilizzazione, poco inferiore a quello Usa, non è solo per l'autosussistenza. E' un'economia rivolta la mercato nelle aree più industrializzate d'Europa.
Lo storico economico Giovanni Federico dice che l'autoconsumo del settore agricolo era solo il 25% della produzione totale (poco!).
Questo significa che l'agricoltura è tutt'altro che arretrata.
Il problema però tra fine 1800 e inizio 1900 era duplice:
l'autoconsumo dei contadini era così basso perché consumavano poco, vivevano al limite della sussistenza. Quindi l'alto livello di mercantilizzazione era dovuto alla contrazione dei consumi ed allo sfruttamento dei contadini. No consumavano il pane bianco ma quello integrale, o di cereali minori. Consumavano per lo più il mais (polenta, crescia di granoturco)
la contraddizione tra lo sviluppo agricolo e la povertà si spiega anche perché fino agli anni 1850 c'è un eccessivo carico demografico: ci sono troppi contadini per l'agricoltura italiana. Negli Usa stavano meglio perché erano meno. Il passaggio da mondo agricolo a industriale è più lento e si compie solo negli anni 1950 (età Giolittiana).
Il carico demografico sull'agricoltura consistente causava la coltura di terreni a resa bassa per esempio quelli montani. La forte domanda di cereali ne ha fatto coltivare troppi anche dove non era adatto il terreno, e non ci coltivano prodotti agricoli specializzati.
Anche in questo quadro ci sono diversificazioni importanti: l'agricoltura italiana era precocemente rivolta al mercato ed è condizionata dal mercato internazionale. Però alla fine del 1800 in Europa e sopratutto in Italia c'è una profonda crisi agraria (1880) dovuta all'arrivo sui mercati europei di cereali che costano molto meno di quelli italiani, cioè da Russia e Usa.
Costano poco perché l'Usa è più produttiva ed ha meno contadini, costa meno la forza lavoro, è precocemente meccanizzata quindi pochi contadini = meno spese per il salario. Nella navigazione internazionale si inaugura il vapore per la propulsione, non il vento quindi si trasportano enormi quantità di grano. Si abbattono così i costi di trasporto che prima causavano un alto costo del grano Usa. Lo stesso vale per la Russia.
La profonda crisi agraria in un certo senso “sana” perché porta subito ad una diminuzione dei suoli coltivati a cereali perché non conviene più. Pertanto i proprietari terrieri capiscono che devono cambiare strategia ed iniziano ad effettuare coltura specialistiche come girasoli per l'olio, barbabietole per lo zucchero, agrumi, ulivo e vite, a seconda delle realtà del terreno.
I proprietari terrieri diventano quindi degli imprenditori che modificano l'organizzazione delle loro tenute agricole.
Capiscono che la manodopera deve diminuire e questa manodopera andrà nelle fabbriche ed emigrerà in Usa ed al nord Italia.
Molti proprietari terrieri capiscono che dovevano investire nell'industria perché l'agricoltura non assicura più le rendite che davano nel passato.
Per questo la crisi fu sana perché portò ad un cambiamento positivo per lo sviluppo industriale: dà nuovi capitali da investire nell'industria, libera manodopera e capacità imprenditoriali.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Barbara Pavoni
[Visita la sua tesi: "L'evoluzione della valutazione nel pubblico impiego"]
- Università: Università Politecnica delle Marche
- Facoltà: Economia
- Docente: Augusto Ciuffetti
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