Contrattazione contratto collettivo dagli anni 70 a oggi

AUTUNNO CALDO 1969 E PRIMI ANNI 70
Tensione fra vertici e base sindacale. Meno vincoli tra contratti nazionali e aziendali che si ritengono + liberi. Il rinvio e la tregua sindacale perdono valore vincolante.
Il contratto collettivo nazionale determina i minimi di trattamento che il contratto aziendale può solo migliorare.
Alla fine chi contratta è il Consiglio dei Delegati riconosciuto dal Patto federativo del 1972, con l’assistenza del sindacato provinciale di categoria.


SECONDI ANNI 70 ED OGGI
Crisi petrolifera, aumento dei prezzi delle materie prime, inflazione, porta alla riduzione dell’occupazione per la ristrutturazione aziendale. Occorre ricentralizzare la struttura contrattuale come chiede la stessa Confindustria.
Avviene con la contrattazione confederale per difesa salariale dei redditi piùbassi e contenimento del costo del lavoro.
Inoltre la contrattazione aziendale si contrae (a causa di quella interconfederale, della scala mobile..).

Con il Protocollo del 1993 di definisce una ripartizione di competenze (non sovrapposte). Si evita che in sede aziendale si chiedano incrementi retributivi sganciati dall’andamento d’impresa.
Il contratto aziendale è integrativo di quello nazionale (gerarchia discendente).
Non c’è una sanzione per inosservanza in quanto accordo e non legge.

Questi elementi del Protocollo del 1993 vengono riconfermati in:
Patto sociale per sviluppo e occupazione tra Governo e Parti sociali nel 1998
Patto per l’Italia 2002
Accordo Interconfederale (senza CGIL) 2009
Si incentiva la contrattazione di secondo livello per produttività.
In situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale il contratto aziendale può derogare anche in senso peggiorativo