Appunti sulla terapia di gruppo, nella particolare accezione del gruppo omogeneo.
Dalle funzioni, caratteristiche, finalità del gruppo di pazienti con una diagnosi comune, ai teorici che si sono occupati di questa pratica terapeutica, ad esemplificazioni concrete di "buona prassi" della terapia di gruppo all'interno di istituzioni e con diverse tipologie di pazienti. Molto utile per l'esame di psicologia clinica.
Gruppi omogenei
di Paola Alessandra Consoli
Appunti sulla terapia di gruppo, nella particolare accezione del gruppo
omogeneo.
Dalle funzioni, caratteristiche, finalità del gruppo di pazienti con una diagnosi
comune, ai teorici che si sono occupati di questa pratica terapeutica, ad
esemplificazioni concrete di "buona prassi" della terapia di gruppo all'interno di
istituzioni e con diverse tipologie di pazienti. Molto utile per l'esame di
psicologia clinica.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Psicologia
Esame: Psicologia clinica
Docente: Marinelli
Titolo del libro: Gruppi omogenei
Autore del libro: Corbella S.,Girelli R.,Marinelli
Editore: Borla
Anno pubblicazione: 20081. Funzioni del gruppo terapeutico omogeneo in sanità
L’omogeneità è data da una diagnosi comune, da un obiettivo specifico da conseguire, dalla competenza del
gruppo curante. Le funzioni dell’omogeneità: il contenitore, il mediatore, il rispecchiamento.
Il gruppo omogeneo (GO) è adatto in diverse contesti, è delimitato nella durata e nella finalità. Risponde alle
esigenze di produttività economica, facilita la restituzione dei malati alla famiglia e alla società, libera
l’istituzione dai compiti riabilitativi e dal gravame della cronicità; nel campo della formazione sostiene il
personale sanitario e riduce il burn out.
Il GO risponde ai bisogni di un’organizzazione sanitaria, all’interno di un campo istituzionale, mai uguale a
se stesso e al cui interno lavora il gruppo equipe. L’evento della nascita di un gruppo sta alla base della sua
vita futura e la sua evoluzione è alimentata dalla tradizione.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei 2. Bion e il gruppo omogeneo
Il contenitore-contenuto di Bion è un’attività reciproca duale, di scambio tra analista e gruppo, come fra la
mente della madre e quella del bambino. L’omogeneità facilita l’emergere delle fantasie di indistinzione
connesse all’elemento unificante. Il gruppo è un oggetto mediatore perché catalizza gli elementi primari che
vi sono collegati, facilita l’emergere di fantasie arcaiche, traumi precoci che in un altro contesto si sarebbero
presentati più lentamente. Nel gruppo di photolangage, le fotografie condensano gli elementi primari della
situazione mentale del gruppo.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei 3. Lacan e il gruppo omogeneo
Lacan sostiene che il rispecchiamento è la prima possibilità di riconoscimento di sé e nascita dell’identità
intera. Winnicott lega il rispecchiamento alle prime esperienze del bambino di essere riconosciuto dalla
madre in un’area intermedia della relazione primaria, detta transizionale, nella quale non dovrà rinunciare
troppo presto alla fantasia di essere confuso con lei e alla sua illusione creativa di plasmare il reale.
Rispecchiandosi nella holding materna, svilupperà progressivamente le cognizioni più realistiche, senza
perdere la fiducia nella propria creatività.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei 4. Kohut e il gruppo omogeneo
Secondo Kohut, il desiderio grandioso infantile nutre il sé e i suoi oggetti idealizzati di un amore ideale che
richiede di essere riconosciuto e rispecchiato da relazioni sintoniche. L’esperienza empatica confermerà i
sentimenti di fiducia, speranza, efficacia, coesione interna e consoliderà il senso di sé; la sua mancanza
porterà invece a rotture precoci e traumatiche del senso di sé, esperienze di frammentazione, svuotamento,
inefficacia, delusione, devitalizzazione.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei 5. Neri e il gruppo omogeneo
Il commuting di Neri descrive l’attività di trasformazione e coordinamento dei contenuti del campo del
gruppo, dall’individuo verso il gruppo e viceversa. La risonanza è la possibilità per il gruppo di organizzare
la comunicazione al proprio interno. Un sistema in risonanza risuona armoniosamente con una
configurazione data, in un dato momento.
L’omogeneità agisce come controcampo rispetto a tutto ciò che è esterno, diverso, mancante, non omogeneo
con l’interno del gruppo. Il modello di base della configurazione di gruppo non è la famiglia reale, ma quella
immaginata dal bambino, costituita da 2 genitori buoni e 2 cattivi, che rappresentano i prototipi di divinità
buone o malvagie, idee astratte di bene o di male.
L’omogeneità conferisce un valore di legittimazione, crea legami fra i membri del gruppo e con l’analista,
sentito come facente parte o omogeneo a sua volta. La monosintomaticità facilita l’uscita dalla solitudine
angosciante e alienante, favorisce la certezza di sentirsi accettati e compresi.
Condividere l’angoscia problematica riduce l’angoscia persecutoria e di frammentazione caratteristica della
presenza dell’estraneo. La similarità, l’uguaglianza, l’omogeneità investono ogni evento e racconto.
L’identità del gruppo non è un obiettivo da scoprire, ma è fornita da una condizione di appartenenza.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei 6. Kaes e il gruppo omogeneo
Kaes ha descritto la situazione omomorfia-isomorfica come un processo che aiuta la spinta evolutiva e di
individuazione: il gruppo omogeneo senza limite temporale conduce ad un processo di individuazione e,
lentamente, l’omogeneità sarà meno coinvolgente. L’omogeneità è una matrice cui è possibile fare ritorno
nelle situazioni di turbolenza e ostacolo. Ognuno ha un ruolo nel gruppo: il portasogno, ad esempio, ha
un’investitura concreta e compatta da parte di tutti. La scena modello, ricordo identico per tutti i membri, ha
un importante ruolo di omogeneità.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei 7. Il gruppo omogeneo: la modulazione del noi
Il progetto di un gruppo nasce ed alberga nella mente del suo ideatore, è una relazione virtuale con
partecipanti immaginati o reali. L’uomo non è solo un individuo, ma è parte di un continuum sociale. Il
gruppo nasce quindi da un bisogno di condivisione.
Il piccolo gruppo terapeutico (6-12 persone) è un microcosmo protetto. Nel suo spazio transazionale è
possibile metabolizzare la realtà psichica personale, collocare gli stimoli dolorosi all’interno dello spazio
gruppale che funge da contenitore. Il gruppo possiede un inconscio collettivo.
Gli elementi dello spazio gruppale sono 4: l’individuo con il suo mondo interno, l’interazione fra i membri, i
fenomeni transpersonali, il gruppo nel suo insieme.
I fenomeni transpersonali vanno intensi in senso:
sincronico: sono collegati a modalità di funzionamento arcaico dell’io;
diacronico: la funzione del transpersonale contribuisce alla costituzione del sé.
Nel gruppo, il tempo scorre attraverso ostacoli e difficoltà, con rallentamenti, ostacoli e risalite. Ha un
procedere spiraliforme che descrive il tempo del lavoro gruppale.
Secondo Neri, se il gruppo produce campi mentali determinati da contenuti transpersonali, questi possono
permeare il campo storico, dando origine ad una qualità della cultura che caratterizzerà quel gruppo. Nel
campo gruppale, l’individuo può effettuare un percorso formativo/terapeutico partecipando ad un processo
ricreativo e maturativo.
Le istituzioni richiedono interventi gruppali per far fronte ad aree di emergenza con lavori limitati nel
tempo. L’omogeneità riguarda la richiesta da parte degli utenti, la diagnosi dei membri del gruppo,
l’appartenenza di genere, la fase della vita, le problematiche. Il GO è uno spazio per la crescita emotiva e il
sostegno psicologico all’identità di persone sofferenti.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Gruppi omogenei