Appunti completi riguardanti le principali forme di comunicazione, dalla comunicazione interpersonale a quella mediata a quella quasi mediata. In particolare verrà analizzata la comunicazione interpersonale e le sue componenti. Sono presenti le principali teorie e i principali modelli elaborati dai sociologi più importanti come Goffman, Garfinkel, Thompson ecc…
I concetti di frame, self, linguaggio e conversazione vengono illustrati e ripresi più e più volte.
Corso di Laurea in Comunicazione e Società - A.A. 2016/2017
Sociologia della Comunicazione Interpersonale
di Sara Consonni
Appunti completi riguardanti le principali forme di comunicazione, dalla
comunicazione interpersonale a quella mediata a quella quasi mediata. In
particolare verrà analizzata la comunicazione interpersonale e le sue
componenti. Sono presenti le principali teorie e i principali modelli elaborati dai
sociologi più importanti come Goffman, Garfinkel, Thompson ecc…
I concetti di frame, self, linguaggio e conversazione vengono illustrati e ripresi
più e più volte.
Corso di Laurea in Comunicazione e Società - A.A. 2016/2017
Università: Università degli Studi di Milano
Esame: Sociolinguistica
Docente: Federico Boni1. Comunicazione
Emissione intenzionale di un messaggio codificato secondo certe regole socialmente riconosciute e rivolto a
dei riceventi. Nella comunicazione esiste una certa intenzionalità (elemento che differenzia la
comunicazione dall'informazione), un messaggio, verbale e non, e affinché il messaggio sia comprensibile ci
sono alcuni codici (possibilità a cui attingiamo per formulare i contenuti dei messaggi e che permettono ai
partecipanti – emittente e ricevente- di capirsi), e infine c'è un contesto, che permette di codificare e capire
bene l'atto comunicativo in corso. L'informazione invece consiste in una serie di espressioni trasmesse in
maniera non intenzionale da parte dell'emittente, e che ci informano sulle caratteristiche dell'emittente stesso
e sulle circostanze in cui questo opera. Nelle normali interazioni quotidiane, gli individui fanno uso di un
misto di comunicazione e informazione, e quindi di messaggi emessi intenzionalmente e di altri su cui il
controllo è minimo o nullo. Nella comunicazione è inoltre un elemento fondamentale la fiducia, il contesto e
la cornice. Il frame, cioè la cornice, è stata introdotta da Bateson ma usata da Goffman nell'approccio
sociologico alla comunicazione: se il frame è una cornice che noi poniamo attorno a una situazione, per
capire il “messaggio” di un evento comunicativo bisogna vederlo nella sua cornice primaria. È possibile
mettere un'ulteriore cornice attorno al frame primario, trasformandone così il significato. Il suo significato
varia col variare del frame che lo incornicia. Nelle nostre conversazioni ordinarie mettiamo spesso delle
cornici attorno ai nostri enunciati.
Alla base della comunicazione ci sono le idee di reciprocità e di vincolo, sono anche alla base della vita
sociale. Idea di comunicazione come condivisione di reciprocità ci suggerisce uno scenario dove le persone
sono legate e vincolate le une alle altre, dove quindi gli uni avranno delle aspettative sugli altri, e sapranno
che questi ultimi avranno, reciprocamente, delle aspettative su di loro, e così via.
Assioma della Scuola di Palo Alto: “è impossibile non comunicare”. Comunicazione come una relazione in
cui qualcuno (l'emittente) invia un messaggio a qualcun altro (il ricevente); il messaggio deve essere
costruito per mezzo di una serie di codici che siano almeno in parte condividi da coloro che sono impegnati
nell'atto comunicativo, e viene trasmesso attraverso uno o più canali, ovvero apparati fisici che possono
essere naturali (come i nostri sensi) o artificiali (come le tecnologie della comunicazione). Il tutto avviene in
un contesto, che fa da cornice all'atto comunicativo in corso.
Jakobson ha legato a questi elementi altrettante “funzioni”, partendo dal presupposto che la comunicazione
non solo si compone di diversi elementi, ma risponde anche a determinate funzioni, ciascuna legata ai
singoli costituenti del processo comunicativo.
Le funzioni sono:
1) ESPRESSIVA O EMOTIVA: si lega all'emittente e si concretizza nella possibilità che ha questi di
esprimere i propri sentimenti, le proprie emozioni e i propri stati d'animo nel corso della comunicazione;
2) CONATIVA: l'attenzione è posta sugli effetti che la comunicazione ha sul destinatario del messaggio;
3) POETICA: è la funzione legata al messaggio. Si dice poetica perché è proprio nella poesia che vengono
valorizzati questi aspetti formali e linguistici del messaggio;
4) REFERENZIALE: si riferisce al contesto;
5) FàTICA: funzione che si lega al canale. Tipico della funzione fàtica è di stabilire, mantenere, verificare,
interrompere o chiudere la comunicazione.
6) METALINGUISTICA: al centro dell'attenzione è il codice, che è esso stesso l'oggetto del discorso.
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Sociologia della Comunicazione Interpersonale
È importante notare come le funzioni della comunicazione di Jacobson vadano intese come tutte presenti, in
maggiore o minore misura, all'interno di un atto comunicativo.
Secondo la scuola di Palo Alto, i codici vanno distinti tra analogici e numerici. In un normale processo
comunicativo possiamo riferirci a oggetti o concetti rappresentandoli oppure nominandoli, parlandone. Nel
primo caso si dice che utilizziamo un codice analogico, cioè che i segni che noi utilizziamo per la nostra
rappresentazione hanno una qualche relazione con ciò a cui ci riferiamo. Nel caso in cui, invece, per
descrivere la mia arrabbiatura mi serva solo del linguaggio, si parlerà di codice numerico.
Secondo questa distinzione, il codice analogico ha un qualche legame con ciò a cui si riferisce, mentre
quello digitale è di natura prettamente conversazionale.
I codici inoltre possono essere linguistici, paralinguistici, cinesici, prossemici e aptici.
Il codice linguistico si riferisce all'uso del linguaggio nel corso di un atto comunicativo.
Il codice paralinguistico fa riferimento a tutti quei suoni che non rientrano propriamente all'interno di una
lingua, ma che ricoprono importanti funzioni nello svolgimento di un processo comunicativo (sono “beh”
“ehm”...).
Il codice cinesico si riferisce allo sguardo e ai movimenti del volto e del corpo (smorfia).
Con la prossemica allarghiamo il campo alla gestione dello spazio intorno a noi, a come cioè ci muoviamo
nell'ambiente, e al modo in cui manteniamo o meno le distanze con le persone che si trovano nel nostro
raggio di azione (avvicinandoci o allontanandoci).
Il codice aptico, infine, si riferisce ai contatti corporei con le altre persone (abbraccio).
Tutti i codici appena visti cono compresenti: l'utilizzo di un codice comunicativo non esclude l'altro.
In un modello comunicativo più semplificato la questione dei codici è considerata centrale: si tratta del
modello codifica/decodifica (encoding/ decoding), dove il primo termine si riferisce alla “messa in codice”,
ovvero nella confezione del messaggio comunicativo, e il secondo si riferisce alla sua ricezione e alla sua
interpretazione. L'operazione di decodifica consiste nel riconoscere i codici con cui è stato messo a punto il
messaggio, e quindi nell'interpretare il contenuto del messaggio stesso. Il modello di codifica/decodifica
vale tanto per la comunicazione interpersonale quanto per la comunicazione tipica dei mezzi di
comunicazione, di massa e non. Ma vale anche per i processi comunicativi in termini più generali, ad
esempio quelli che si stabiliscono all'interno di una società.
Concetto molto importante nella comunicazione interpersonale, elaborato da Bateson: il “doppio legame”,
cioè una comunicazione paradossale, dove un messaggio comunica con un'autocontraddizione. Si può
trattare di due messaggi contraddittori oppure di un solo messaggio contraddittorio.
Thompson invece parla della presenza di tre livelli di interazione comunicativa:
1) l'interazione faccia-a-faccia: interazione comunicativa dove i parlanti sono presenti l'uno all'altro e
partecipano condividendo gli stessi riferimenti spazio-temporali. È inoltre dialogica, cioè permette un flusso
bidirezionale tra emittente e ricevente; infine consente l'utilizzo di molteplici codici comunicativi.
2) l'interazione mediata: comunicazione che avviene tramite strumenti per la comunicazione come lettere o
il telefono: rispetto alla prima, qui i partecipanti si trovano in ambienti differenti nello spazio e/o tempo, e
inoltre i codici a loro disposizione sono decisamente più limitati.
3) la quasi-interazione mediata: modalità di comunicazione stabilita dai mezzi di comunicazione di massa,
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Sociologia della Comunicazione Interpersonale che rispetto alle due precedenti presenta almeno un paio di differenze: i codici prodotti dai diversi canali
mediatici sono rivolti a un insieme di riceventi potenzialmente infiniti. È inoltre una sorta di monologo, e
alla bidirezionalità delle prime due si sostituisce una sostanziale unidirezionalità.
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Sociologia della Comunicazione Interpersonale 2. L’interazione faccia a faccia
Il rituale dell’interazione: Uno dei padri fondatori della sociologia, Emile Durkheim, nello studiare il
fenomeno della vita religiosa sostiene che tutte le religioni hanno in comune almeno due elementi: un
insieme di credenze e un insieme di riti. Le credenze sono degli stati di opinione, sono qualcosa in cui si
crede; i riti sono invece dei comportamenti o dei modi di agire determinati rigidamente. Il contenuto di ogni
credenza consiste in una distinzione profonda tra sacro e profano: si ha cioè una sfera sacra e una profana e
ciò che è profano non può essere sacro, e viceversa -> lo può diventare, ma ci vuole una cerimonia adatta
allo scopo. Il sacro è qualcosa di profondamente serio, rispettato, fuori dall’ordinario. Il profano è tutto ciò
che non è sacro, è l'ordinario.
Il rituale non va visto in termini utilitaristici: nel rituale la forma è di fondamentale importanza e il rituale è
un atto privo di scopo ma pieno di senso.
Secondo Durkheim, esiste una realtà sovra individuale che ha un potere su di noi: la società. La società può
essere considerata come una comunità morale che sviluppa due forme di costrizioni: una è, appunto, di tipo
morale, nel senso che la società prevede una serie di norme e valori condivisi, l'altra è di tipo cognitivo. Così
come le religioni affermano che Dio è non solo esterno ma anche interno a noi, anche la società è interna a
noi -> secondo Durkheim la società ha la priorità sull’individuo e costituisce una comunità morale che si
esprime simbolicamente attraverso la vita religiosa. Durkheim, studiando le religioni totemiche, individua
nella religione indiana due elementi fondamentali: il clan e il mana. Il clan rappresenta la società, il mana il
Dio -> il totem è simbolo di entrambi, quindi società e Dio sono la stessa cosa.
Come è possibile riportare il tutto alle nostre società contemporanee? Secondo Durkheim si può considerare
in maniera idealtipica un continuum tra due forme di società:
- solidarietà meccanica: la solidarietà tipica delle società primitive, la forza del gruppo è tanto ampia che
l'individuo non emerge;
- solidarietà organica: la solidarietà tipica delle società contemporanee, nelle quali le persone sono disperse
o separate dalla barriera della privacy e sottostanno a una divisione del lavoro tale per cui ognuno ha
competenze e compiti diversi. In questo tipo di società l’importanza del gruppo è inferiore rispetto a quanto
accade in quella meccanica; è importante l’individuo.
Ervin Goffman. Goffman invece studia i rituali della vita di tutti i giorni (Durkheim quelli della vita
pubblica) la vita di tutti i giorni viene definita dal sociologo come una standardizzazione ottenuta attraverso
il processo di socializzazione.
Goffman distingue due tipi di rituali della vita quotidiana:
- rituali della deferenza: rituali che manifestano al nostro interlocutore il nostro apprezzamento nei suoi
riguardi;
- rituali del contegno: rituali che sono rivolti a noi stessi per mostrare agli altri partecipanti la nostra
onorabilità e competenza interazionale.
Gli atti che compiamo per esprimere il nostro contegno sono talmente dati per scontati che è difficile
vederli. La deferenza invece va guadagnata: non possiamo attribuircela da soli, ma occorre che siano gli altri
a stabilire se ce la siamo meritata o meno.
Le due importanti forme di deferenza sono rappresentate dai «rituali di discrezione» e dai «rituali di
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