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Introduzione
Il concetto di Pouvoir
Cos’è il potere? Foucault tenta di rispondere a questa domanda nella Microfisica del potere e
sebbene non risponda né direttamente, né definitivamente a questa domanda, ci suggerisce una
traccia di ricerca. L’aver tematizzato il potere, uno spazio concettuale, che non era stato ancora
veramente posto sotto la lente d’ingrandimento, né della filosofia politica, né della giurispruden-
za o dell’economia, è già un importante punto di partenza. Il lavoro analitico di Foucault prende
le mosse (e le distanze) dalla tradizione filosofica e dalle visioni egemoniche del potere del suo
tempo, ovvero il marxismo e l’economicismo imperante, oltre che le visioni giuridiche della de-
stra storica. Tutte queste posizioni, seppur abbiano il merito di aver cercato in qualche modo di
definire il potere, hanno il difetto di aver ristretto eccessivamente il campo di ricerca, relegando
il potere in specifiche categorie delimitate e unidimensionali. Ogni qualvolta si è resa necessaria
un’analisi del potere, secondo Foucault, questa è stata fatta secondo metodi non idonei ed ecces-
sivamente riduttivi. Il potere è stato di volta in volta raffigurato in rappresentazioni che hanno
spiegato solo parzialmente la sua essenza. L’economia ha cercato di spiegare il potere tramite i
concetti cardini di merce, lavoro e capitale, il diritto invece lo ha invece catturato solo nei suoi
aspetti più vistosi, legali e istituzionali. Una certa filosofia di sinistra inoltre, tramite gli strumen-
ti dialettici di matrice hegeliana e marxista, ha trovato solo formule troppo semplificatorie per
riuscire a renderlo intelligibile. Le analisi non approfondite che si sono succedute nella storia del
pensiero filosofico, giuridico ed economico non sono quindi, secondo Foucault, riuscite a defini-
re veramente che cos’è il potere. L’unica filosofia che si è avvicinata maggiormente è quella nie-
tzscheana, che ha avuto il merito di staccare la dimensione del potere da tutte le specificazioni
strettamente politiche, economiche, giuridiche e dialettiche. Foucault analizza il potere al di fuori
dei soliti confini e ritrova in spazi conflittuali, bellici e violenti, l’habitat più proprio del potere.
Secondo Foucault è nel conflitto, nella guerra che si deve ricercare e studiare il potere. Foucault
riprende la filosofia del potere nietzscheana e la sviluppa, adattando il metodo genealogico alle
sue frammentarie seppur sistematiche ricerche, nelle scienze e pratiche dove il potere si concen-
tra maggiormente. Sono le scienze umane in particolare a fungere da cartina di tornasole per le
ricerche foucaltiane. In esse emergono infatti maggiormente le linee di forza, le discontinuità, le
contraddizioni che Foucault intercetta e sottopone ad indagine. Le sue indagini sono principal-
mente di carattere storico-genealogico. È attraverso una rilettura della storia, attraverso
l’ingrandimento dei minuti aspetti controversi, che altrimenti attraverserebbero la storia inosser-
vati, che Foucault trova il centro focale delle sue ricerche. Tutte queste ricerche che egli aveva
già compiuto in opere precedenti alla Microfisica del potere, sui temi della medicina, della psi-
chiatria, della sessualità ecc., lo conducono in questa raccolta d’interviste e lezioni svolte al Col-
lège de France a cercare di definire un preciso campo di studi sul tema del potere. La Microfisica
del potere non è un saggio, né un’opera compiuta, ma un insieme di materiale fortemente etero-
geneo connesso dal filo rosso del tema del potere. È opportuno considerare il contesto accademi-
co del Collège de France e contestualizzare l’opera all’interno di un periodo specifico del pensa-
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tore francese, durante il quale ha modificato alcune delle sue linee di ricerca precedenti. Per la
tipologia di istituzione universitaria aperta al pubblico, e non propriamente accademica, e per la
differenza sostanziale con gli istituti universitari nelle finalità del Collège de France, ovvero il
vincolo del docente, esperto o conferenziere, a produrre ricerche nuove ogni anno, senza
l’obbligo di tenere lezioni “accademiche” o “ordinarie”, nella Microfisica del potere si ritrova
una mancanza di forma, dovuta a questi aspetti circostanziali. È opportuno fare questa precisa-
zione per inquadrare la specificità di quest’opera, o raccolta, nella sua disorganicità. Foucault in-
fatti espone le ricerche in una modalità di condivisione di un lavoro ancora incompleto e in cor-
so. Nonostante questo, la Microfisica del potere è un’opera ricca e complessa sotto il profilo del
contenuto, che sembra potersi realizzare proprio in uno spazio non determinato e limitato da cer-
te norme accademiche. Il compito principale di questa tesi è quello di cercare di riportare almeno
il contenuto della Microfisica del potere all’interno di un quadro concettuale più definito e acca-
demico. Da questo tentativo è emersa la difficoltà a livello formale di ricondensare il contenuto
foucaltiano in gerarchie di concetti che riassumano in modo sistematico il contenuto della Micro-
fisica del potere. Allo stesso tempo in questo lavoro di riorganizzazione è emerso anche
l’interessante risultato di scrematura e alleggerimento della caotica e informe opera foucaltiana,
che invece sembra prestarsi, con i dovuti sforzi, a raccogliersi in certi concetti perimetrali. I temi
del potere, del sapere, della lotta, attraversano quasi tutte le pagine della Microfisica del potere,
toccando tutti gli aspetti e i saperi che Foucault ha considerato nelle sue analisi, e quindi si passa
dalle scienze politico-giuridico-economiche alle scienze umane (medicina, psicologia, psichia-
tria, antropologia). La storia assume un ruolo centrale nelle varie analisi di Foucault, poiché que-
sta è sia al centro di riflessione meta-storica, essendo la storia di Foucault anche una critica della
storia stessa, sia lo sfondo critico sul quale vengono ricercati gli elementi necessari all’indagine
foucaltiana del potere-sapere. Inoltre è anche lo sfondo analizzato tramite gli strumenti della ra-
gione genealogica. La storia ufficiale e accademica, per Foucault, risulta incompleta e manche-
vole delle verità che si sono nascoste all’interno delle sue pieghe, su cui è necessario soffermarsi
per recuperarle tramite gli strumenti genealogici. La genealogia è il passe-partout per qualsiasi
operazione di ricerca e di indagine, sia di tipo fenomenologico che teoretico. Sia che si tratti di
analisi del potere, sia che si tratti di un’indagine all’interno dei diversi campi di sapere, la genea-
logia è il metodo tramite il quale si può penetrare attraverso le fessure degli edifici dei saperi si-
stematici e destrutturarli dal dentro. Sono essenzialmente due le dimensioni nelle quali si svolge
la ricerca foucaltiana, e queste dimensioni possono essere riassunte dai concetti limite ed opposti
di corpo e concetto. Questi due poli dividono la “Microfisica del potere” in due parti opposte.
Dalla parte del concetto troviamo gli apparati politici, economici e giuridici e le relative istitu-
zioni, la storia, la metafisica, la scienza e il sapere, mentre dalla parte opposta il corpo, la genea-
logia, i saperi latenti, i saperi minori, e tutte quelle pratiche e saperi “non nobili”. Il potere circo-
la in tutte queste dimensioni, assumendo via via varie forme e dimensioni. Il potere secondo
Foucault non si trova mai precisamente in un luogo preciso, ma circola costantemente in tutti gli
aspetti dell’esistente. Sperare di coglierlo nelle sue espressioni più macroscopiche è una pura
chimera, perché semmai fosse possibile coglierlo, questo si troverebbe più a livello molecolare e
diffuso che localizzato in una dimensione macroscopicamente ben definita. Foucault traccia una
nuova linea di ricerca, che si distingue dalle tradizionali visioni del potere, per il merito di aver
riconosciuto al potere e al sapere ruoli più ampi e complessi. Il potere e il sapere si trovano indis-
solubilmente legati in un vortice indipanabile di reciprocità e richiamo. Il sapere, lungi dal confi-
gurarsi come una dimensione neutra e distaccata dal potere, ne è pressoché totalmente invischia-
to. Il sapere è un prodotto del sapere e viceversa il potere è generato dal sapere. Il potere ha un
ruolo produttivo e creativo in Foucault. Il potere non si limita, come lo ha considerato la tradi-
zionale visione, ad esercitarsi in forma negativa o repressiva. Il potere assume più forme e fun-
zioni ritrovandosi sia nelle funzioni positive, produttive e creative, sia in quelle negative, distrut-
tive e repressive. Foucault sottolinea criticamente questa visione negativa e limitata del potere,
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secondo la quale il potere, per esistere ed essere accettato, non può essere solo negativo. Le
espressioni negative del potere sono solo una parte di questo magma multiforme che è il potere.
La funzione negativa del potere risulta essere la più analizzata dalla filosofia politica del tempo
perché quella più percettibile, essendo questa la risultante rovesciata del potere positivo. Secondo
Foucault ci sono delle pratiche e dei saperi che si creano positivamente nel tessuto sociale ad un
livello basso, microfisico e corporeo. Queste pratiche e saperi vengono poi istituzionalizzati, af-
fermandosi ad un livello non più solo molecolare ma molare, negli apparati politici ed economi-
ci. Il potere molare, il più visibile, il più riconoscibile, che si esprime più chiaramente nella sua
forma negativa, è in realtà il più sconosciuto, perché le sue cause provengono dagli ambiti più
disconosciuti, svalutati e molecolari. Foucault invita a ridare spazio al regionale, al locale, a tutti
quegli ambiti che sfuggono alla visione globale e concettuale del potere. È in questi interstizi lo-
cali, in questi spazi meno appariscenti, che si creano quelle pratiche che poi vanno ad affermarsi
e condensarsi nelle dimensioni più estese del potere istituzionale, nazionale, globale. Non si trat-
ta di disconoscere il ruolo degli apparati politici e degli attori principali e tradizionali del potere,
ma di riconoscere il ruolo fondamentale e non secondario, ma anzi primario dei micropoteri che
si ritrovano in geografie meno estese e apparentemente decentrate. Il potere centrale secondo
Foucault asseconda, condensa e rispecchia tutte le strategie di potere che si formano ad un livello
periferico e decentrato. Geograficamente parlando, la ben localizzata ubicazione del potere poli-
tico come potere centrale tutto concentrato in luoghi ed edifici appositamente costruiti per eserci-
tare queste funzioni di potere, come il tribunale per esempio, si scoglie in geografie periferiche e
sconosciute. Si sa dove arriva il potere ma non si sa dove si crea, si potrebbe far dire a Foucault.
Quello che sembra voler dire Foucault è che qualsiasi tentativo di definire il potere ci porta ad
ineludibili contraddizioni ed errori. Foucault infatti non suggerisce nessun definitivo chiarimento
sulla natura del potere, ma invita a liberare il potere dalle categorie in cui è confinato. Le ricer-
che del potere tratteggiate nella Microfisica del potere si svilupperanno poi nella Nascita della
biopolitica. Il concetto di corpo è centrale in questo passaggio e sviluppo teoretico successivo di
Foucault. E’ nell’indagine dei rapporti che intercorrono tra il corpo, sia nella sua accezione più
individuale che nella sua accezione di corpo sociale, e il potere che andrà sviluppandosi questa
nuova branchia di studi di cui Foucault è uno dei precursori. Il potere che nella tradizione si era
imposto come avente funzione maggiormente punitiva, di morte e tortura nei casi più estremi si
ribalta nella sua funzione opposta e cioè preoccupandosi e occupandosi della vita. Il potere, che
nella Microfisica del potere si è già rivelato pervasivo nel gestire le discipline del corpo, diverrà
ancora più totalizzante nella Nascita della biopolitica. Il potere diverrà un’istituzione totale, at-
traverso pratiche d’ingegneria sociale e politica, che arriveranno a controllare e gestire la vita
stessa.