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INTRODUZIONE
Le elezioni presidenziali americane ricevono da sempre una grandissima
copertura mediatica, affascinando il mondo intero.
L’8 novembre 2016 gli Stati Uniti d’America hanno votato il loro
quarantacinquesimo Presidente, mettendo fine a una campagna elettorale
senza precedenti, che ha visto sfidarsi due candidati totalmente opposti tra
loro, sotto ogni punto di vista: da un lato, Hillary Clinton, candidata del
Partito Democratico, da sempre in prima linea nella vita politica del suo
Paese; dall’altro, Donald Trump, imprenditore di successo e famoso
personaggio televisivo.
Questa tesi nasce con l’obiettivo di analizzare le campagne elettorali
dei due candidati e di individuare le ragioni e le strategie comunicative che
hanno portato all’elezione di Donald Trump e hanno sancito la sconfitta di
Hillary Clinton, con una particolare attenzione all’uso di Facebook e
Twitter.
Nel primo capitolo parleremo dello stretto legame tra comunicazione
politica e campagne elettorali, di come queste ultime si sono evolute nel
corso del tempo in relazione allo sviluppo dei media e della tecnologia. Gli
studiosi hanno individuato tre fasi storiche delle campagne elettorali:
campagne premoderne, moderne e postmoderne (Blumler e Kavanagh,
1999; Norris, 2000).
Oggi, con le campagne postmoderne, la comunicazione politica non è
più un fenomeno circoscritto al periodo che precede il voto, ma ha
raggiunto una dimensione ciclica e costante che caratterizza la quotidianità
dell’intero sistema istituzionale: la “campagna permanente” (Blumenthal,
1982) implica il ricorso a strumenti e specialisti delle contese elettorali
anche per il perseguimento di obiettivi legislativi.
Esaminando le campagne elettorali attuali, occorre necessariamente
spiegare l’importanza che hanno assunto il marketing politico-elettorale, i
consulenti politici e il going public degli attori politici attraverso l’utilizzo di
Internet, e in particolare dei Social Network Sites.
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La mediatizzazione della politica (Mazzoleni, 2012), con cui si definisce
il rapporto di reciproca dipendenza tra il sistema politico e quello dei
media, ha conferito a questi ultimi il potere di incidere sugli eventi politici e
di influenzare le scelte degli elettori, producendo degli effetti mediatici e
politici; tra questi, la personalizzazione della politica ha cambiato i criteri di
giudizio dei personaggi politici: le qualità personali dei leader emergono
più delle loro qualità professionali o come rappresentante di un partito.
In questo contesto, i Social Network Sites si rivelano indispensabili
perché consentono ai candidati di veicolare in maniera diretta la propria
immagine e le proprie issues politiche agli elettori bypassando la
mediazione giornalistica o dettando l’agenda ai media.
Internet, in generale, e i SNS, nello specifico, abilitano uno scambio
informativo rapido e continuo, i messaggi possono essere ricevuti,
rielaborati e condivisi da un pubblico globale, richiamando il concetto di
“auto-comunicazione di massa” proposto da Castells (2009).
Durante le contese elettorali, la presenza online dei candidati permette
di raggiungere persino i segmenti dell’elettorato più critici e meno avvezzi
alle dinamiche politiche locali, ma che possono incidere pesantemente sul
risvolto elettorale. Interagire con gli elettori sui social media facilita
molteplici attività come, ad esempio, avere un feedback immediato sulla
popolarità di un candidato e il successo della sua campagna, fare delle
previsioni sul risultato elettorale, ma anche attivare forme di
partecipazione con i followers, sia online che offline.
Le dinamiche che scaturiscono dal rapporto tra politica e news media ci
offrono un ulteriore spunto di riflessione: le competizioni elettorali, per il
loro carattere spettacolare, si prestano facilmente ad essere raccontate dai
media secondo le logiche dell’infotainment popolare. E così, scandali, gaffe
e notizie imbarazzanti sulla vita privata dei candidati rendono più
appetibile l’informazione politica, diventando spesso trending topics sui
social media.
Gli Stati Uniti sono stati il più grande laboratorio della comunicazione
politica (Mazzoleni, 2012). Mentre in Europa imperversavano le dittature,
nella democrazia statunitense, già dagli anni trenta del Novecento, si
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sperimentavano tecniche pubblicitarie, marketing, sondaggi d’opinione e la
loro applicazione ai contesti politici. Successivamente si è tentato di
esportare in varie parti del mondo, con diversi gradi di adattamento,
questo approccio americano alla politica, sebbene il modello statunitense
non presenti delle regole specifiche da seguire, ma sia al contrario in
continua evoluzione, rispondendo alle esigenze mutevoli della società, dei
media e della politica (Vaccari 2009; Grandi, Vaccari 2013).
Nel secondo capitolo inquadreremo da vicino le campagne elettorali
americane. Dopo un preambolo sul sistema politico ed elettorale degli Stati
Uniti, parleremo delle lunghe campagne elettorali: con l’introduzione delle
primarie, coloro che decidono di scendere in campo per la corsa alla Casa
Bianca devono affrontare, prima della campagna per le elezioni
presidenziali, una selezione delle proprie candidature, ricevendo la nomina
formale di candidato alla presidenza soltanto durante le Convention
nazionali, organizzate dal Partito Democratico e dal Partito Repubblicano.
La durata delle campagne e i loro numerosi eventi spettacolari, tra cui i
dibattiti televisivi, richiedono necessariamente tutti gli sforzi e strategie
possibili da parte dello staff dei candidati nella gestione e pianificazione
della loro visibilità mediatica, proprio alla luce del fatto che si troveranno
sotto lo sguardo critico e costante del pubblico per molto tempo.
Vista l’attenzione che la presente tesi rivolge all’utilizzo dei media
digitali e, in particolare, ai Social Network Sites durante le competizioni
elettorali, appare doveroso citare le innovative campagne di Barack Obama
del 2008 e 2012: le prime ad aver usufruito del web in maniera eccezionale
per comunicare ed interagire con i cittadini americani prima delle elezioni,
ma soprattutto per stimolare la partecipazione politica e far diventare i
sostenitori parte attiva della campagna.
Nel terzo capitolo focalizzeremo l’attenzione sulle Presidenziali
americane del 2016. Il candidato del Partito Repubblicano Donald Trump
ha sconfitto Hillary Clinton, candidata del Partito Democratico, ottenendo il
voto di 304 grandi elettori, dei 538 che compongono il Collegio elettorale.
L’ex Segretario di Stato, tuttavia, ha riscosso un maggior successo a livello
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popolare, ricevendo quasi tre milioni di voti in più rispetto al suo
avversario.
Queste elezioni, ricche di controversie e di interessanti peculiarità,
hanno acceso e diviso l’opinione pubblica a livello globale, ma passeranno
alla storia per un record difficilmente invidiabile: Trump e Clinton sono
stati i candidati più impopolari dal 1956
1
.
Il magnate newyorkese e la ex first lady si sono contraddistinti per le
radicali differenze dei loro programmi politici, ma anche per l’immagine di
se stessi che hanno voluto trasmettere in qualità di candidati. La Clinton,
con una trentennale esperienza politica alle spalle, si è proposta come una
candidata dai toni moderati e preparata, mentre Trump era un candidato
anti-establishment, un homo novus senza alcuna esperienza politica, che
ha spesso utilizzato un comportamento e un linguaggio politicamente
scorretto portando scompiglio persino all’interno dello stesso Partito
Repubblicano.
Cercheremo, a questo punto, di spiegare le ragioni dell’inaspettata
vittoria di Trump e dell’insuccesso elettorale di Clinton, puntando la lente
analitica sulle campagne per le primarie e le presidenziali che li hanno visti
coinvolti per un anno e mezzo, a destreggiarsi tra scandali, indagini dell’FBI,
attacchi informatici, fake news e fact-checking.
Le campagne di Obama hanno generato un grande interesse verso
l’impiego dei media digitali durante le campagne elettorali, e sia Trump che
Clinton hanno curato costantemente la propria presenza online.
Nel quarto capitolo ci occuperemo nello specifico dei social network più
utilizzati dai due candidati: Facebook e Twitter.
Verrà presentata un’analisi dei post pubblicati su queste due piattaforme
dagli account di Trump e Clinton dal 1 agosto 2015 all’8 novembre 2016.
L’obiettivo della ricerca è capire quanti messaggi sono stati pubblicati, a
quale tipologia appartengono, quali hanno ottenuto un maggior
engagement da parte dei followers. Inoltre, analizzando i messaggi in base
1
http://www.gallup.com/poll/193376/trump-leads-clinton-historically-
bad-image-ratings.aspx
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della loro data di pubblicazione, proveremo a contestualizzare e
interpretare il comportamento e le strategie comunicative dei candidati.
Per recuperare i dati necessari si è scelto di utilizzare Illuminating
2016
2
, un progetto di giornalismo computazionale che ha aiutato il
coverage delle elezioni presidenziali americane del 2016.
La grande quantità di informazioni che circolano attraverso i social media
può rendere difficile riferirle in modo accurato e dettagliato. Per questo
motivo, Illuminating 2016 ha sviluppato una piattaforma che ha recuperato
i dati da Facebook e Twitter e li ha analizzati utilizzando approcci
computazionali avanzati.
Gli approcci all’analisi dei big data presentano tuttavia dei limiti, non
facilmente superabili, in cui ci si è imbattuti durante questa ricerca. Per
quanto siano in grado di facilitare e implementare il lavoro dei ricercatori,
infatti, i machine learning models possono commettere importanti errori di
valutazione che influiscono sull’attendibilità dell’analisi dei dati.
2
Stromer-Galley, J., Hemsley, J., Tanupabrungsun, S., Zhang, F., Rossini, P.,
Bryant, L., McCracken, N., Hegde, Y., Semaan, B., Jackson, S., Boichak, O.,
Li, Y., Harandi, M., Robinson, J. (2016). Illuminating 2016 Project.
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CAPITOLO 1
LA COMUNICAZIONE POLITICA E LE CAMPAGNE ELETTORALI
L'agire politico, sin dalle prime forme di organizzazione sociale di carattere
urbano e di natura democratica, è sempre stato strettamente correlato alla
dimensione comunicativa. Il discorso politico volto alla ricerca del consenso
e persuasione del pubblico, infatti, affonda le sue profonde radici nell'arte
della retorica e della dialettica della filosofia greca, nonché nelle tecniche
di persuasione tipiche del clientelismo della Roma repubblicana
(Mazzoleni, 2012).
Ma la comunicazione politica moderna, come materia di studio e di
ricerca, si sviluppa a partire dal XX secolo con la diffusione dei mezzi di
comunicazione di massa. La televisione, la stampa e la radio diventano
strumenti indispensabili per allargare gli spazi comunicativi della politica e
raggiungere grandi bacini di cittadini/elettori.
I concetti di spazio pubblico
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e di sfera pubblica
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, rispettivamente di H.
Arendt e J. Habermas, ci aiutano a comprendere i caratteri essenziali della
comunicazione politica e la sua affinità con una concezione democratica
del dibattito pubblico tra stato e cittadini: la conquista del consenso
popolare e del potere, lo scambio dialettico tra le parti, la circolazione delle
informazioni, la partecipazione consapevole dei cittadini e un'opinione
pubblica informata e critica, sono possibili soltanto in contesti di libertà e
non di rigido controllo. Per questa ragione, la comunicazione politica va
3
Lo spazio pubblico concepito da H. Arendt (1964) è un richiamo alla polis greca
come rappresentazione del luogo della libertà. È pubblico tutto ciò che appare e
che può dunque essere visto e udito da tutti, raggiungendo così la più ampia
pubblicità possibile. Secondo questo approccio, ciò che è pubblico costituisce la
realtà.
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La sfera pubblica borghese, studiata da J. Habermas (1986) «è costituita in primo
luogo dalla discussione, dal confronto tra diverse argomentazioni, opinioni e punti
di vista, ossia dallo scambio dialogico di parole all'interno di un luogo condiviso»
(Thompson 1995).
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distinta dalla propaganda, tipica delle dittature antiche e moderne. Nella
democrazia di massa, l'attore politico, avendo perduto la sua identità
autoritaria, viene incluso a tutti gli effetti nel concetto di spazio pubblico,
superando i confini del dibattito tra i cittadini e della stessa società civile.
Successivamente i media cominciano a ricoprire un ruolo sempre più
centrale all'interno della comunicazione tra cittadini e sistema politico,
portando a un nuovo sviluppo del concetto di spazio pubblico, che per
questo motivo, nel contesto contemporaneo, è detto “mediatizzato”.
Queste riflessioni sullo spazio pubblico moderno ci permettono di
collocare la comunicazione politica in un contesto dinamico, concepito da
Mazzoleni (2012, p. 25) come «uno schema relazionale tra gli attori della
scena politica moderna: istituzioni politiche, mass media, cittadini».
Possiamo dunque definire la comunicazione politica
lo scambio e il confronto dei contenuti di interesse pubblico-politico
prodotti dal sistema politico, dal sistema dei media e dal cittadino elettore,
al fine di conquistare, esercitare o condizionare il potere (Ibid., p. 34).
La comunicazione politica è un fenomeno poliedrico, pervasivo e in
continua evoluzione. Profondamente influenzata dalle discipline della
teoria politica, sociologia e psicologia, la sua interdisciplinarietà ha reso
possibile una vasta produzione scientifica dagli anni cinquanta a oggi, ricca
di teorizzazioni e ricerche empiriche in tutte le sue aree di interesse, che
hanno riconosciuto il forte potere simbolico dei mass media nella
costruzione della conoscenza, dell’informazione e delle opinioni politiche,
ma anche l'influenza decisiva della logica dei media (Altheide, Snow, 1979)
nella produzione di contenuti riguardo le campagne elettorali, le azioni dei
leader e nel funzionamento delle istituzioni (Iannelli, 2016).
La comunicazione elettorale, per la sua affascinante complessità, è da
sempre uno dei settori più esplorati dagli studiosi, specialmente per
quanto riguarda la copertura mediale delle campagne e l'interazione con il
funzionamento del sistema politico.