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INTRODUZIONE
Questo lavoro si propone di analizzare due figure di grande rilievo nel panorama dello
studio della natura della conoscenza: Thomas Kuhn e Lev Semenovič Vygotskij.
Seppur apparentemente molto lontani, soprattutto per quanto concerne l‟ambito specifico
di ricerca cui si sono dedicati (per Kuhn la filosofia della scienza, per Vygotskij la
psicologia evolutiva), essi in realtà sono accomunati, ciò è quanto ci proponiamo di
mettere in evidenza in questa sede, dal metodo d‟indagine utilizzato, nonché dalla teoria
del significato che, separatamente, hanno messo a punto. L‟approccio storico, critico, alla
conoscenza contraddistingue entrambi: Kuhn ha rivoluzionato il modo di intendere il
metodo scientifico, inserendo la scienza nel tempo, rendendola così sensibile al suo
influsso, privandola dello status privilegiato di cui fino a quel momento aveva goduto,
quello cioè dell‟universalità.
Nella prima parte di questo lavoro abbiamo infatti analizzato l‟opera kuhniana facendo
leva proprio sui suoi aspetti più propriamente storici, evidenziando le fondamentali
conseguenze filosofiche che tale innovativo approccio ha comportato in ambito
epistemologico; per quanto concerne la questione inerente la teoria del significato
abbiamo cercato, nel modo più sintetico possibile, di concentrare l‟attenzione sui concetti
focali, come quello di incommensurabilità (concetto chiave la cui evoluzione testimonia
il percorso filosofico kuhniano nel corso delle sue fasi più significative), e di tassonomia.
Sempre nell‟ambito dell‟analisi del lavoro kuhniano abbiamo inserito un confronto tra
l‟opera del filosofo statunitense e quello di un altro importante pensatore, ossia Ludwig
Wittgenstein. Questa comparazione, a nostro avviso, può rivelarsi utile per capire
appieno la reale portata filosofica del pensiero di Kuhn: se è vero che molto della
riflessione di quest‟ultimo, anche a livello terminologico, è in debito verso la teoria del
significato wittgensteiniana, è altrettanto vero che la rielaborazione kuhniana si rivela per
molti versi affatto originale, contribuendo a gettare una luce nuova sul mondo dello
studio della metodologia e della ricerca scientifica, proprio perché in Kuhn il vero
elemento innovativo è la visione storica della scienza.
Del resto, in Vygotskij l‟indagine delle funzioni psichiche non può ritenersi efficace se
non condotta tenendo conto che tutti i processi mentali, compreso il processo di
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formazione dei concetti, sono frutto di una cooperazione tra il soggetto e l‟ambiente
circostante, rapporto che muta e si evolve anche e soprattutto in funzione del tempo e
delle condizioni storiche e sociali.
“La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall‟essere cosciente, è l‟essere
degli uomini, è il processo reale della loro vita. Se nell‟intera ideologia gli uomini e i loro
rapporti appaiono capovolti come una camera oscura, questo fenomeno deriva dal
processo storico della loro vita. […] Gli uomini che sviluppano la loro produzione
materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il
loro pensiero e i prodotti del loro pensiero.”1
È nel materialismo storico che Vygotskij trova il punto di partenza della propria indagine
in ambito psicologico: l‟apprendimento del linguaggio, così come lo sviluppo dei
processi cognitivi, dipendono dalla cooperazione del soggetto con l‟ambiente che lo
circonda, sono frutto di uno sviluppo oltre che genetico, culturale e socio–storico: questo
è quanto ci siamo proposti di mettere in evidenza nella parte dedicata all‟analisi del
lavoro vygotskiano. Per Vygotskij è la dialettica l‟unico metodo valido per comprendere
il funzionamento delle funzioni psichiche superiori (e qui è evidente il richiamo al
materialismo dialettico): ogni fenomeno va studiato sotto il suo profilo dinamico, come
un processo in trasformazione, evidenziando in particolar modo i cambiamenti di natura
qualitativa.2
Abbiamo esaminato separatamente i due autori, per poter chiarire e mettere in luce i tratti
salienti della loro filosofia, utili alla nostra esposizione; abbiamo anche creduto
opportuno inserire un confronto tra Kuhn e Wittgenstein, al fine di scandagliare
ulteriormente la teoria del significato kuhniana
Le conclusioni cui siamo giunti, che vogliono costituire solo uno spunto di riflessione e
non giudizi definitivi, vista la delicatezza delle questioni affrontate e l‟enorme portata
1
Marx Karl, Engels Friedrich, “Die deutsche ideologie. Kritik der neuesten deutschen philosophie in ihren
reprasentanten Feuerbach, B. Bauer und Stirner, und des deutschen sozialismus in seinen versh iedenen
propheten”; tr. it. , “L‟ideologia tedesca – Critica della più recente filosofia tedesca nei suoi rappresentanti
Feuerbach, B. Bauer e Stirner, e del socialismo tedesco nei suoi vari profeti ”, Editori Riuniti, Roma 1967,
p. 13.
2
Vygotskij Lev Semenovič, “Mind in society – The development of higher psychological processes”,
Harvard University Press, Cambridge, Mass, e Londra 1978; tr. It. di Caterina Ranchetti , “Il processo
cognitivo”, Bollati Boringhieri Editore, Torino 1980.
4
filosofica degli autori presi in esame, è che sono riscontrabili punti di aderenza
significativi, in particolar modo in ambito metodologico, e che sarebbe auspicabile un
ulteriore approfondimento circa il confronto fra questi due eminenti studiosi.
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APPROCCIO STORICO E TEORIA DEL SIGNIFICATO
IN KUHN
La struttura de “La Struttura”
Una premessa necessaria al lavoro di analisi che ci proponiamo di svolgere in questa sede
è quella concernente la descrizione dello schema di sviluppo scientifico proposto da
Kuhn nella sua opera filosofica.
Il progresso scientifico, per Kuhn. non è rappresentabile tramite l‟immagine di una linea
retta che percorra senza intoppi il tempo, seguendo la direzione della verità: proprio
perché esso è nel tempo3 il suo sviluppo è invece più complesso e contempla anche punti
di discontinuità significativi. Tali punti individuano dei mutamenti di fase per la scienza
stessa e vengono classificati da Kuhn intorno al - ed in funzione del - concetto di
paradigma4 .
La scienza preparadigmatica, prima tappa, vede diverse scuole in lotta fra loro ed è
caratterizzata dall‟assenza pressoché totale di accordo circa i fondamenti della disciplina
scientifica. Una delle suddette scuole emerge se riesce nel compito di conseguire un
risultato, tale che esso risolva uno o più dei problemi fondamentali al centro della disputa
e possa assumere, fornendo nuovi strumenti concettuali, il ruolo di modello di riferimento
generale nel lavoro di ricerca successivo. La seconda tappa viene invece classificata da
Kuhn come scienza normale: in questa fase, superato il dissenso e affermatasi una delle
scuole in competizione, la funzione chiave è svolta dal paradigma, ovvero dal modello di
riferimento che la scuola, vincendo, ha imposto. Tutte le soluzioni dei problemi che
avevano configurato il paradigma nella prima fase, valgono, ora, quali casi esemplari cui
appellarsi sia per l‟apprendimento della disciplina sia per lo stesso lavoro di ricerca. Nel
periodo di scienza normale, all‟interno della comunità scientifica l‟accordo, il consenso,
sono diffusi, la ricerca si concentra in prevalenza sugli aspetti quantitativi della scienza (e
3
Hacking I. , “Representing and interventing”, Cambridge University Press, Cambridge 1983; tr. it. di
Enrico Prodi, “Conoscere e sperimentare”, Gius.Laterza & Figli, Roma – Bari 1987, p. 10.
4
Il concetto di paradigma verrà discusso e analizzato in modo più ampio nei paragrafi successivi.
6
non su quelli qualitativi, come succede nella fase preparadigmatica), qualificando in tal
modo il lavoro scientifico come sostanzialmente cumulativo. Gli scienziati sono chiamati
a risolvere una serie di rompicapo, frutto di una scelta mirata5, per ampliare il più
possibile la portata del paradigma6. In questo periodo di scienza normale l‟obiettivo non è
né di confermare né di smentire il modello paradigmatico (come invece voleva la
filosofia della scienza positivista): l‟obiettivo è anzi, appunto, di accumulare conoscenza.
Ma il modello adottato, come ogni altra teoria del resto, nasce confutato7. Come prima
illustrato, il lavoro della scienza normale ruota principalmente intorno alla risoluzione di
rompicapo. Questi problemi mettono alla prova gli ingegni della comunità, che nella
maggior parte dei casi riescono a venire a capo del problema in questione, inquadrandolo
nel paradigma. Non sempre però questo avviene: quando un rompicapo si ostina a
rimanere irrisolto, emerge quella che Kuhn definisce anomalia. Nel tempo tali anomalie
si fanno sempre più numerose, e con il crescere del numero di queste aumenta di pari
passo la difficoltà nel far progredire la scienza normale. La presa di coscienza delle
anomalie (che comunque, lo precisiamo, devono riguardare aspetti significativi della
teoria in questione) conduce la scienza, progressivamente, verso il terzo stadio: quello in
cui si verifica una vera e propria crisi del paradigma, crisi che spesso porta a sua volta ad
un nuovo approccio alla scienza8. La fase in cui tale approccio viene ricercato è detta di
scienza rivoluzionaria. Per molti aspetti questa assomiglia alla prima tappa: disaccordo
sui fondamenti della disciplina, disorientamento, e molte proposte alternative per la
sostituzione del modello corrente. La teoria vincente sarà quella in grado di risolvere le
anomalie più rilevanti e di integrare i risultati conseguiti dal vecchio paradigma. Questa
5
“Le discussioni sui paradigmi implicano sempre la questione: quali problemi è più importante risolvere?”,
Kuhn T. S., “The structure of the scientific revolutions”, The University of Chicago Press, Chicago and
London 1962; seconda edizione, 1970, con l‟aggiunta di “Postscript – 1969 ”; terza edizione, 1996; tr. it. di
Adriano Carugo, T . S. Kuhn, “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, Einaudi, Torino 1969, 1978 e
1995, p. 138.
6
“La ricerca normale, che è cumulativa, deve il proprio successo alla abilità degli scienziati nello scegliere
regolarmente problemi che possono venire risolti con tecniche concettuali e strumentali strettamente
connesse con quelle che già esistono.”, ibidem., p. 124.
7
Hacking I. , “Conoscere e sperimentare”, op. cit. , p. 11.
8
“Le rivoluzioni scientifiche sono introdotte da una sensazione crescente, anche questa volta avvertite solo
da un settore ristretto della comunità scientifica, che un paradigma esistente ha cessato di funzionare
adeguatamente nella esplorazione di un aspetto della natura verso il quale quello stesso paradigma aveva
precedentemente spianato la strada. […] la sensazione di cattivo funzionamento che può portare a una crisi
è un requisito preliminare di ogni rivoluzione.” , T . S. Kuhn, “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”,
op. cit., p. 119 – 120.