sue fasi storiche, il consumatore da oggetto target passivo, acquista agli occhi
delle imprese caratteristiche di persona, in continua evoluzione nel contesto
sociale, fonte di ispirazione per le aziende, da cui tutto nasce ed in cui tutto
torna sotto forma di prodotti, comunicazioni, strategie di marketing,
innovazioni.
Il consumatore postmoderno, edonista, tendente al lusso e al proprio
piacere ludico e fisico, è consapevole delle strategie adottate dalle aziende per
favorire la vendita, ma non se ne sente raggirato, perché cosciente dei propri
desideri e bisogni sempre più eterogenei e specifici negli anni.
Le tendenze del consumatore devono essere percepite dalle imprese
per riuscire ad affascinarlo e a conquistarne la fiducia attraverso strategie
sempre più raffinate e specifiche in linea con esigenze non più solo fisiche, ma
emotive percettive ed esperenziali.
In un contesto economico altamente competitivo in cui per effetto di
bombardamenti comunicativi non è più possibile generalizzare, le imprese
stanno tornando alla comunicazione diretta in cui i sensi e le esperienze
coinvolgono il consumatore a più livelli partecipativi, mantenendo un
background emotivo e spettacolare che viene mutuato dai media classici.
Stampa, TV, Radio, Manifesto, l’advertising ha compiuto una sua
evoluzione esperenziale nonché polisensuale tesa a soddisfare le esigenze
percettive ed emozionali dei nuovi consumatori.
Per amplificare la partecipazione dei consumatori le aziende scendono
direttamente in trincea, acquisendo come nuovo media il punto vendita per le
4
sue caratteristiche dirette, il quale ha possibili campi di applicazione
esperenziali e polisensuali, ma anche spettacolari ed emotive se
opportunamente integrato alle tecniche di comunicazione classica.
Il secondo capitolo tratta infatti di un ritorno alle origini in cui le
“botteghe” intese come punti vendita, acquisiscono una propria dignità e
centralità comunicativa in cui i consumatori guadagnano sempre più diritto di
interazione diretta con le imprese, la quale potrebbe confluire in un immediato
futuro di consumocrazia, un potere decisionale quasi assoluto del
consumatore sulle comunicazioni, sui prodotti e sui punti vendita.
La centralità acquisita dei punti vendita come media, porta le imprese
alla scelta di dover essere sempre più visibili e presenti nei veicoli preferenziali
del consumo, i punti vendita ospitano numerosi brand a livello di
comunicazione, consentendo interventi di marketing diretto e relazionale al
loro interno. Gli strumenti preferenziali per questo tipo di comunicazioni sono
illustrati nel terzo capitolo nel quale vengono descritte a livello teorico e
applicativo le promozioni in-store unitamente agli allestimenti di materiali POP
e tecniche di Visual Merchandising.
Le componenti umane e scenografiche delle promozioni in-store
amplificano il livello emozionale e partecipativo dei consumatori coinvolgendoli
al momento dell’acquisto dal punto di vista della relazione e dell’interesse
nonché delle stimolazioni sensoriali.
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Nel quarto capitolo vengono analizzate e descritte le fasi di una in-store
Barilla Mulino Bianco per il suo particolare coinvolgimento emotivo e
sensoriale.
A confermare il concetto di comunicazione integrata, vengono prese in
considerazione anche le comunicazioni interne dell’azienda, la sua mission i
suoi valori e come questi vengono trasmessi e fatti rispettare agli operatori
esterni coinvolti nelle in-store.
Questo lavoro concepisce la comunicazione integrata, con particolare
attenzione alla comunicazione diretta attuata nel punto vendita, come livello
massimo di inclusione e partecipazione del consumatore, in tutte le sue
componenti sensoriali, esperenziali ed emotive.
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CAPITOLO I
IL CONSUMATORE
1.1 Approcci di ricerca sul consumatore
Per un’azienda la chiave del successo è il consumatore.
Questa affermazione può sembrare una banalità, ma è l’assunto per
eccellenza; il cliente è sempre stato il fattore X del successo e le imprese
hanno dovuto adeguarsi a scoprire le sue incognite in un crescente lavoro di
ricerca che è in continuo divenire e che tenta di cogliere lo “spirito del tempo”
in un tessuto evolutivo e culturale sempre più frenetico.
La necessità di studiare e comprendere il consumatore è quindi
fondamentale, per questo già dal secondo dopoguerra furono intraprese
numerose ricerche che tentarono di spiegare nel corso degli anni e con diversi
approcci, quali fossero gli schemi comportamentali seguiti dai consumatori nel
processo di acquisto.
L’approccio attuale al consumatore, mutuato anche dalle tendenze del
postmodernismo, ci ha portato ad una concezione antropocentrica definita da
7
Marzio Bonferroni «Nuovo Umanesimo»
1
, questa concepisce l’ambito della
customer satisfaction come una più generale human satisfaction, portando
all’attenzione delle imprese, l’idea del rispetto dell’individuo al centro di ogni
progetto, anche se questo ambisce a fini di profitto.
Il quadro del consumatore postmoderno è senza dubbio eterogeneo e
complesso. Considerare il consumatore come individuo, nelle sue aree
emozionali e di ragionevolezza, fornisce alle imprese una chiave di lettura
nuova che, lavorando su più ambiti di studio, può aiutare a gestire e prevedere
quali siano gli andamenti, i gusti e le necessità del consumatore attuale. La
nostra epoca è densa di fenomeni complessi che possono essere spiegati solo
attraverso l’approccio di più ambiti disciplinari, ma per arrivare a tale
metodologia multidisciplinare coordinata, la ricerca ha dovuto compiere
considerevoli sforzi, integrando i saperi più disparati, superando le sue stesse
concezioni di base.
«Per interpretare i consumatori è sempre più necessario fare ricorso al
contributo di quello che negli Stati Uniti è denominato da Philip Kotler (Kotler,
Simon-Miller, 1987) approccio “umanistico” agli studi sul consumatore,
intendendo indicare con tale espressione una visione del consumatore che lo
consideri come essere umano completo, con tutte le sue debolezze e le sue
componenti irrazionali.»
2
1
Bonferroni M.( a cura di) Human Satisfaction La comunicazione di impresa verso un nuovo millennio,
Milano, Franco Angeli, 2005.
2
Coldeluppi V., “Gli strumenti della ricerca sul consumatore” in Bonferroni M.( a cura di) Human
Satisfaction La comunicazione di impresa verso un nuovo millennio, Milano, Franco Angeli, 2005,
pagg.123-121.
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Per anni le ricerche aziendali hanno fornito l’immagine di un
consumatore razionale ed efficiente che rispondeva esattamente alle logiche
economiche e di mercato, ma dal secondo dopoguerra ad oggi molte cose si
sono trasformate. Intorno agli anni ’50 la fase di espansione economica ha
favorito lo sviluppo della moderna società dei consumi, l’economia occidentale
ha avuto un balzo in avanti e le imprese hanno iniziato un percorso in cui la
competitività favoriva lo sviluppo di nuove strategie.
In quel periodo l’area della ricerca sul consumatore fu influenzata dalle
cosiddette «ricerche motivazionali»
3
, le quali concepivano il consumatore
come un soggetto totalmente guidato dall’inconscio e in questo cercavano le
possibili leve d’influenza nell’acquisto da parte delle imprese. Anche se ormai
superate, quelle teorie posero le basi della moderna ricerca su logiche e
processi di acquisto.
Un esempio delle linee guida che avevano le aziende a metà del ‘900
furono gli studi condotti da Weiss e Geller. La ricerca si incentrò
principalmente su un’ analisi psichiatrica della donna e sugli stati emotivi che
si accompagnano ad ogni fase del ciclo mestruale. L’obiettivo era di
individuare il tipo di messaggio pubblicitario che ha maggiori probabilità di
suggestionare le donne durante le varie fasi della mestruazione.
In una fase detta alta, la donna tende a sentirsi creativa, sessualmente
eccitabile, propensa al narcisismo, alla generosità, all’amore e a uscire di
casa. Nella fase bassa invece, essa ha bisogno, e pretende, di essere al
3
Per un’approfondimento del tema vedi Henry H., La ricerca motivazionale, Milano, Franco Angeli, 1987.
9
centro d’ogni attenzione, esige manifestazioni d’amore e sollecitudine. Uscirà
poco di casa, la sua immaginazione lavorerà meno.
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Weiss spiega:
«È evidente che, per raggiungere la massima efficacia, il messaggio
deve far presa in entrambe le direzioni. Ad esempio, lo stesso richiamo che
reclamizza una polvere “istantanea” per dolci può attrarre sia la donna che si
trova in uno stato d’animo creativo ed è tentata di provare qualcosa di nuovo,
sia la donna le cui esigenze emotive, in quel particolare momento, sono invece
soddisfatte da un dolce che promette “niente lavoro, niente preparazione,
niente ricetta”».
5
Questo periodo delineò alcune teorie giuste, ma anche bizzarre che
ebbero però l’ intuizione di considerare gli aspetti inconsci ed emotivi
dell’individuo; ad oggi in tempi di trasparenza e rispetto del consumatore, la
pubblicità e le aziende sono soggette a delle giuste regole che non
permetterebbero l’uso della «persuasione occulta».
6
« I segreti, i desideri, i bisogni e gli impulsi irrazionali del pubblico
vennero accuratamente scandagliati per trovarne i punti più vulnerabili. Tra i
fattori inconsci che compongono il profilo emotivo di quasi tutti gli uomini si
scoprirono, ad esempio, la tendenza al conformismo, il bisogno di stimoli orali,
e di sicurezza. Non appena tali punti deboli furono individuati, gli ami
4
Packard V., “I persuasori occulti”, Einaudi, 1958.
5
Riportato da Packard V., I persuasori occulti, Einaudi Torino, 1958, pag. 38.
6
Ivi.
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