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sottolineare la varie differenze tecniche. Si potrebbe obiettare, ed in parte è anche vero, che tali
differenze sarebbero potute essere identificate all’interno di un ragionamento puramente intuitivo
legato all’osservazione attenta delle varie telecronache. In parte questo modo di ragionare è vero ma
l’aspetto che mi premeva di più era quello di vedere se, presupponendo una base teorica - scientifica
di assoluta importanza quale la Testologia Semiotica si sarebbero potuti verificare quelle
“impressioni” o semplici riflessioni che ho potuto constatare quale comune appassionato di calcio e
attento osservatore della comunicazione applicata al mondo sportivo in generale e, nel particolare a
quello calcistico.
Fare dei semplici rimandi o riferimenti alle teorie elencate sarebbe stato quantomeno poco
esaustivo ed, in tal senso, ho elaborato un preciso schema d’analisi che potesse tenere in
considerazione quegli aspetti particolari che, a mio avviso, permettono di identificare le differenze
presenti. A cosa applicare questo schema d’analisi elaborato in fase di preparazione? In questa
ottica ho lavorato in due fasi. In un primo momento ho delineato un quadro di telecronisti di
riferimento il più ampio e completo possibile, in modo tale da prendere in considerazione l’intero
arco televisivo – giornalistico di riferimento. Ho dunque selezionato come telecronista RAI Marco
Civoli, per la piattaforma digitale SKY Fabio Caressa e per Mediaset Sandro Piccinini. Per rendere
il tutto maggiormente comprendibile ed anche confrontabile ho preso in considerazione stralci di
telecronaca di autori differenti ma relativi agli stessi incontri. In particolare questo parallelo è stato
possibile relativamente a Civoli e Caressa che hanno commentato,per le rispettive televisioni, le
partite della nazionale Italiana ai Mondiali di Germania 2006. In questo modo effettuare un
confronto è risultato essere più semplice ed accessibile. Per quanto riguarda Piccinini, che non ha
avuto l’opportunità di effettuare telecronache Mondiali, non è risultato difficile trovare partite
importanti dalle quali prendere parti di telecronaca. Sono state prese in considerazione finali di
Champions League commentate dal telecronista di Mediaset negli ultimi dieci anni. Per completare
questo lavoro e rendere anche il punto di vista dei protagonisti analizzati, ho effettuato delle
interviste con gli stessi in modo da sviluppare una duplice via: completare il lavoro d’analisi
presentato sopra e conoscere più da vicino il loro pensiero in merito alla telecronaca sportiva nei
suoi molteplici aspetti; dai modelli di riferimenti alla differenza tra telecronaca da studio o in diretta
dal campo, dall’evoluzione del gioco al fatto di poter continuamente evolvere il proprio modo di far
telecronaca. Un modo per entrare in contatto con un ambiente percepibile solo dal divano di casa
che, personalmente, vedo come un traguardi piuttosto lontano nei miei obiettivi lavorativi futuri.
In definitiva si tratta di un lavoro estremamente eterogeneo da un punto di vista dell’analisi in
quanto insiste su una molteplicità di fattori, per arrivare a quei risultati prefissati in fase di indagine.
I punti fermi di questa prospettiva sono però evidenti agli occhi di tutti: la Testologia Semiotica (in
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particolare insistendo sui concetti di Sensus e Relatum) ed i telecronisti di riferimento (Caressa,
Civoli, in rigoroso ordine alfabetico) che sono i veri protagonisti di questa indagine relativa al
panorama più generale della telecronaca sportiva italiana.
Occorre inoltre sottolineare un aspetto particolare, al quale tengo particolarmente: se è vero che
l’analisi è impostata sui questi tre giornalisti non bisogna mai dimenticare telecronisti storici che
hanno fatto la storia di questa “disciplina” quali Niccolò Carosio, Nando Martellini e Bruno Pizzul.
Voci storiche della televisione che hanno dato grandi insegnamenti ai loro successori, creando in
pratica dal nulla una “scuola italiana” della telecronaca sportiva. La telecronaca d’altro canto si
evolve continuamente come del resto fa il mondo dello sport e del calcio, in particolare, giorno
dopo giorno. Il punto di forza della telecronaca italiana è quella di partire da un nucleo di
professionisti straordinari come quelli sopra citati e di continuare nel tempo un percorso importante
grazie ai professionisti che sono protagonisti di questo lavoro di analisi. Una lavoro questo costruito
in modo settoriale, nel quale sono messi in luce i principali aspetti di questo eterogeneo universo.
Un lavoro strutturato in modo lineare su quattro capitoli principali ed una conclusione finale che
cerca di essere un momento di riflessione finale su quanto prodotto in precedenza.
Il capitolo I introduce gli aspetti principali della telecronaca sportiva in Italia proponendo in
primo luogo un breve excursus storico sulla sua storia ed evoluzione, introducendo un concetto
importanti ai fini dell’analisi come quello di medium. Successivamente a questa introduzione, nello
stesso capitolo sono presentate le biografie ed una introduzione in merito allo stile (successivamente
indagato nel dettaglio) dei tre telecronisti presi in considerazione: Caressa, Civoli e Piccinini in
rigoroso ordine alfabetico.
Il capitolo II è strettamente legato all’aspetto teorico in cui vengono introdotti i due concetti della
Testologia Semiotica presi in considerazione per questa analisi ovvero Sensus e Relatum. Non si
ferma solo all’aspetto teorico il capitolo che, oltre a presentare anche un maggiore approfondimento
del concetto di medium, individua un aspetto pratico fondamentale. Trattasi dello schema d’analisi
che ho approntato per esaminare la telecronaca sportiva in ogni suo aspetto: dal contesto, ai gradi di
emozione di chi racconta e di chi ascolta, dal tono della voce del telecronista al rapporto esistente
tra prole ed immagini. Una base teorica fondamentale per affrontare l’applicazione delle fasi
successive. E’ stata anche una buona occasione per motivare le scelte fatte in merito ai telecronisti
selezionati, ai parallelismi creati e ai motivi che hanno portato a tali scelte.
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Il capitolo III è riservato alle interviste fatte con i tre protagonisti che già nell’introduzione
ringrazio per il tempo dedicatomi. Si tratta di interviste a domande fisse, uguali per tutti e tre i
protagonisti che hanno permesso di delineare con maggiore precisione il profilo del professionista
ed il loro punto di vista in merito ad alcuni aspetti del loro lavoro.
Il capitolo IV è invece il momento dell’applicazione del metodo a quegli stralci di telecronaca
individuati come rilevanti ai fini degli obiettivi del lavoro. In particolare si individua un
parallelismo tra Civoli e Caressa creato nei Mondiali 2006: l’analisi di questi due professionisti
infatti è fatta partendo dai loro modi di raccontare le stesse azioni, nel corso della manifestazione
Mondiale; successivamente si effettua una analisi anche su due telecronache distinte, con
riferimenti assolutamente diversi, per confermare le differenze e le similitudini annotate. Per quanto
concerne Piccinini, non essendo possibile effettuare un simile lavoro di comparazione, si svolge lo
stesso procedimento di indagine su due stralci di telecronaca simili ma con caratteristiche differenti
e successivamente, per conoscere meglio le peculiarità del suo linguaggio, un discernimento di
alcune frasi ricorrenti nelle sue telecronache.
La Conclusione è il momento di sintesi finale in cui tirare le somme e, entro certi limiti,mettere a
confronto i risultati ottenuti dal metodo empirico (cap. IV) con il punto di vista dei protagonisti
(cap.III). Chiudendo vorrei sottolineare un aspetto chiaro ma che va ribadito: con questo lavoro non
c’è la minima intenzione di stilare classifiche di merito tra i protagonisti del lavoro stesso o tra i
network che rappresentano: si parla di grandi professionisti che nulla hanno da invidiare l’un l’altro,
con un loro stile ed un modo di intendere il loro lavoro molto originale e puntuale. Classifiche di
bravura e di merito sono fuori luogo in particolare in questo lavoro dove si intende offrire,
attraverso l’approccio testo logico – semitico, un panorama della telecronaca sportiva in Italia.
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CAPITOLO I
Gli attori protagonisti
In questo primo capitolo definisco quali sono i protagonisti della mia ricerca. In particolare
presento una breve carrellata dei tre telecronisti che definiranno il corpus di riferimento di questa
ricerca. In particolare di ognuno dei tre presenterò una brave storia personale del loro percorso
professionale, correlata da una definizione del loro stile: il modo in cui si approcciano all’evento
sportivo, al mezzo tecnologico e , soprattutto, al pubblico da casa. Prima di incentrare la questione
sui protagonisti della telecronaca provo a fare una breve carrellata storica della telecronaca sportiva
in Italia per tentare di definire, almeno a grandi linee, la profonda evoluzione che questa disciplina
ha avuto nel corso del tempo. Verrà altresì introdotto il concetto di medium nelle telecronache
sportive: idea questa che verrà ripresa ed approfondita nei capitoli successivi.
1.0 La telecronaca sportiva in Italia
Fare un quadro generale di questo argomento risulta essere più complesso di quanto appaia a
prima vista. Poche, e tutto sommato confuse, sono le notizie che possediamo delle origini della
telecronaca sportiva in Italia
1
. Sappiamo che la prima partita trasmessa risale al 1950 e il primo
protagonista fu Carlo Bacarelli (si tratta di un incontro tra Juventus e Milan terminato con un netto
1-7). Non sarà però un nome che resterà scolpito per sempre nell’immaginario collettivo degli
sportivi italiani. Saranno altri, infatti, coloro che fanno tornare in mente sfide leggendarie nel calcio
in bianco e nero o con i primi televisori a colori. Non citare Niccolò Carosio sarebbe un delitto,
soprattutto per l’importanza che questo gentleman italo - inglese ha avuto nel giornalismo italiano.
Si prosegue con Nando Martellini a cui tutti associano le storiche partite con Brasile e Germania nei
Mondiali del 1970 in Messico e quelli del 1982 in Spagna. E’ superfluo sottolineare il fatto che
1
Confronta a tal proposito: Grasso A., Lo specchio sporco della televisione. Divulgazione
scientifica e sport nella cultura televisiva, Torino, Fondazione Agnelli, 1988 e Minerva L., Un matrimonio
d’interesse. Televisione e sport, Roma, Edizioni Eri, 1986
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proprio situazioni particolari come i mondiali o comunque gli incontri internazionali a cui partecipa
di solito la nazionale italiana, facciano da trampolino di lancio a queste voci che entrano
nell’immaginario collettivo e diventano la colonna sonora della vita di un tifoso, lasciando un segno
indelebile dei tempi e dei costumi che si evolvono.
Lo stile anglosassone di Carosio nel commentare un incontro, oppure quello calmo, educato ed
anche un po’ distaccato di Martellini, ai giorni nostri difficilmente troverebbero spazio. Il ritmo del
gioco, ma soprattutto il linguaggio, si è modificato, di pari passo con l’evoluzione della società
italiana
2
. Fabio Caressa ( di cui parleremo più diffusamente tra poco ) ha dichiarato in una intervista
che non riuscirebbe a fare una telecronaca “alla” Carosio in quanto rischierebbe di
“ …. addormentarsi a metà ”
3
. Non si tratta di una mancanza di rispetto ad una delle figure più
importanti dell’intera storia del giornalismo sportivo italiano, bensì la più chiara espressione di
come le aspettative della gente e la guerra all’audience abbiano modificato le cose. Martellini e
Carosio erano personaggi importanti, ma che entravano nella quotidianità delle persone al massimo
per due ore alla settimana, possedendo, dunque, un fascino e un alone di mistero rimasto nella vita
dello spettatore – sportivo.
Passa il tempo e cambiano le situazioni; aumentano le partite trasmesse dalla televisione e
dunque il rapporto telecronista – evento – spettatore si modifica ulteriormente diventando quasi
quotidiano, con maggiore complicità e maggiore identificazione. Colui che vive maggiormente
questo periodo di passaggio sarà Bruno Pizzul, voce della nazionale italiana per le reti Rai dal 1986
fino al 2002. Egli ha vissuto la piena evoluzione del tubo catodico in ambito sportivo: l’irruzione
violenta del mezzo televisivo nello sport e la conseguente resa spettacolare del match e di tutto
quanto avviene intorno. Il telecronista modifica il suo modo di stare in video e proprio Pizzul
rappresenta, in questo senso, rappresenta il simbolo del cambiamento. Cresciuto con Nando
Martellini e il suo stile pacato, fa del mutamento dei tempi proprio la sua forza e diventa una delle
voci più amate del piccolo schermo.
Il telecronista vede cambiare radicalmente il proprio modo di porsi all’evento: da semplice
narratore di eventi (in uno stile prettamente radiofonico) diventa il rappresentante verbale di ciò che
viene denotato visivamente dall’immagine. Si pone come una sorta di protagonista linguistico -
verbale che guida e rende possibili i processi di decodifica dello spettatore. In questo senso va
segnalato un ulteriore aspetto: non è più solo la Rai a detenere i diritti televisivi dello sport ma
interviene la concorrenza di Mediaset e, negli ultimi anni, di Sky ( nata dalla fusione di Tele+ e
2
Per maggiori chiarimenti: Minerva L., Un matrimonio d’interesse. Televisione e sport, Roma, Edizioni Eri, 198 e
Caressa F. Andiamo a Berlino, Milano, Baldini e Castaldi, 2006
3
Il riferimento è all’intervista rilasciata da Caressa a Claudio Sabelli Fioretti presso:
http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo= 338