4
Filosofo, pensatore rigorosamente sistematico,
4
Habermas si colloca
nella cosiddetta “sociologia della svolta comunicativa”
5
, essendo riuscito a
rilanciare il tema della comunicazione come paradigma teorico eminente.
6
Coloro che si collocano nella “linguistic turn” si caratterizzano per
l’importanza attribuita al linguaggio nello studio della società; in
particolare, Habermas propone una soluzione al problema del rapporto tra
individuo e società nell’Occidente tardo-industriale e cerca di munire la
sociologia di uno strumento concettuale adeguato a leggere fenomeni di
razionalizzazione, di crescita culturale delle società a capitalismo maturo.
La svolta “pragmatico – linguistica” dell’autore francofortese si colloca nel
corso degli anni Settanta, e si manifesta sia nell’ambito della teoria sociale,
sia nella riflessione filosofica sulle strutture della razionalità.
Nonostante questo, bisogna sottolineare la poliedricità di Habermas, un
filosofo-sociologo il cui “raggio di azione”, in termini di studio e di analisi,
si estende a 360 gradi. L’eccezionale forza dell’approccio habermasiano si
4
Per maggiori approfondimenti, v. F. CARMAGNOLA (ET AL.), “Ragione emancipativa. Studi sul
pensiero di Jürgen Habermas”, Renzo Mazzone Editore, pp. 10 – 11.
5
La “svolta comunicativa” accomuna molti autori diversi tra loro. L’espressione viene originariamente
riferita ad Habermas, ma può essere attribuita anche a vari esponenti del filone fenomenologico delle
scienze sociali e all’etnometodologia. Prerogativa di tale impostazione è la rinuncia degli studiosi a
interpretare i fatti sociali come prodotto dell’azione sociale individuale e l’adozione di un punto di vista
che prende come unità d’analisi la situazione interattiva, e quindi i processi comunicativi tra gli attori
sociali coinvolti. Pur con varie sottolineature diverse nei vari autori che si collocano in questo
orizzonte, vi sono alcune conseguenze che derivano dall’adozione di questo comune punto di vista.
Innanzitutto declina l’interesse a spiegare i fenomeni sociali sulla base del senso che il singolo attore
attribuisce razionalmente al proprio agire, mentre emerge l’attitudine a evidenziare in essi il senso
comune, cioè quel sapere non problematizzato che è già disponibile nella situazione sociale in cui gli
attori agiscono. L’enfasi sul senso comune si accompagna poi all’effettiva sdammatizzazione del ruolo
della razionalità nel determinare le scelte degli autori, ma anche alla trasformazione in chiave pratico –
cognitiva delle problematiche morali. Per quanto riguarda il senso comune, e cioè il mutamento di
ruolo della razionalità, si può notare come negli approcci comunicativi l’attenzione del ricercatore è
orientata soprattutto alla ricostruzione della ragionevolezza delle pratiche realizzate e delle azioni
compiute, ragionevolezza determinabile solo a posteriori e in stretta relazione con il contesto interattivo
e con le informazioni disponibili agli attori. Per quanto riguarda il secondo aspetto, e cioè la
trasformazione delle problematiche morali, nel confrontarsi con l’effettiva problematizzazione dei
sistemi di valore giustificabili, gli autori iscritti nella svolta comunicativa si concentrano nel tentativo
di comprendere quali norme di comportamento regolino le diverse situazioni, nonché la competenza
degli attori nell’eseguirle. Per una visione più dettagliata e approfondita relativa alla sociologia della
svolta comunicativa, cfr. EMANUELA MORA, Comunicazione e riflessività. Simmel, Habermas, Goffman,
Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, 1994, pp. 22 – 29.
6
Per un’ulteriore trattazione del pensiero habermasiano, v. PAOLO PELLEGRINO, Estetica e
comunicazione, Congedo editore, Galatina, 2005, p. 248.
5
impone immediatamente al lettore attraverso la capacità di far fruttare dal
proprio punto di vista sistematico gli apporti più disparati del pensiero
filosofico e scientifico e di far interagire ricostruzioni storiche con
trattazioni teoriche e rimandi alla ricerca empirica.
La sua è una riflessione che acquista sempre più un’impronta giuridico –
politica che lo porterà a studiare i moderni sistemi politici e sociali
7
.
Peculiare e del tutto originale è anche lo studio relativo al rapporto tra
conoscenza e interesse,
8
quello fra tecnica, teoria e prassi,
9
il modo in cui
affronta il problema delle scienze sociali
10
, l’analisi della società con tutte
le sue problematiche
11
, dedicandosi persino alla trattazione di tematiche
attuali come il terrorismo, la crociata americana in Iraq e l’enigma
dell’Europa.
12
7
Alcune tra le sue opere più importanti relative allo studio dei sistemi politici e sociali, al concetto di
democrazia e a quello di partecipazione politica vengono qui di seguito elencate brevemente: Studenti
e politica (1961); Prassi politica e teoria critica della società (1973); La crisi della razionalità nel
capitalismo maturo (1975); Morale, diritto, politica (1992); Fatti e norme. Contributi ad una teoria
discorsiva del diritto e della democrazia (1996); La nuova oscurità. Crisi dello Stato sociale ed
esaurimento delle utopie (1998); La costellazione postnazionale. Mercato globale, nazioni e
democrazia (2002).
8
Conoscenza e interesse (1968, nuova ed. 1973 con Poscritto 1973) è l’opera più importante prima
della svolta comunicativa, all’interno della quale Habermas si confronta con la grande tradizione della
filosofia classica tedesca e le concezioni dei suoi maggiori esponenti: Marx, Engels, Kant, Fiche. Per
una prospettiva di più ampio raggio relativa a questo tema, v. JÜRGEN HABERMAS, Conoscenza e
interesse, Editori Laterza, Bari, 1973.
9
Nei saggi presenti nel volume Teorie und Praxis (1963), sono almeno tre le questioni che, nella
produzione habermasiana di questa fase, possono essere messe in risalto per l’importanza che avranno
anche nel successivo sviluppo del pensiero dell’autore: la riflessione sullo statuto teorico della critica;
la distinzione tra due modalità dell’agire, una di tipo tecnico, l’altra di tipo pratico; l’indagine sulla
democrazia che mette al centro il tema della sfera pubblica. In tale direzione, v. S. PETRUCCIANI,
Introduzione ad Habermas, cit., p. 18.
10
Con Zur Logik der Sozialwissenschaften (Logica delle scienze sociali) del 1967, Habermas presenta
una brillante sintesi critica dei problemi metodologici sollevati dalle scienze moderne. Al di là del suo
valore intrinseco, questa documentazione conferma con quanta attenzione e sicurezza Habermas
esamina impostazioni teoriche e scientifiche di matrice assai diversa da quella classica della “teoria
critica”. V. JÜRGEN HABERMAS, Logica delle scienze sociali. Una sintesi del contenuto di tale opera è
esposto anche in A. SCHMIDT – G. E. RUSCONI, La scuola di Francoforte. Origini e significato attuale,
De Donato Editore, Bari, 1972, pp. 204 – 207.
11
L’autore francofortese ha posto particolare rilevanza al tema della società, a quelle che sono le sue
peculiarità e le sue contraddizioni in opere quali Teoria della società o tecnologia sociale?, Dopo
l’utopia. Il pensiero critico e il mondo d’oggi (1992), Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento
(1998).
12
Una visione più approfondita della trattazione habermasiana di questi temi è presente in Il futuro della
natura umana (2001), Filosofia del terrore. Dialoghi con Jürgen Habermas e Jacques Derida (2003),
L’Occidente diviso (2004).
6
Nonostante le sue numerose opere, non è facile riconoscere un filo
rosso che possa legarle in uno sviluppo coerente; eppure, tutti questi
interessi apparentemente tanto disparati rispondono, guardando più da
vicino, ad un’unica prospettiva teorica, e ad una serie di domande che
ruotano attorno al tema della sfera pubblica. Ciò non significa che tutta la
parabola teorica habermasiana sia riconducibile in maniera monocausale a
questo problema. Sembra però plausibile affermare che le intuizioni
teoriche di fondo che troviamo nel libro sulla sfera pubblica, e soprattutto
le domande che da tali intuizioni scaturiscono, costituiscono una
costellazione di problemi alla luce dei quali si può mostrare il senso di un
itinerario teorico.
13
Ci si riferisce in particolar modo a Storia e critica
dell’opinione pubblica, un’opera che presenta notevoli meriti: la
riorganizzazione dei segmenti comuni all’area della comunicazione, della
politica, della filosofia e della sociologia costituisce a tutt’oggi un tentativo
di comprensione allargata che davvero molto ha contato per un settore
relativamente poco battuto come lo studio dell’opinione pubblica. La sua
può essere considerata anche la prima risposta sistematica, un modello di
opposizione che l’autore elabora in risposta alle teorie della public opinion
research americana.
14
13
Per una lettura più approfondita sulla sfera pubblica e la democratizzazione, v. WALTER PRIVITERA,
Sfera pubblica e democratizzazione, Editori Laterza, Roma, 2001, pp. 69 – 70.
14
Gli studiosi appartenenti a quest’area di ricerca (Lazarsferld, Berelson, Gaudet, Katz) avevano da
tempo individuato metodologie e tecniche in grado di ricostruire pezzo a pezzo l’opinione pubblica
come insieme di atteggiamenti sociali contingenti. Va messo in luce che, proprio negli Stati Uniti, i
processi della comunicazione di massa avevano incontrato un terreno favorevole di sviluppo. Le
stesse dinamiche del mercato (industria culturale e della comunicazione) si presentavano in termini di
maggiore radicamento rispetto agli altri paesi occidentali e dimostravano una centralità inedita nei
processi sociali. Dopo un primo periodo di registrazione dell’impatto formidabile dei media di massa
sul comportamento collettivo, segnato dall’influenza delle teorie comportamentistiche, proprio la
mass – communication research nordamericana provvederà a ridimensionare la portata totalizzante
degli effetti sociali dei media. Si parlerà sempre più frequentemente di “effetti limitati” e le ricerche
che fonderanno in termini espliciti tale paradigma, sposteranno l’attenzione su una diffusa
penetrazione dei messaggi mediali nell’ambito collettivo, rielaborata però di continuo da meccanismi
di leadership grippale assai mobile (fenomeno degli opinion – leaders e del doppio livello del flusso di
comunicazione, two – step flow of communication) e dal riconoscimento dell’importanza, per valutare
gli effetti dei media sugli individui, delle variabili sociologiche classiche (età, sesso, status
economico, categoria sociale, istruzione, origini familiari, ecc). A tal proposito, v. S. CRISTANTE,
Potere e comunicazione: sociologie dell’opinione pubblica, cit., p. 133.
7
Secondo l’analisi habermasiana, si poteva parlare di opinione pubblica,
storicamente e sociologicamente, soprattutto per intendere una particolare
funzione della sfera pubblica borghese, ovvero l’espressione dei privati
cittadini riuniti in quanto pubblico, e quest’ultimo come il soggetto sociale
e culturale che conduceva una epocale lotta di emancipazione. Emerge,
dunque, il concetto di sfera pubblica, non inteso come istituzione o come
organizzazione, bensì come “una rete per comunicare informazioni e prese
di posizione, insomma opinioni. In questo processo i flussi comunicativi
sono filtrati e sintetizzati in maniera da convogliarsi in opinioni pubbliche
relative a temi specifici”.
15
Nell’elaborato in questione si prendono in considerazione soprattutto
tre argomenti che caratterizzano il pensiero di Jürgen Habermas: l’origine
storica e il concetto di sfera pubblica borghese, la trasformazione strutturale
della stessa, considerata dai due punti di vista della trasformazione dello
Stato sociale e della modifica delle strutture di comunicazione ad opera dei
mezzi di comunicazione di massa e, in ultima analisi, il tema
dell’emancipazione, considerato da Habermas uno dei possibili rimedi alle
numerose patologie che affliggono la società moderna.
15
Cfr. JÜRGEN HABERMAS, Fatti e norme. Contributi a una teoria discorsiva del diritto e della
democrazia, LEONARDO CEPPA (a cura di), Guerini e associati, Milano, 1996, p. 427.
8
CAPITOLO I: L’ORIGINE STORICA E IL
CONCETTO DI SFERA PUBBLICA BORGHESE
9
1.1 Habermas e la Scuola di Francoforte
Jürgen Habermas, nato nel 1929 a Düsseldorf, cresciuto a Gummersbach,
dove suo padre dirigeva la locale Camera dell’industria e del commercio,
aveva accolto la capitolazione del maggio 1945 come una liberazione,
gettandosi subito avidamente sia sulla letteratura occidentale e tedesca per
tanto tempo proibita, sia sulle brossure di Marx ed Engels che gli forniva la
libreria comunista della cittadina. Le sue speranze di rinnovamento morale
spirituale rimasero deluse nel constatare quanto scarsi fossero i segni di
rinnovamento usciti dalle elezioni del primo parlamento e quanto fosse
diventato invece rapidamente attuale il riarmo.
All’inizio Habermas non riuscì a identificarsi politicamente con alcuno
dei partiti esistenti, da una parte per il fatto stesso di provenire da una
famiglia borghese politicamente comunista e quindi scettica nei confronti
della SPD, dall’altra perché lui personalmente era un prodotto della
reeducation
16
, il cui ideale prese talmente sul serio da restare scettico nei
confronti dei partiti borghesi e nei confronti della SPD, non scorgendo in
essi alcuna rottura radicale con l’infausto passato.
I suoi insegnanti di filosofia più importanti furono Rothacker, teorico
delle scienze dello spirito di scuola diltheyana, e Oskar Backer, un allievo
di Husserl della generazione di Heidegger, che aveva accentuato i suoi
interessi nel campo della matematica e della logica. A determinare la
formazione culturale di Habermas furono senza dubbio i suoi interessi, le
numerose letture e gli studi relativi ad altri importanti esponenti del
16
Con reeducation s’intende la democrazia nel senso esplicitamente radicalizzato della “idea di
democrazia” che si sviluppò in Habermas venendo a contatto con Adorno e Marcuse. Cfr. ROLF
WIGGERSHAUS, La Scuola di Francoforte. Storia, sviluppo teorico, significato politico, Bollati
Boringhieri, Torino, 1992, p. 561.
10
panorama filosofico, tra i quali Lukás, Heidegger e gli stessi Horkheimer e
Adorno.
17
Dopo un’intensa attività pubblicistica cominciata negli anni Cinquanta e
relativa a temi di impostazione filosofica e sociologica,
18
nel 1956
Habermas diventò assistente di filosofia sociale di Adorno
19
e collaboratore
dell’Istituto per la Ricerca Sociale. Per comprendere appieno il contesto
culturale nel quale il filosofo tedesco viene ad operare, è necessario esporre
brevemente l’origine e i motivi che condussero alla fondazione di quella
che poi è stata definita “Scuola di Francoforte”.
L’Istituto per la ricerca Sociale fu fondato nel 1922, a Francoforte, da un
gruppo di intellettuali marxisti (tra i più importanti ricordiamo Horkheimer,
Adorno, Marcuse, Fromm e Benjamin).
Già a partire dagli anni Trenta, la Scuola di Francoforte aveva espresso
delle esigenze di rinnovamento di un’epoca in cui la trasformazione della
società, e dunque l’elemento della rivoluzione, sembrava essere all’ordine
del giorno. Da qui nasce l’esigenza di formulare una teoria critica della
società che aveva i seguenti come temi principali:
ξ l’equiparazione del fascismo, statalismo e società unidimensionale
(la società industriale avanzata, dominata dalle regole ferree
17
Una trattazione più dettagliata della formazione culturale e degli scritti del giovane Habermas è
presente in R. WIGGERSHAUS, La scuola di Francoforte. Storia, sviluppo teorico, significato politico,
cit., pp. 551 – 611.
18
Alcuni dei contributi di Habermas, apparsi per lo più sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e sul
“Handelsblatt” di Düsseldorf, organo ufficiale del mondo economico tedesco, oltre che sui
“Frankfurter hefte” e sul “Merkur” – tutti organi di stampa che si rivolgevano, quale più o quale
meno, a un vasto pubblico – riguardarono temi e libri di filosofia e sociologia e sono ampiamente
esposti in R. WIGGERSHAUS, La Scuola di Francoforte. Storia, sviluppo teorico, significato politico,
cit., pp. 553 – 556.
19
A contatto con l’insegnamento di Adorno, Habermas viene riscoprendo da sé una prospettiva di lettura
del marxismo nella chiave della teoria critica; una prospettiva dalla quale egli stesso prenderà le
distanze per intraprendere nuove esperienze intellettuali. In questo giovane Habermas impegnato a
ragionare sulla struttura filosofica di un marxismo critico, si affaccia il tema del dialogo; lo stesso
autore inizia a sostenere che l’uomo non può essere ridotto a cosa perché fondamentalmente è un
essere che ha il linguaggio. Risulta quindi evidente come nei suoi primi scritti si intravede quella che
poi sarà la linea di fondo del pensiero habermasiano (vicino in questo alla prospettiva dell’amico e
compagno di studi Karl – Otto Apel), e cioè un ripensamento della teoria critica attraverso
l’ermeneutica, o più precisamente attraverso la teoria della comprensione e dell’intesa linguistica. Per
una prospettiva di più ampio raggio relativa ai primi studi marxisti di Habermas, v. S. PETRUCCIANI,
Introduzione a Habermas, cit., pp. 9 – 18.
11
dell’“apparato” e plasmata dall’industria culturale, cioè dalla
mercificazione di tutta la vita spirituale);
ξ la critica della scienza e delle sue applicazioni tecnologiche che
comportavano inevitabilmente il dominio dell’uomo sull’uomo;
l’esigenze di una liberazione totale, che, per essere davvero tale
avrebbe dovuto passare prima di tutto attraverso una completa
rigenerazione della persona umana (di qui gli studi sulla “personalità
autoritaria”, e il tentativo di rinnovare e di completare il marxismo
con tematiche psicoanalitiche);
ξ la constatazione del venir meno del potenziale rivoluzionario della
classe operaia nei paesi più sviluppati, e l’individuazione dei nuovi
soggetti rivoluzionari negli intellettuali non conformisti, ovvero non
addomesticati dal “sistema”, negli emarginati, negli oppressi per
motivi razziali, nei popoli del terzo mondo.
20
Nonostante la presenza di contrasti tra il pensiero habermasiano e
quello elaborato dagli autori della Scuola di Francoforte, e inerenti diversi
aspetti come ad esempio l’analisi dei rispettivi presupposti e strumenti
teorico – metodologici,
21
in linea generale non si può parlare di una vera e
propria rottura del pensiero di Habermas nei confronti dei suoi
predecessori, poiché le sue riflessioni sono caratterizzate, soprattutto in
una prima fase, dalla continuità problematica e metodologica con la teoria
critica anche se, fin dall’inizio, esse sono rivolte a fornire nuovi e più
adeguati strumenti per l’analisi sociale. Egli pone infatti in primo piano
l’esigenza di verificare le possibilità di applicazione e di sviluppo della
teoria critica in una società profondamente mutata rispetto agli anni in cui
essa veniva formulata per la prima volta.
20
Per una più ampia trattazione relativa alle origini e al significato della Scuola di Francoforte, v.
GIUSAPPE BEDESCHI, Introduzione a La Scuola di Francoforte, Editori Laterza, Bari, 1985, pp. 6 – 38.
21
Per una più specifica individuazione dei punti di contrasto tra Habermas e la Scuola di Francoforte, v.
ROSA MARIA CALCATERRA, Ideologia e razionalità. Saggio su Jürgen Habermas, G. Gangemi Editore,
Roma, 1984, p. 47.