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salvaguardare gli interessi dei consumatori e della collettività (qualità e
sicurezza di prodotti e servizi);
migliorare il sistema produttivo attraverso l’unificazione dei processi e dei
prodotti;
facilitare le comunicazioni tecniche attraverso l’applicazione di standard per
codici, simboli, interfacce, ecc.;
promuovere la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente attraverso la definizione
dei requisiti dei prodotti, processi e comportamenti.
L’attività di normazione si esplica attraverso l’emanazione di norme che devono
essere accessibili a tutti, avere il consenso di tutte le parti interessate, essere
fondate su risultati scientifici, tecnologici e dovuti all’esperienza e infine essere
approvate da un organismo qualificato e riconosciuto per avere validità oggettiva.
La norma pertanto viene ad assumere un ruolo fondamentale quale documento
ufficiale cui far riferimento e attenersi per avere un metro di valutazione di
prodotti, processi e servizi.
La norma tecnica infatti:
parla un linguaggio universale, quello scientifico, tecnologico e normato,
applicato al mondo industriale;
è accessibile al pubblico per garantire a chiunque la possibilità di conoscerne
l’esistenza e di avvalersi dei suoi contenuti;
costituisce uno strumento di progresso civile;
è approvata da un organismo qualificato e riconosciuto sul piano regionale,
nazionale o internazionale, per avere validità oggettiva;
è redatto secondo criteri condivisi da tutti a livello internazionale.
Le norme devono possedere le quattro caratteristiche indispensabili per essere
credibili ed autorevoli: consensualità, democraticità, trasparenza, volontarietà. La
norma tecnica deve infatti essere approvata con il consenso di coloro che hanno
partecipato ai lavori (consensualità), deve dare la possibilità di partecipare ai
lavori a tutte le parti economico/sociali interessate (democraticità), deve seguire
un iter di approvazione riconosciuto che consenta l’individuazione delle tappe
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fondamentali, tenendo il progetto stesso a disposizione degli interessati
(trasparenza), e costituisce un riferimento che le parti interessate si impongono
spontaneamente (volontarietà).
Consensualità - La consensualità è la modalità di approvazione dei contenuti
tecnici delle norme, da parte delle parti coinvolte, nelle diverse fasi che
costituiscono il processo di elaborazione dei progetti di norma. È un concetto che
si avvicina alla maggioranza assoluta, frutto della mediazione e della
dimostrazione tecnico-scientifica della validità degli argomenti sostenuti in
discussione. La capacità di ricerca del consenso è la professionalità che
maggiormente qualifica gli Enti di Normazione, ma è anche il compito più
difficile, ovvero quello che richiede più tempo e spesso causa ritardi
nell’emanazione delle norme. Infatti, finché non si trova il consenso delle parti, la
norma non può essere finalizzata.
Inoltre, l’approvazione per consenso non si applica soltanto all’individuazione dei
contenuti, ma si applica anche alla definizione dei programmi di normazione,
ovvero alla ricerca delle tematiche da sviluppare, dei tempi di elaborazione più
opportuni e delle tipologie di documento attese dal mercato (norma, specifica
tecnica, rapporto tecnico).
La consensualità della normazione si applica a tutti i livelli (nazionale – UNI,
europeo – CEN ed internazionale – ISO) e in tutte le fasi del processo:
la programmazione dei lavori;
l’elaborazione dei contenuti;
la verifica della bontà dei progetti di norma e la raccolta di contributi esterni al
sistema di normazione per mezzo del meccanismo dell’inchiesta pubblica;
la ratifica finale dei progetti di norma per la pubblicazione.
Democraticità - Le norme nascono su input del mercato che, avvertendo
l’esigenza di un riferimento ufficiale che regolamenti un certo aspetto, richiede
all’organismo di normazione la messa allo studio di un progetto di norma.
La stesura del progetto avviene nell’ambito dell’organo tecnico competente,
strutturato in gruppi di lavoro costituiti da esperti che rappresentano le parti
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economiche e sociali interessate (produttori, fornitori, clienti, utilizzatori,
distributori, centri di ricerca, consumatori, pubblica amministrazione...).
L’organismo di normazione svolge una funzione di coordinamento dei lavori,
mettendo a disposizione la propria struttura organizzativa, mentre i contenuti delle
norme vengono definiti dagli esperti delle parti interessate.
Tutti possono contribuire al sistema della normazione scegliendo - nell’ambito del
processo - la modalità di partecipazione più efficace e più efficiente. Si può
svolgere la funzione di esperto in un Gruppo di lavoro che elabora il progetto di
norma così come inoltrare commenti durante la fase di inchiesta pubblica o
formulare osservazioni in qualità di utilizzatore della norma già pubblicata. La
democraticità della normazione permette che tutte le parti siano rappresentate
nelle diverse fasi di processo.
Trasparenza - La trasparenza del processo normativo è un concetto
assolutamente unico nel suo genere. Nella definizione del progetto di norma tutti
hanno il diritto, ed il dovere, di conoscere le regole del gioco. Gli Enti di
Normazione non possono concedere deroghe al rispetto del processo, così che i
partecipanti non si trovino davanti a “sorprese” dell’ultimo minuto. Le regole
della normazione sono pubbliche e, con l’avvento delle tecnologie telematiche,
sono state messe a disposizione di tutti (in UNI, in CEN e in ISO). Non ci sono
scorciatoie, casi particolari, agevolazioni, privilegi: l’operato della normazione è
sotto l’occhio di tutti e, in ogni momento, documentabile.
Volontarietà - Elaborare, attraverso la partecipazione volontaria, documenti
tecnici di applicazione volontaria, che forniscono riferimenti certi agli operatori
che possono avere una rilevanza contrattuale; la volontarietà della normazione è
quindi duplice ed i due concetti sono strettamente collegati.
Da una parte la partecipazione di tutte le parti interessate è volontaria, in quanto
deve essere considerata un’opportunità per i soggetti pubblici e privati che si
rivolgono agli Enti di Normazione per usufruire di un servizio della società civile
ed evoluta. Dall’altra l’applicazione stessa delle norme non è obbligatoria in
quanto trova naturalmente l’applicazione da parte delle stesse parti economiche e
5
sociali che le hanno promosse e sviluppate.
In ogni caso, mano a mano che si diffonde l’uso delle norme come strumenti
contrattuali e che, di conseguenza, diventa sempre più vasto il riconoscimento
della loro indispensabilità, la loro osservanza diventa quasi imposta dal mercato.
E’ la società che si impone le proprie “regole” tecniche, flessibili e condivise da
tutti, senza dover ricorrere al meccanismo della regolamentazione cogente.
Concludendo, le magnifiche quattro costituiscono i pilastri fondamentali del
sistema ufficiale della normazione, sia esso internazionale (ISO), europeo (CEN)
o nazionale (UNI); se viene a mancare il rispetto di una sola di queste quattro
regole una cosa è sicura: non si tratta di “norme”.
A volte l’argomento trattato dalle norme ha un impatto così determinante sulla
sicurezza del lavoratore, del cittadino o dell’ambiente che le Pubbliche
Amministrazioni fanno riferimento ad esse richiamandole nei documenti
legislativi e trasformandole, quindi, in documenti cogenti.
Esistono quindi due tipi di normativa tecnica:
La norma tecnica è una specifica tecnica, cioè prescrive i requisiti tecnici che
prodotti, processi o servizi devono soddisfare; è redatta con il consenso di
tutte le parti interessate e approvata da un organismo riconosciuto (ente
normatore) per un’applicazione ripetuta e continua, la cui osservanza non è
obbligatoria.
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La regola tecnica invece contiene un insieme di requisiti tecnici, può
incorporare una norma, una specifica tecnica o un codice di pratica, è emanata
dalla pubblica autorità, e per tale motivo è obbligatoria.
Il ruolo della normativa tecnica nelle realtà economiche dei paesi più
industrializzati è di indubbia rilevanza, perché si colloca al centro di quattro
concetti strettamente legati tra loro e da cui dipendono il successo delle imprese,
la qualità della vita, la sicurezza e la cooperazione internazionale:
Qualità, intesa come la totalità delle caratteristiche di un’entità (prodotto,
oggetto fisico, materiali, servizi, processi, organizzazioni, una persona o una
loro organizzazione) che influisce sulle sue capacità di soddisfare le esigenze
del cliente o, in generale, del mercato. Coinvolge pertanto non solo il prodotto,
ma anche l’organizzazione che produce tale prodotto. Proprio per questo si
parla sempre più frequentemente di Sistema di Gestione per la Qualità
(struttura organizzativa, procedure e risorse messe in atto per la conduzione
aziendale per la qualità) di una determinata azienda e di garanzia della qualità.
Per quanto attiene alla qualità, la normativa tecnica definisce quindi:
y i rapporti contrattuali con i fornitori di materie prime e di semilavorati;
y i requisiti dei prodotti;
y la metodologia di formazione sia della dirigenza sia delle maestranze.
Affidabilità, che è l’attitudine di un oggetto ad adempiere alla funzione
richiesta nelle condizioni fissate e per un periodo di tempo stabilito.
Affidabilità, manutenibilità e disponibilità sono attitudini qualitative che
possono essere quantificate per mezzo di opportune variabili causali
osservabili e misurabili, al fine di renderle manipolabili per trarne utili
correlazioni che possono portare a miglioramenti del progetto, delle tecnologie
di produzione e quindi del prodotto. La normazione consente quindi di:
y unificare la terminologia e le tecniche di misurazione e di analisi
dell’affidabilità;
y consolidare e generalizzare i livelli di affidabilità dei prodotti, a mano a
mano che siano raggiunti.
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Certificazione: è l’azione dell’attestare, da parte di un ente terzo, per mezzo
di un certificato e/o di un marchio, che un prodotto, un servizio o il sistema di
gestione di un’azienda è conforme ai requisiti stabiliti da una norma tecnica
emanata dalle autorità competenti. Compito della normazione in relazione alla
certificazione è la definizione:
y dei requisiti dei prodotti, processi e servizi o del sistema di gestione di
un’azienda oggetto di certificazione;
y dei requisiti per l’accreditamento dei sistemi di certificazione, degli
organismi che li attuano e dei laboratori di prova;
y delle modalità di misura, di prova e di taratura delle strumentazioni
adottate dai laboratori.
Responsabilità legale: in tutti i paesi più industrializzati del mondo è, in
qualche modo, disciplinata la responsabilità di chi vende un prodotto nel caso
in cui questo causi danni (responsabilità legale da prodotto difettoso);
nell’Unione Europea questo avviene grazie alla Direttiva n. 5/374/CEE
recepita in Italia dal D.P.R. n. 224 del 1988. La normativa tecnica, stabilendo
il livello tecnico-scientifico minimo da rispettare perché un prodotto sia
ritenuto esente da difetti progettuali e costruttivi, ha un ruolo determinante
nell’attribuzione della responsabilità legale e degli oneri dovuti ai relativi
risarcimenti.
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BREVE STORIA DELLA NORMAZIONE
La normazione ha origini antichissime: sin dai primordi della civiltà l’uomo ha sentito la
necessità di “consuetudini codificate”, di regole a cui attenersi nella sua attività.
Possiamo trovare episodi di razionalizzazione, che hanno un vero e proprio carattere
normativo, già verso il 1600 a.C., in Egitto, dove vennero stabilite delle precise
dimensioni per i mattoni.
Nell’antica Roma, i monumenti realizzati vedono l’impiego di due tipi di mattoni, il
bipedalis (59,2 cm. x 59,2 cm. x 4 cm.) ed il sesquipedalis (44,4 cm. x 44,4 cm. x 4
cm.) opportunamente combinati, il che costituisce una delle più antiche applicazioni
del concetto di intercambiabilità di elementi costruttivi. Anche le famose strade
dell’Impero Romano erano normate: l’ampiezza era di metri 2,75.
Ma la normazione, pur ancora priva di basi scientifiche, cominciò ad avere ampie
applicazioni con l’avvento della rivoluzione industriale, nel XVIII secolo: a partire da
allora, infatti, il diffondersi della realizzazione e dell’applicazione di macchine, impose
da un lato l’intercambiabilità dei pezzi, dall’altro veri e propri elementi normalizzati
quali, ad esempio le filettature, il cono Morse e gli attacchi per le pompe antincendio.
L’unificazione di dimensioni, tipi di produzione, ecc… tende a ridurre i costi industriali:
ben lo capì Henry Ford quando, nel 1909 dichiarò che in futuro avrebbe prodotto un
solo tipo di automobile, il modello T, con un unico tipo di telaio e che “il cliente
avrebbe potuto scegliere il colore che voleva, purché fosse nero”.
La normazione, legata ormai indissolubilmente all’industria, compì progressi talmente
rapidi da evidenziare la necessità di norme valide, non più solo nell’ambito di alcuni
costruttori, ma nell’intero ambito nazionale. Nel 1901 infatti venne fondato in Gran
Bretagna il primo Ente istituzionalmente preposto all’emanazione di norme:
l’”Engineering Standards Committee” che, dopo una serie di evoluzioni, diede origine
nel 1919 al British Standards Institution (BSI).
All’Ente di Normazione inglese ne seguirono altri, tra cui nel 1921 l’UNI (Ente Nazionale
Italiano di Unificazione).
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1.2 Gi enti di normazione
Per comprendere come si perviene alla certificazione e avere visibilità sul
percorso normativo che la supporta, si fornisce di seguito un profilo degli
organismi di normalizzazione internazionali e nazionali e del loro ruolo nel
contesto dell’accreditamento e della certificazione.
1.2.1 ISO: International Organization for Standardization
(Organizzazione Internazionale per la Normazione)
Fondata nel 1947 per volontà di un gruppo di 25 Paesi desiderosi di
creare una struttura per facilitare il coordinamento e l’unificazione
internazionale delle norme industriali, l’ISO
1
è un organismo non
governativo costituito attualmente dagli enti formatori nazionali di 130 Paesi di
tutto il mondo, appartenenti a diversi livelli di sviluppo tecnico/economico.
L’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) è il membro italiano, presente
con un suo rappresentante nel consiglio (Council).
Compito e scopo dell’ISO è quello di promuovere lo sviluppo della normazione e
delle attività a essa collegate al fine di facilitare lo scambio internazionale di beni
e servizi e di sviluppare la collaborazione nell’ambito intellettuale, scientifico,
tecnologico ed economico. L’attività dell’ISO si estende a tutti i settori, a
1
L’Internationl Organization for Standardization avrebbe dovuto avere diverse sigle a seconda
delle diverse lingue, come avviene solitamente; ovvero si sarebbe chiamato IOS in inglese, OIN in
italiano o in francese (Organizzazione Internazionale per la Normazione o Organisation
internationale de normalisation); ciò però non accade perché si è scelta appositamente
un’abbreviazione che potesse essere uguale in ogni lingua e in ogni Paese: ISO, infatti, non solo è
la sigla del nome dell’organizzazione, ma ricorda la parola greca “isos” che significa appunto
“uguale”.
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eccezione di quello elettrico ed elettronico, che fanno capo invece all’IEC
(International Electrotechnical Commision) - anche se nell’intenzione dell’ISO vi
è tuttavia la creazione di un unico grande organismo di normazione a livello
mondiale che comprenda anche l’IEC -.
Il mezzo per ottenere tutto ciò sono le “norme”, ovvero i documenti volontari
elaborati consensualmente dalle parti interessate che definiscono lo stato dell’arte
di prodotti, processi e servizi per migliorare la comunicazione tecnica,
l’economicità di produzione e utilizzo, la commerciabilità e l’intercambiabilità
delle parti, la sicurezza d’uso e di rapporto con l’ambiente e il livello qualitativo.
Tali norme sono formulate ed elaborate dai vari Comitati Tecnici ISO
(attualmente sono 168), i quali provvedono in primis all’emissione di un draft,
ossia di un abbozzo di norma, sottoposto successivamente ad analisi, per passare
poi all’emissione finale del disegno di norma. Il draft finale, dopo essere stato
emesso, è distribuito a tutti i membri dei Comitati i quali, a loro volta, lo
diffondono a tutti gli enti di certificazione e alle varie strutture collegate. Alla loro
attenzione, i draft codificati dai Comitati Tecnici sono soggetti alle eventuali note
o commenti che gli organismi vorranno appuntarvi al fine di renderli più precisi e
rigorosi in vista della loro attuazione a livello mondiale. Superata questa fase,
l’insieme delle informazioni subiscono il processo in senso inverso ritornando ai
Comitati Tecnici, i quali provvedono ad attuare le suddette note e commenti allo
scopo di definire l’intera norma che, in tale circostanza, sarà pronta per essere
emessa.
Nata da esigenze tecniche, l’attività dell’ISO si è posta nuovi obiettivi. Il primo è
un’evoluzione sempre maggiore verso un mercato mondiale e dal respiro
sovranazionale, in grado di avvalersi di diverse fonti, che necessita di riferimenti
chiari, comuni e, proprio per questo, facilmente identificabili tra un Paese e
l’altro, alla ricerca di un linguaggio che sia internazionale e che la normazione
può appunto rappresentare. Il secondo è una netta ed evidente interpenetrazione
dei settori: nessun campo industriale o produttivo può dirsi del tutto autonomo e
indipendente da componenti, prodotti, regole applicative che valgono per altri, e
11
questo rende la correlazione e l’interscambio un fatto inevitabile e quindi
importante.
La richiesta di tecnologie emergenti è un altro dei punti in questione, in quanto
logica conseguenza della creazione e dello sviluppo di nuovi settori di azione, che
spaziano dall’information technology ai materiali avanzati, dall’urbanizzazione
alle tecniche di costruzione. Si tratta di campi nuovi e caratterizzati da una rapida
evoluzione, ma al tempo stesso anche da un bisogno di ordine e criterio, ed è per
questo che, più di altri necessitano di norme che li regolino e li uniformino.
L’ultimo aspetto invece, è più di natura politico-sociale che tecnica ed è legato
alla presenza in ambito ISO di una serie di Paesi in via di sviluppo, intenzionati a
muovere i primi passi in una realtà imprenditoriale, produttiva e sociale nuova e
più avanzata: la creazione di quelle che lo stesso ISO definisce “infrastrutture
normative” potrebbe rappresentare per questi Paesi una sorta di carta vincente e
una solida base di partenza.
Alla luce degli obiettivi, l’attenzione verso aree di interesse sempre più ampie e
con risvolti sociali è il logico sviluppo dell’attività dell’ISO: ne sono esempio le
norme della serie ISO 9000 sui sistemi di qualità aziendale (tendenti a
razionalizzare l’organizzazione delle aziende per migliorarne i prodotti) e quelle
della serie ISO 14000 sui sistemi di gestione ambientale (per migliorare i rapporti
tra impresa e ambiente in cui essa opera).
In conclusione, l’ISO elabora e pubblica “norme” come strumenti indispensabili
per abbattere le barriere al commercio, sia di natura tecnica sia economica, per
favorirne lo sviluppo e per fare in modo che il mercato e il mondo siano realmente
senza confini.
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1.2.2 CEN: Comitato Europeo di Normazione
Il CEN è il Comitato Europeo di Normazione, fondato nel 1961, cui
aderiscono gli enti di normazione di 19 paesi membri della CEE e
dell’EFTA (European Free Trade Association, Associazione Europea
del Libero Scambio). Ha lo scopo di promuovere l’impiego delle norme
internazionali ISO e di armonizzare tali norme su scala europea, allo scopo di
facilitare lo sviluppo degli scambi di prodotti e di servizi, mediante l’eliminazione
degli ostacoli creati dai requisiti di natura tecnica. Ora, inoltre contribuisce agli
obiettivi dell’Unione Europea e dell’Area Economica Europea con gli standard
tecnici volontari che promuovono la sicurezza dei lavoratori e dei consumatori, la
protezione dell’ambiente, lo sviluppo della ricerca, ecc.
Il CEN si avvale dell’ausilio di circa 300 Comitati Tecnici i quali elaborano
progetti che, sottoposti al voto di tutti gli enti nazionali membri, diventano, se
approvati, norme europee EN. Ai progetti di norme tecniche partecipano tutte le
parti interessate, infatti la composizione di ciascuna Commissione garantisce per
statuto la presenza di produttori, utilizzatori, istituti scientifici, amministrazioni
statali, ecc., in modo da assicurare un certo carattere di con sensualità.
L’attività europea di normazione, avviata in sordina, è esplosa con l’emanazione
delle direttive di “nuovo approccio” e della marcatura CE per la circolazione di
prodotti sicuri sul territorio europeo. Si sono allora aperti migliaia di progetti
normativi che avrebbero portato alla pubblicazione esponenziale di norme EN.
Al pari di quanto è accaduto per le norme nazionali, anche il mercato unico
europeo valuta la validità di quanto già esistente in ISO per, eventualmente,
adottarlo senza modifiche con la sigla EN ISO.
Il CEN si presenta sulla scena internazionale come un super ente “nazionale” di
normazione. Come nella maggioranza delle istituzioni europee, la sua difficoltà
risiede nella velleità di rappresentare in un unico ente la necessità di rispettare le
singole realtà nazionali. Si inventa quindi una forma di consenso ibrida, dove le
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rappresentanze non sono individuate nell’ambito di un mercato unico, ma
provengono dai singoli Stati membri con un meccanismo di ponderazione
dipendente dall’importanza industriale degli stessi.
La differenza importante rispetto all’ISO risiede nella regola che obbliga al
recepimento nazionale delle norme EN, che diversamente dalla norma nazionale,
pur essendo volontaria e non cogente, una volta approvata dalla maggior parte dei
paesi aderenti, deve essere recepita dai singoli paesi membri con l’obbligo di
ritirare la propria normativa nazionale sullo stesso argomento.
La situazione descritta porta, quindi, inevitabilmente ad una graduale sostituzione
delle norme nazionali a favore di quelle europee e della presenza di norme ISO in
particolari situazioni dove vi è interesse per il mercato su scala internazionale, per
argomenti non trattati in sede europea.
1.2.3 UNI: Ente nazionale italiano di unificazione
L’UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione è un’associazione
privata senza scopo di lucro, i cui soci, oltre 7000, sono imprese,
liberi professionisti, associazioni, istituti scientifici e scolastici,
realtà della Pubblica Amministrazione.
È riconosciuto giuridicamente sia a livello nazionale che internazionale dalla
direttiva del consiglio 83/189/Cee del 28 marzo 1983, recepita dal governo
italiano con la legge 21 giugno 1986, n. 317 e svolge attività normativa in tutti i
settori industriali, commerciali e del terziario ad esclusione di quello elettrico ed
elettrotecnico di competenza del CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano.
Settore elettrico Tutti gli altri settori
A livello mondiale IEC ISO
A livello europeo CENELEC CEN
A livello italiano CEI UNI
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L’UNI è stato costituito nel 1921, con la sigla "UNIM", a fronte dell’esigenza
dell'industria meccanica di unificare le tipologie produttive, facilitare
l’intercambiabilità dei pezzi, ecc. Da allora, l’attività di normazione ha assunto
sempre più importanza nel contesto economico del paese: già nel 1928 la
Confindustria ne riconobbe il ruolo fondamentale per l’economia e ne promosse
l’estensione a tutti i settori industriali: l’UNIM si trasformò così anche
formalmente e la sigla che lo contraddistingueva perse la “emme” finale,
diventando l’attuale UNI.
L’organizzazione dell’UNI è quella tipica di un’associazione. Gli organi
amministrativi sono infatti l’Assemblea (formata dai soci: imprese, istituti
scientifici e scolastici, professionisti, Pubblica Amministrazione), il Consiglio
(espresso dall’Assemblea e dai soci di diritto: Ministeri interessati, CNR,
associazioni imprenditoriali, Enti Federati), la Giunta Esecutiva e il Presidente.
L’UNI ha il compito di svolgere le seguenti attività:
produrre norme tecniche;
collaborare con gli enti esteri di normazione; l’UNI inoltre partecipa, in
rappresentanza dell’Italia, all’attività normativa degli organismi
sovranazionali di normazione: ISO (International Organization for
Standardization) e CEN (Comité Européen de Normalisation);
promuovere e diffondere la cultura normativa;
pubblicare e diffondere le norme tecniche;
promuovere l’attività di certificazione.
Le norme tecniche definiscono le caratteristiche e le prestazioni di prodotti,
processi produttivi e servizi, sotto differenti aspetti: qualitativi, dimensionali,
tecnologici e di sicurezza. L’attività normativa, che determina quindi lo stato
dell’arte del prodotto considerato, permette di migliorare l’economicità del
sistema produttivo e di facilitare i rapporti fra produttori e utilizzatori. Le norme
tecniche sono messe a punto con il consenso e la cooperazione di tutte le parti
interessate, produttori, utenti, mondo della ricerca e autorità competenti, ed
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esprimono quindi una soluzione concordata.
Tutti i progetti normativi vengono elaborati, nei settori di rispettiva competenza,
da 57 commissioni tecniche interne all’UNI e da 14 enti federati all’UNI. Le
commissioni, che operano in specifici settori, sono articolate in sottocommissioni
e gruppi di lavoro, composti a loro volta da rappresentanti di tutte le categorie
interessate ai temi oggetto di studio: produttori, utilizzatori, organismi tecnici e
scientifici, amministrazioni pubbliche. Tale partecipazione assicura la
consensualità, caratteristica essenziale delle norme tecniche, il cui impiego non è
obbligatorio, ma solo consigliato (anche se le norme UNI possono essere recepite
in provvedimenti legislativi, assumendo così il carattere di regole tecniche, la cui
osservanza è obbligatoria)….