Margherita Anania
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concetto di “Heritage” (ossia l’eredità del passato da cui
apprendere e di cui la più ampia fascia di popolazione deve
poter godere), nella realtà italiana domina invece quello di
“patrimonio culturale” da salvaguardare, da proteggere da
masse incompetenti e disinteressate.
Fortunatamente questa concezione della cultura sta sempre più
perdendo terreno, a favore di una nuova consapevolezza legata
al fatto che, se è vero che i processi di creazione artistica non
possono e non devono essere assoggettate alle dinamiche del
mercato (pena la perdita dell’elemento dell’innovazione e la
mancata affermazione di nuove poetiche, di nuove correnti),
d’altra parte non si può prescindere dal giudizio e dai bisogni
del pubblico (senza la cui fruizione, il prodotto artistico non
avrebbe ragion d’essere).
Questa nuova coscienza si esprime in una crescente attenzione
da parte di tutti i soggetti che si muovono sul palcoscenico
dell’arte (siano essi orientati al profitto o meno) verso quelli
che sono i principi, gli strumenti e le strategie del marketing,
della ricerca di mercato e della comunicazione, che soli nella
loro specificità, sono in grado di favorire il suddetto incontro
garantendo soddisfazione a tutti i soggetti coinvolti nel
processo.
Prima di scendere troppo in profondità nelle tematiche del
marketing delle Performing Arts, tuttavia, sarà bene fornire un
quadro d’insieme della realtà italiana analizzandone i diversi
aspetti che ci permetteranno poi di meglio inquadrare e
contestualizzare il caso di studio proposto come esempio di un
tessuto ben più complesso e variegato.
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
1
Capitolo 1
IL SISTEMA DEGLI SPETTACOLI DAL VIVO
IN ITALIA
1. LO SCENARIO ITALIANO: CARATTERISTICHE
GENERALI
A voler delineare un quadro d’insieme del settore dello
spettacolo dal vivo in Italia, ci si rende immediatamente conto
della difficoltà che un simile lavoro comporta a causa della
completa assenza di uniformità. Al contrario, ci si trova di
fronte a un contesto che appare complesso, articolato e
multiforme e, pertanto, difficile da cogliere nella totalità delle
sue sfaccettature.
Una simile eterogeneità è certamente frutto di una serie di
fattori storici e geografici non trascurabili, che hanno giocato
un ruolo chiave nel determinare l’attuale assetto del settore.
Primo fra tutti il rapporto tra i soggetti che operano nel campo
delle arti sceniche e la pubblica amministrazione, sia centrale
sia locale. Prima dell’avvento della Repubblica, il teatro e la
musica erano assimilati alle categorie del commercio; solo con
lo Stato fascista le arti della scena cominceranno ad essere
considerate meritevoli del sostegno della collettività,
specialmente nella misura in cui esse potevano contribuire al
processo propagandistico per la legittimazione del regime.
Successivamente, anche lo stato democratico repubblicano,
sorto per effetto del referendum del 1946, ribadirà il proprio
impegno nella promozione delle arti e della cultura,
caratterizzandosi tuttavia per un atteggiamento fortemente
contraddittorio: mentre da una parte, infatti, si considerava
Margherita Anania
2
centrale e irrinunciabile il ruolo della Pubblica
Amministrazione nel dare impulso alle attività di spettacolo,
dall’altra la stessa Pubblica Amministrazione non era riuscita a
definire un quadro normativo completo che potesse dare un
assetto definitivo e ordinato alla materia: di qui il disagio degli
operatori del settore, costretti a fare i conti con la cronica
incertezza di un contributo statale che veniva determinato di
stagione in stagione sulla base delle disponibilità del bilancio
annuale dello Stato.
Soltanto a partire dagli anni ’80, si inizierà a intravedere una
certa volontà di mettere un po’ di ordine all’interno di un
quadro confuso e incerto, volontà testimoniata tra l’altro
dall’emanazione di una serie di provvedimenti organici che
mirano a sopperire alla disomogeneità degli interventi pubblici
e a snellire una macchina burocratica farraginosa e lenta con
cui bisogna confrontarsi per avere accesso ai contributi. Due
tappe importanti segnano l’evolvere di questo programma:
l’istituzione del FUS
1
(di cui si parlerà più diffusamente nel
paragrafo successivo) nel 1985 e il processo di
decentralizzazione che ha comportato il trasferimento di
alcune competenze dalle Autorità centrali alle amministrazioni
locali, anche in materia di spettacolo e cultura.
A pesare inoltre sul sistema dello spettacolo in Italia, sono le
forti differenze territoriali che caratterizzano il nostro Paese.
C’è, infatti – eccezion fatta per quei pochi organismi che, pur
avendo sede in luoghi specifici, operano su tutto il territorio
nazionale - una distribuzione degli operatori e, quindi, delle
attività culturali fortemente diseguale, con una tendenza a una
intensa concentrazione nel Nord e nel Centro d’Italia, a
discapito del Sud; per di più, anche all’interno di queste
macroaree è possibile individuare dei poli culturalmente molto
attivi a cui si contrappongono zone segnate dalla scarsità o,
addirittura, dalla totale mancanza di iniziative.
1
Fondo Unico per lo Spettacolo
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
3
Al di là di dati storici e geografici, comunque, pare utile in
questa sede, fornire anche una breve panoramica di quelli che
sono i dati numerici
2
e i trends principali del settore spettacolo
che attualmente si registrano nel nostro Paese.
Lo spettacolo dal vivo ha fatto registrare nel 2003 un
andamento che evidenzia dei segnali positivi, specie con il
grande successo raccolto dalle manifestazioni dedicate alla
musica jazz (concerti +19,3%, biglietti venduti +30,5%, incassi
+52,2%).
Il balletto classico e moderno ha fatto registrare un forte
aumento del numero delle recite (+14,3%) e della spesa del
pubblico (+56,5%); non così per i biglietti venduti (+1,9%).
Buona anche la performance dei concerti di danza in aumento
nella spesa (+1,6%), nei biglietti venduti (+2,5%) e nel numero
di rappresentazioni (+2,7%).
Nel teatro di prosa - che tra i vari generi di spettacolo si attesta
sugli stessi livelli di spesa del pubblico dei concerti musicali
(con poco più di 158 milioni di euro) - si è registrato un
modesto ma confortante aumento delle manifestazioni
(+4,8%), di biglietti venduti (+2,4%) e dei relativi incassi
(+4,2%).
Dalle attività musicali, purtroppo, non giungono dati
confortanti: per la concertistica sono in calo il numero di
esibizioni (-1,7%), i biglietti venduti (-2%) e gli incassi (-2,7%).
La musica lirica tocca punte di ribasso considerevoli se si
guarda al numero di biglietti venduti (-15,9%) e alla spesa del
pubblico (-10,3%), a fronte di un numero pressoché uguale di
concerti (+0,2%).
Considerando le attività musicali e teatrali nel loro complesso
si osserva un volume di incassi in lieve crescita, un discreto
aumento nell’offerta delle rappresentazioni (9% circa), con un
2
I valori di cui si parla si riferiscono ai dati raccolti dalla SIAE nel 2003,
analizzando i principali indicatori della domanda e dell’offerta (ossia il
numero di rappresentazioni, i biglietti venduti e il volume della spesa del
pubblico).
Margherita Anania
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incremento rispetto al 2002 pari all’8,5%, cui tuttavia
corrisponde una lieve riduzione nel numero dei biglietti
venduti (Tabella 1).
Bisogna comunque tenere presente che le attività di spettacolo
sono influenzate, più o meno fortemente, da un insieme di
fattori interconnessi e in continua evoluzione: si pensi alla
variazione di linguaggi, al rinnovamento tecnologico, al
mutamento di composizione, gusti e bisogni culturali e di
intrattenimento del pubblico. Tali mutamenti, avvenuti nei
settori più disparati, hanno modificato anche il modo di
rappresentare e di distribuire lo spettacolo, così come la
progressiva integrazione della realtà italiana con quella europea
ha aumentato gli scambi ed i riferimenti sociali comuni
venendo di conseguenza a modificarsi anche i costi di
produzione e la “vita” dell’opera culturale, con evidenti riflessi
sulla domanda e sui consumi.
Per quanto riguarda l’Italia poi, una delle caratteristiche più
tipiche risiede nel collegamento tra spettacolo e patrimonio
culturale, la cui percezione appare ben chiara a livello
Tabella 1. Andamento attività di spettacolo nel 2002-2003
Tipologia di
attività/indicatori
2002 2003 Variazione %
Attività teatrali e musicali
n. manifestazioni 169.476,00 184.027,00 8,59%
n. biglietti venduti 27.887.706,00 27.420.808,00 -1,67%
spesa del pubblico € 458.327.847,00 € 461.793.411,00 0,76%
Attività cinematografiche
n. manifestazioni 981.887,00 1.074.224,00 9,40%
n. biglietti venduti 111.493.026,00 105.030.086,00 -5,80%
spesa del pubblico € 629.384.678,00 € 608.563.592,26 -3,31%
Fonte: Siae, maggio 2004
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
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istituzionale se si pensa all’unificazione di “beni” e “attività”
culturali ricondotti in un unico Ministero. Il valore culturale ed
economico dello spettacolo è, infatti, alimentato anche
dell’importanza artistica, storica e architettonica di molte delle
location in cui esso viene realizzato. Conferma di ciò è il
rinnovato interesse all’utilizzo di scenari e competenze italiani
da parte di produzioni internazionali, nonostante oggi tale
fenomeno rimanga ancora piuttosto timido e lontano dagli
esempi del passato.
L’integrazione tra spettacolo e patrimonio culturale può
produrre una serie di effetti positivi sia per l’espansione della
domanda di cultura formulata dai residenti e dai visitatori, sia
per le opportunità creative e finanziarie che verrebbero a
crearsi nei vari settori e nei vari luoghi del territorio nazionale.
Di qui l’importanza strategica rivestita dal turismo culturale
che, attraverso varie iniziative a livello regionale e locale,
permetterà di stabilire un rapporto più stretto con il territorio
e con la comunità di riferimento; i produttori di spettacolo
dovranno puntare dunque su un aumento del coinvolgimento,
della partecipazione e del sostegno dei cittadini all’attività
culturale.
Garantire il rinnovamento della scena culturale del nostro
Paese, favorire l’innovazione e la sperimentazione di nuove
tecniche e stili, consentire l’accesso e la fruizione al più ampio
numero di utenti, promuovere le produzioni di alta qualità
sono gli obiettivi principali che lo Stato punta a conseguire
mediante il supporto finanziario da esso messo a disposizione
dei soggetti che operano in quest’ambito.
Tuttavia, nel lungo termine, c’è un altro risultato che lo Stato
mira a conseguire: pur senza rinunciare al proprio ruolo
centrale, la sua azione è finalizzata alla realizzazione di un
affiancamento, ovvero una sorta di partnership tra Pubblico e
privati che consenta di accrescere i mezzi e di snellire la
complessa macchina burocratica a) orientando sempre più il
settore dello spettacolo verso procedure di gestione più
Margherita Anania
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flessibili; b) creando strutture che siano capaci di “avvicinarsi”
al potenziale pubblico; c) identificando strumenti di intervento
adeguati per ampliare l’offerta e far sì che il privato percepisca
le attività culturali come attività produttive, alle quali non solo
garantire un appoggio finanziario ma da cui ottenere anche un
feedback e un ritorno d’immagine che assicuri utili, almeno in
prospettiva.
Fortunatamente oggi l’adozione di un approccio “economico”
riferito alle attività culturali e di spettacolo non sembra
suscitare più le diffidenze che a lungo lo hanno accompagnato.
Ciononostante, resiste nel settore il timore che possa diventare
dominante una visione eccessivamente economicistica; timore
basato a sua volta sull’opinione che introdurre pratiche legate
al mondo del mercato in ambito culturale possa in qualche
modo portare alla perdita di quei valori che della cultura sono
espressione.
Proprio in quest’ottica, e tenendo presenti tali paure, negli anni
a venire i criteri di valutazione che regolano il sostegno
pubblico al settore, dovranno tenere in debita considerazione
gli elementi di carattere gestionale senza trascurare le
motivazioni che giustificano l’intervento statale a favore del
settore dello spettacolo, in quanto bene meritorio e di interesse
nazionale.
2. LEGGE E CULTURA: IL QUADRO NORMATIVO
L’attuale assetto istituzionale dello spettacolo è il risultato di
una stratificazione legislativa che negli ultimi anni ha mostrato
un andamento a tratti “dissociato”, dati i numerosi
provvedimenti che spesso si sono succeduti al solo scopo di
correggere gli effetti negativi generati dai precedenti e non
adeguatamente previsti.
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
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Il ruolo dello spettacolo è oggi centrale nell’evoluzione di una
collettività poiché ne favorisce l’aggregazione, la crescita civile
e l’evoluzione socio culturale , contrasta le cause del disagio
sociale, rende vissuto il territorio urbano, favorisce uno
sviluppo economico sostenibile del Paese, promuove
l’integrazione culturale delle comunità.
Si tratta di un bene di “utilità sociale” alla cui fruizione vanno
garantite pari opportunità, che ha un importante valore non
solo per l’aspetto economico occupazionale (nel nostro paese
sono oltre 200.000 gli addetti del settore), ma proprio per
quello creativo artistico di costruzione di un’identità, di
valorizzazione del patrimonio culturale e di tutela della libertà.
Una simile considerazione deve comportare quale naturale
conseguenza l’affrancamento dello spettacolo dalla visione
effimera che lo affligge e il riconoscimento della sua
strategicità con equiparazione concettuale ai settori
dell’industria, della ricerca e dei servizi, cui destinare mirati
investimenti. Solo in questa logica l’intervento pubblico potrà
essere svincolato dalla logica assistenzialistica, per assumere il
ruolo di traino, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
e di volano di un intervento privato motivato a sostenere il
settore.
Appare qui utile ripercorrere rapidamente le tappe che hanno
condotto all’affermarsi del complesso sistema normativo
nazionale a sostegno dello spettacolo.
Un primo intervento legislativo di rilievo è adottato nel 1967
(L. 14/08/1967 n. 800, “Nuovo ordinamento degli enti lirici e
delle attività musicali”), per disciplinare le attività liriche e
concertistiche: questa legge istituisce e regolamenta gli enti
lirici trasformatisi dal 1998 in Fondazioni di diritto privato, i
Teatri di tradizione, le Istituzioni Concertistico-Orchestrali. La
legge quadro disciplina anche il collocamento nel settore, il
credito teatrale, si occupa dei rapporti tra musica e televisione,
istituisce una Commissione Centrale per la Musica, anch’essa
antenata delle Commissioni attualmente operanti e composta
Margherita Anania
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da rappresentanti di diversi Ministeri e di istituzioni
beneficiarie del finanziamento pubblico. Successivamente
subentra la Legge del 14/11/1979 n. 589, “Provvedimenti per
le attività musicali e cinematografiche” che disciplina la
destinazione di un fondo speciale alla musica ed al cinema.
L’aura di provvisorietà permea anche dalla legge successiva
(17/02/1982, n. 43, “Interventi straordinari a favore delle
attività di spettacolo”), che piuttosto singolarmente recita
all’art. 1: “In attesa dell’entrata in vigore delle leggi di riordinamento
organico delle attività musicali, di prosa e cinematografiche, sono disposti i
seguenti provvedimenti straordinari”. La formula è letteralmente
replicata l’anno successivo, con la legge 10 maggio 1983, n.
182, “Interventi straordinari nel settore dello spettacolo”.
Queste leggi si occupano essenzialmente dei fondi da mettere
a disposizione del settore e di alcune delle modalità di
concessione dei contributi statali. Il ripetersi di provvedimenti
straordinari va ascritto all’attesa di una legge per il riordino
generale, che in quegli anni è in corso di elaborazione.
Il settore dello spettacolo diventa oggetto di normativa unitaria
dopo due anni, con la Legge del 30/04/1985, n. 163, “Nuova
disciplina degli interventi dello Stato a favore dello
spettacolo”, che istituisce il Fondo Unico per lo Spettacolo, il
Consiglio Nazionale dello Spettacolo, l’Osservatorio dello
Spettacolo, introducendo peraltro una serie di agevolazioni
fiscali per i diversi ambiti.
Nel 1993 - sulla spinta dei Consigli Regionali ed
essenzialmente ai fini della devoluzione alle Regioni della
potestà legislativa in materia di turismo - è abrogata la legge
istitutiva del Ministero per il Turismo e lo Spettacolo. Il
D.P.C.M. 12 marzo 1994 istituisce il Dipartimento dello
Spettacolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
trasferendo ad esso competenze, uffici e personale
dell’abrogato Ministero.
Negli anni successivi l’attività legislativa e regolamentare si
preoccupa essenzialmente di modificare, rendendole più
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
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efficaci e snelle, le procedure relative alla concessione di
contributi. Va in questo senso il D.P.R. 21 aprile 1994, n. 394,
“Semplificazione dei procedimenti di concessione dei
contributi”, e tutta la serie di decreti della Presidenza del
Consiglio dei Ministri che disciplinano svariati aspetti
procedurali e finanziari dello spettacolo.
La legislazione successiva prosegue nel rafforzamento
dell’efficacia dell’azione statale: il D.P.C.M. 2 agosto 1995,
“Istituzione dell’Ufficio VI - Attività Ispettive del
Dipartimento dello Spettacolo”; il D. Lgs. 8 gennaio 1998, n.
3, “Riordino degli organi collegiali operanti presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento dello
Spettacolo” con cui sono riorganizzati la composizione e il
funzionamento delle Commissioni consultive formate da
esperti ed è istituito il Comitato per i Problemi dello
Spettacolo (in sostituzione del Consiglio Nazionale dello
Spettacolo).
La legge 3 agosto 1998, n. 288 abolisce l’imposta sullo
spettacolo e con il D. Lgs. 20/10/1998 n. 368, “Istituzione del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali” i comparti dello
spettacolo e del patrimonio culturale sono fatti oggetto di
un’azione di governo complessiva, con il tentativo di
rafforzarne i tratti comuni anche alla luce della crescente
considerazione della cultura come risorsa strategica per lo
sviluppo economico e sociale del Paese. Segue il D. Lgs. 21
dicembre 1998, n. 492, con cui sono emanate disposizioni
correttive della legislazione vigente.
Sarà, però, soltanto nel 2002 che verrà messa a punto
l’auspicata riforma dei meccanismi di sostegno, motivata da
una sempre più urgente necessità di adeguamento dell’azione
statale alla rapida e quotidiana evoluzione del settore; tale
riforma troverà piena applicazione nell’anno seguente,
ponendosi al centro dell’azione del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali un rinnovato impegno volto a rendere più
efficaci i meccanismi di sostegno pubblico e a semplificare,
Margherita Anania
10
razionalizzandoli, i criteri di assegnazione delle risorse ai vari
comparti dello spettacolo. Sul fronte normativo, l’azione
dell’Amministrazione nel 2003 si è dunque tradotta
nell’applicazione di quella serie di provvedimenti normativi,
varati nel 2002, che dopo un lungo periodo di emanazioni di
circolari applicative, hanno finalmente portato alla messa a
punto di tre distinti Regolamenti - uno per ciascun comparto
dello spettacolo - su “Criteri e modalità di erogazione di contributi in
favore delle attività teatrali, musicali, di danza”. I tre Regolamenti
determinano: a)le condizioni di accesso alle sovvenzioni dello
Stato, per la quota parte del FUS destinata a ciascuna
disciplina; b) i soggetti che vi possono ricorrere; c) i criteri di
valutazione; d)le modalità operative, e rispetto alle precedenti
circolari hanno introdotto alcune variazioni di rilievo. Gli
elementi di sostanziale novità dei Regolamenti entrati in vigore
nel 2002, e che sussistono per il 2003, sono:
la possibilità di scegliere tra contributo triennale e annuale
secondo il periodo di programmazione, a fronte di una
valutazione comunque annuale dei progetti, in modo da
rendere l’intervento dello Stato più flessibile e dunque più
aderente alle attività da sostenere, sia sul piano artistico
che economico;
l’introduzione di una maggiore elasticità nei criteri di
giudizio, abbandonando la distinzione “verticale” e per
quote prefissate tra valutazione quantitativa e qualitativa, a
favore di una distinzione “orizzontale” che considera
l’elemento quantitativo solo in presenza dell’accertata
qualità culturale del progetto;
la maggiore attenzione dedicata alle attività di formazione
e promozione e il minor rilievo attribuito ai costi per
compensi artistici al fine di favorire una politica di
contenimento del prezzo del biglietto;
la semplificazione e razionalizzazione delle procedure e la
revisione dei requisiti e delle condizioni di ammissibilità, in
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
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funzione di un alleggerimento degli adempimenti richiesti
ai soggetti beneficiari.
Per quel che riguarda il settore dei festival e delle rassegne, ai
sensi dell’art. 14 del D.M. 21/05/2002 n. 188 può essere
concesso un contributo a soggetti pubblici o privati
organizzatori delle suddette manifestazioni di particolare
rilievo nazionale od internazionale che:
comprendano una pluralità di spettacoli nell’ambito di un
coerente progetto culturale, effettuato in un arco di tempo
limitato ed in una medesima area;
costituiscano momenti di incontro privilegiato tra le
diverse culture dello spettacolo dal vivo, anche mediante
creazioni multidisciplinari;
contribuiscano alla diffusione e al rinnovamento della
danza in Italia, nonché allo sviluppo della cultura della
danza.
I contributi dello Stato a favore delle Rassegne e dei Festival
hanno carattere integrativo di altri apporti finanziari, in misura
non superiore al 150% di quest’ultimi, e sono determinati sulla
base dei seguenti presupposti:
a) sovvenzione di uno o più enti pubblici;
b) direttore artistico, in esclusiva rispetto ad altri festival,
dotato di prestigio culturale e di capacità professionale;
c) presenza di una struttura tecnico-organizzativa permanente;
d) previsione di una pluralità di spettacoli dei quali almeno uno
presentato in prima nazionale;
e) programmazione di almeno otto manifestazioni con
prevalenza di spettacoli, sia per ospitalità sia in coproduzione,
di soggetti italiani sovvenzionati ai sensi del presente
regolamento, nonché di soggetti di altre nazioni, che svolgono
un’attività di elevata qualità artistica.
Sul fronte dei finanziamenti pubblici, gli stanziamenti del FUS
relativi al 2003, comprensivi del Fondo Integrativo, hanno
registrato un lieve incremento rispetto all’anno precedente,
pari all’1%. Ma, al di là dell’incremento in termini di valori
Margherita Anania
12
correnti (considerando il tasso di inflazione, il FUS registra
invece, dal 1985 ad oggi, una perdita pari a -30% in termini di
valori reali) è importante dar conto di alcune linee di azione su
materie di grande rilevanza e stringente attualità per lo
sviluppo del settore e che - sotto la spinta propulsiva del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali - hanno
caratterizzato in modo specifico il 2003.
Tra gli interventi di grande portata si richiama la L. 291/2003,
istitutiva della “Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e
dello spettacolo. Arcus S.p.A.”, che segna una importante
novità nel quadro legislativo. Lo statuto di Arcus ne definisce
l’ampio raggio di azione che concerne, sostanzialmente, la
promozione e il sostegno di iniziative mirate alla realizzazione
di interventi di restauro e di recupero nonché il supporto in
favore delle attività culturali e dello spettacolo. Finalmente si
prende atto della realtà per cui, se si vuol favorire lo sviluppo
della cultura e dello spettacolo, occorre una struttura agile, in
grado di dare impulso a settori così importanti per la crescita
culturale del Paese. In sintesi Arcus promuoverà tutti quegli
interventi di sostegno per il rilancio della cultura italiana,
facendo da prezioso volano per la crescita, lo sviluppo e la
valorizzazione non solo in termini di elevazione culturale dei
cittadini, ma anche in termini di crescita economica del Paese.
I fondi della Arcus verranno destinati in parte al fondo di
garanzia per il cinema e in parte alle attività teatrali, liriche e
musicali. Un decreto nel mese di marzo 2003 ha reso operativa
la Società che vedrà assegnate somme pari al 3% delle risorse
destinate allo sviluppo delle infrastrutture del Paese per
sostenere la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale
italiano.
Con riferimento alle risorse che non provengono direttamente
dal FUS, si registra una costante crescita di apporti
supplementari, ivi compresi quelli derivanti dalle erogazioni
liberali destinate allo spettacolo e principalmente alle attività
musicali.
Il sistema degli spettacoli dal vivo in Italia
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A ciò si aggiungano gli effetti della legge dell’ 11/11/2003, n.
310 grazie alla quale è stata estesa alle attività culturali, a partire
dal 2004, la possibilità di utilizzare dei fondi derivanti dal gioco
del lotto; possibilità questa già accordata dalla L. 662/96 per il
finanziamento dei beni culturali. Non può non ricordarsi poi
che il 2003 è anche l’anno in cui si sono poste le basi per il
riordino delle strutture interne al MiBAC, concretizzatosi nel
D. Lgs. 8/01/2004 n. 3, “Riorganizzazione del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali”, ai sensi dell’art 1 della L.
6/07/2002 n. 137 e nel successivo Regolamento contenuto nel
D.P.R. 10/06/2004 n. 173. Per effetto di tali provvedimenti il
Ministero è stato articolato in quattro dipartimenti, uno dei
quali competente per lo spettacolo e lo sport a sua volta
ripartito in due Direzioni Generali, per il Cinema e lo
Spettacolo dal vivo e lo sport.
Nella seconda metà del 2003 l’Italia ha altresì assunto la
Presidenza dell’Unione Europea, ragione per cui durante il
semestre si è cercato di dare degna risposta ad alcune sfide
fondamentali per il futuro dell’Unione, relative anche allo
spettacolo.
In linea più generale, il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali ha di fatto proseguito la campagna di incentivazione
all’utilizzo di criteri manageriali nella gestione delle imprese del
settore culturale avviata già negli anni precedenti. Uno dei
principali obiettivi è quello di sollecitare ed incrementare il
rapporto pubblico-privato, di concerto con le amministrazioni
locali, tenendo presente che il mondo privato (banche,
fondazioni, aziende, organizzazioni no profit) sta dimostrando
un crescente interesse verso le attività culturali, nonostante la
crisi economica abbia fatto calare la spesa per le
sponsorizzazioni locali da parte di alcune imprese, sempre
meno disposte a destinare cospicue risorse ad eventi che non
garantiscono significativi e durevoli ritorni per l’immagine
aziendale.