5
una prassi molto comune ma non sempre condivisa. Nel testo si
presentano anche le opinioni contrarie.
Una volta analizzat i i passi che precedono la costruzione di una
campagna, si passerà a descrivere come le varie proposte realizzate
vengono sottoposte all’approvazione del cliente (più precisamente si
studiano le proposte per un annuncio, per uno spot e per l’acquisto degli
spazi sui mezzi). Quando queste sono state approvate, vengono scelti i
fornitori (i fotografi, i registi, le case di produzione). Infine si realizza il
messaggio. In ultima analisi, verranno trattati i criteri utilizzati per
determinare l’efficacia della campagna ed i metodi di ricerca adottati
durante le varie fasi (sia prima che dopo le realizzazione del
messaggio).
La seconda parte del testo è il resoconto della mia prima esperienza
in questo campo. Si tratta di uno stage presso la Polidon
Communication, una piccola agenzia pubblicitaria di Orvieto (Tr),
durante il quale ho avuto la possibilità di seguire la creazione di una
campagna pubblicitaria per il lancio di un quotidiano economico-
finanziario.
La mia intenzione è quella di fornire un esempio di applicazione
delle teorie esposte nella prima parte, seguendo un percorso parallelo
che evidenzi similarità e differenze; come spesso avviene, infatti, la
prassi non sempre corrisponde alla teoria e questo ho avuto modo di
verificarlo personalmente.
La seconda parte, quindi, inizia dallo studio del progetto: il rilancio
di un quotidiano economico-finanziario che è uscito dal mercato da
circa due anni. Il secondo passo è stata l’analisi del mercato di
riferimento del prodotto e del tipo di target al quale si r ivolge. Delineata
6
la situazione iniziale, il lavoro procede con lo studio degli obiettivi del
cliente e del budget che intende investire per raggiungerli in un
determinato arco di tempo. Si analizza, quindi, la strategia
comunicativa elaborata dall’agenzia. In seguito si pianificano gli spazi
da acquistare sui media.
La terza parte, infine, riporta la realizzazione pratica del progetto in
relazione ai diversi mezzi di comunicazione selezionati per veicolarlo
(stampa, radio, internet).
7
1. Il prodotto e la sua immagine
Ogni giorno, più volte al giorno, operiamo delle scelte, preferiamo
una marca ad un’altra. Perché?
Consideriamo un caso molto comune: l’acquisto di una bottiglia
d’acqua. Se fossimo in regime di monopolio, la nostra decisione
sarebbe determinata semplicemente dal valore d’uso del prodotto:
compro ciò che mi serve. Ma il monopolio sta cedendo il posto alla
libera concorrenza ormai in quasi tutti i campi ed il consumatore ha la
possibilità di scegliere tra più alternative. Questo determina una
situazione di competizione tra le aziende presenti sul mercato.
In primo luogo, il confronto avviene sul fronte delle cosiddette
performance oggettive del prodotto (potrei aver bisogno di un’acqua
con un basso contenuto di sodio e questo fattore sarebbe determinante
nella mia scelta).
Un secondo elemento che il consumatore valuta è il prezzo. Questo
tuttavia, ammesso che sia la maggiore discriminante di acquisto, non
può scendere oltre una certa soglia. E se il prezzo è identico?
In questo caso la scelta, probabilmente, sarà determinata dal miglior
rapporto qualità-prezzo. Ma come si stabilis c e la qualità del prodotto?
Leggendo tutte le etichette? Valutando tutti gli elementi? Forse sarebbe
più corretto parlare di «qualità percepita» dal consumatore.
Quello che mettiamo nella busta della spesa è un po’ sostanza, il
cosiddetto valore d’uso, ed un po’ immagine, il valore percepito.
8
Questo permette ad aziende concorrenti di proporre prodotti con
caratteristiche analoghe e di giocare sulla diversa percezione che ne ha
il consumatore. Per questo si presta molta cura nella scelta di una serie
di elementi che concorrono nel delineare l’ immagine del prodotto: il
nome, l’aspetto, il contenitore o imballaggio (packaging), la
comunicazione pubblicitaria ...
1
In questo modo l’impresa cerca di associare al suo nome un
determinato tipo di immagine. In realtà, la percezione che il
consumatore ha della marca non sempre risponde alle aspettative di
questa. La causa di questa distorsione é data dalle influenze esterne a
cui gli individui sono soggetti (conoscenza diretta, pareri di altri
consumatori, comunicazione delle aziende concorrenti ecc.).
Un caso emblematico è quello della Nike. La sua immagine
patinata, costruita sul profondo rapporto emotivo che le persone hanno
con lo sport, si scontra con le accuse per sfruttamento del lavoro
minorile nei paesi asiatici. Questo crollo di immagine nel 1995 costò
all’azienda, dopo un incremento annuale medio del 34%, una perdita
del 70% delle vendite.
2
Se è vero che l’immagine riveste un ruolo fondamentale, è
innegabile che il prodotto mantiene una posizione centrale. Per un
verso, infatti, nel lungo periodo anche un’immagine brillante è destinata
a cedere sotto il peso di un prodotto scadente, per un altro sono
numerosi i casi di prodotti che devono il loro successo semplicemente a
sé stessi. Per il Chupa-Chups, ad esempio, l’idea di vendita è il
prodotto: nessuna campagna pubblicitaria sarebbe mai stata in grado di
1
Annamaria Testa, La parola immaginata, Milano 2000
Annamaria T esta, La pubblicità, Bologna 2003
2
Associated Press 19 marzo 1999 (tratto da Naomi Klein , No Logo, Milano 2000)
9
competere con la geniale intuizione di aggiungere uno stecchino ad una
c aramella.
Allo stesso modo l’idea che ha portato al successo la Barbie è stata
quella di inserire in un mercato di bambole che riproducevano bebé con
cui giocare a “fare la mamma”, una bambola-donna, con la quale le
bambine potessero immaginare di essere grandi. La storia gloriosa e
duratura della Barbie si deve a questa intuizione.
3
Uno dei massimi esperti di marketing giapponese, Hiroyuki Itami,
da tempo sostiene che il futuro sarà di chi avrà saputo coniugare i
“tangible assets” con gli “intangibile assets”, ovvero l’aspetto materiale
ai valori emozionali ed affettivi del marchio.
4
3
L. Bassat, El libro rojo de la publicidad, Barcellona 1993
4
Dal sito internet della rivista ADV (www.advertsing.it)
10
2. L’intervento dell’agenzia pubblicitaria
In marketing si considera la vita di un prodotto come un processo
scomponibile in quattro fasi determinate in base alla parabola che le
vendite (oppure i profitti) descrivono in un arco di tempo che va da
pochi mesi a diversi anni. Queste sono:
• Introduzione
un prodotto nuovo o sostanzialmente modificato è introdotto sul
mercato.
• Sviluppo
il prodotto cerca di crearsi una nicchia tra la concorrenza.
• Maturità
le vendite si stabilizzano.
• Declino
le vendite subiscono una progressiva riduzione, il prodotto è
arrivato alla f ine del suo ciclo di vita, l’impresa può decidere di
rilanciarlo o di abbandonarlo.
5
Queste fasi hanno una diversa durata temporale relativa alla storia
del singolo prodotto. Un ciclo di vita ottimale dovrebbe avere: un
periodo di introduzione breve (per minimizzare i costi di lancio), uno
sviluppo altrettanto rapido (per permettere alle vendite di raggiungere
velocemente il picco), una maturità molto lunga (durante la quale
5
Sommers Montuose, James G. Barnes, Fundamentals of Marketing , New York 1986
11
l’impresa gode di buoni profitti) ed un declino lento (per una riduzione
delle vendite progressiva ma non repentina).
Il ciclo di vita di un prodotto può essere rappresentato graficamente
con la curva delle vendite di fig. 1 . Anche se la forma delle curve varia
da una situazione all’altra, gli andamenti di base sono normalmente
quelli rappresentati dal grafico.
fasi del ciclo di vita di un prodotto
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Figura 1 Curva delle vendite in relazione al ciclo di vita dei prodotti, tratta da Sommers
Montuose, James G. Barnes, Fundamentals of Marketing , New York 1986.
Assumendo questa schematizzazione, l’agenzia può intervenire in
uno qualsiasi di questi momenti: può seguire il lancio di un nuovo
prodotto, favorire la crescita di uno già sul mercato vincendo la fedeltà
dei consumatori alle marche concorrenti, può rafforzare l’immagine di
un’azienda già affermata o rivitalizzare quella di un prodotto ormai in
declino.
12
Come racconta un noto pubblicitario spagnolo, Bassat:
Possiamo essere ginecologi e v ivere tutta la sua gestazione, levatrici che
vigilano su un parto felice, pediatri che seguono i suoi primi passi nel
mercato o anche specialist i che lo curano se è gravemente ammalato.
Possiamo dargli la vita o salvargli la vita. Possiamo ringiovanire un prodotto
o aiutarlo a diventare adulto.
6
Il momento in cui interviene l’agenzia dipende dalle esigenze del
cliente. In linea di principio sarebbe preferibile che questa conoscesse il
prodotto dalla sua nascita e lo seguisse in tutte le fasi della sua vita, in
pratica i rapporti a lungo termine tra cliente ed agenzia sono sempre più
rari. Un tempo la durata media era tra i sette ed i quattordici anni, con
casi di legami permanenti per alcune grandi marche. Oggi sono
diventati prassi i contratti di pochi mesi, appena il tempo per la
realizzazione di uno spot. Questa tendenza complica il lavoro
dell’agenzia almeno sotto due aspetti. In primo luogo per il creativo che
perde quel rapporto di conoscenza e fiducia con il cliente che aveva
caratterizzato la generazione precedente. Inoltre l’agenzia deve
sostenere una serie di costi aggiuntivi: l’acquisizione di un nuovo
cliente comporta nuove spese per conoscere il panorama nel quale
l’azienda opera; la perdita di un cliente comporta costi di
ristrutturazione.
Per ovviare a questi inconvenienti, le agenzie a servizio completo,
quelle, cioè, che seguono il cliente dal primo contatto alla realizzazione
del prodotto finale, stanno scomparendo. Il loro lavoro si è frammentato
in una serie di piccole strutture in modo da poter sia soddisfare richieste
6
L. Bassat, El libro rojo de la publicidad, Barcellona 1993
13
specifiche sia riunire i servizi, quando occorre. Questo tipo di
organizzazione consente, inoltre, di poter gestire contemporaneamente
anche c lienti in concorrenza tra loro. Le spese per i servizi generali
vengono centralizzate dando così vita ad economie di scala che
riducono i costi.
7
Nascono, quindi, le boutique creative, costituite dalla coppia
copywriter (colui che si occupa dei testi) ed art-director (che cura le
immagini); i centri media, che si occupano soltanto della pianif icazione
e dell’acquisto di spazi pubblicitari; le cyber-unit per la realizzazione
di siti internet e CD Rom, le agenzie di packaging, quelle specializzate
nelle pubbliche relazioni o nelle promozioni ecc.
Mentre queste strutture specializzate sono molto numerose (più di
un miglia io) e d if fuse in ogn i par te d’I talia, le agenzie a serviz io
completo sono costituite da un ristretto nucleo di imprese (una
sessantina) che gestiscono una larga fetta del mercato pubblicitario.
Negli ultimi anni si registra la tendenza ad una integrazione
internazionale, sia con la fusione tra le maggiori compagnie europee e
statunitensi che con l’acquisizione delle agenzie nazionali da parte di
grandi gruppi stranieri. Queste iniziative hanno dato vita a grandi reti
pubblicitarie internazionali (international networks) . Delle pr ime d iec i
agenzie in Italia, infatti, soltanto la Armando Testa è effettivamente
italiana, le altre sono sedi di grandi gruppi internazionali (vedi tab. 1).
7
M. Lombardi, Il nuovo manuale di tecniche pubblicitarie, Milano 1998
14
Tabella 1 Le prime dieci agenzie pubblicitarie italiane nel 2002
Agenzia
Ricavo netto Addetti
Armando Testa 67.500 500
McCann Erickson 62.134 368
Young & Rubicam 55.181 422
J. W. Thompson 54.826 347
Bgs D’Arcy 42.939 335
Leo Burnett Co. 36.264 256
Grey Worldwide 34.832 315
Lowe Pirella 32.666 225
Ogilvy & Mather 30.543 266
Euro Rscg Mcm 25.795 185
Nota: I dati sono espressi in migliaia di euro.
La tabella è aggiornata a giugno 2003 ma i gruppi stranieri hanno stabilito di non
comunicare ancora il bilancio del 2002, quindi i dati delle agenzie straniere sono relativi
al 2001.
Fonte: Assocomunicazione
Le international networks presentano notevoli vantaggi per i clienti:
consentono di disporre di informazioni di prima mano sui mercati esteri
e di poter realizzare le proprie campagne in un’ottica di marketing
internaziona le.
8
8
Sommers Montuose, James G. Barnes, Fundamentals of Marketing , New York 1986
15
3 Il piano integrato di comunicazione
Un piano integrato di comunicazione definisce quali strumenti
l’impresa intende usare. La marca può associare alla pubblicità classica
(detta above the line) diversi registri di comunicazione below the line.
La definizione fa riferimento alla riga che in molti bilanci divide le
spese per la campagna da quelle direttamente indir izzate ad
incrementare le vendite (promozioni, direct marketing) o a guadagnare
il favore del pubblico (pubbliche relazioni, sponsorizzazioni).
Basti pensare, ad esempio, a Martini & Rossi che alla
comunicazione above the line affianca la comparsa del prodotto in
diversi film hollywoodiani di successo (tra cui James Bond),
sponsorizzazioni di eventi sportivi (ad esempio il Martini Racing
Team) e promozioni presso i barman.
9
Tra le varie possibilità, l’azienda può decidere di utilizzare il direct
marketing, ovvero un contatto mirato con un gruppo di consumatori
(selezionati in base a determinate caratteristiche) che richieda una
risposta diretta. Gli strumenti possono essere diversi: il door to door, la
posta, il telefono, internet… L’obiettivo è conquistare il consumatore
distinguendolo dalla massa, con un’azione personalizzata. Integrare il
direct marketing con la pubblicità classica permette di avere un mix di
comunicazione più efficace e di verificare la percentuale di risposte dei
c onsumator i.
9
M. Lombardi, Il nuovo manuale di tecniche pubblicitarie, Milano 1998
16
L’azienda può anche puntare sulle relazioni pubbliche. Queste non
sono orientate direttamente alle vendite, bensì alla formazione
dell’immagine aziendale ed alla divulgazione di attività e nuove
iniziative. La comunicazione può riguardare la stampa, le associazioni
di consumatori, i fornitori, i distributori, le istituzioni ecc…
Un’ulteriore alternativa è data dalle promozioni. William Robinson,
un noto esper to amer ic ano, identif ic a divers i modelli d i promozione per
i prodotti di largo consumo:
• posizioni speciali per l’esposizione
• buoni-sconto
• sconti diretti
• omaggi all’ interno della confezione
• regali in seguito alla “raccolta punti”
• c onc ors i e lot ter ie
• sconti di quantità
• omaggi alla consegna di “prove d’acquisto”
10
La promozione spinge all’acquisto immediato e può essere adottata
in diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto, in relazione alla
posizione che l’azienda intende ricoprire all’ interno del mercato. Una
rappresentazione grafica delle alternative a disposizione dell’ impresa è
quella di fig. 2, in cui alle varie fasi temporali si affiancano diversi
possibili atteggiamenti: una marca può presentarsi, infatti, come vitale
o come imitatrice, come leale o meno.
10
Schultz, Don E.; Robinson, William A.; Petrison, Lisa A. ; Sales Promotion Essentials: the 10
basic sales promotion techniques… and how to use them. New York 1998
17
ciclo di vita del prodotto
Sviluppo Maturità Declino
quota
mercato
tempo
vitale lealtà
attacco ** ** **
°° °° °°
me too non lealtà
difesa ** * *
°° °° °° °
strategie da adottare
Figura 2 Il ciclo di vita di un prodotto in relazione alle strategie adottate dall’azienda, tratto da
J. R. Rossiter, L. Percy, Advertsing, comunication and promotion management, New York 1997,
p. 10
Nella fase di sviluppo, la marca cerca di aumentare la propria brand
awareness
11
affiancando la promozione (per invitare il consumatore
alla prova) alla pubblicità classica (per costruire l’immagine del
prodotto).
11
La brand awareness è la conoscenza che il consumatore ha della marca.
Legenda
Pubblicità *
Promozioni °
18
Dopo l’introduzione, un prodotto vitale ed innovativo farà molto
uso della pubblicità per comunicare la sua reason why,
12
un prodotto
follower darà maggior peso alla promozione, che mira ad influenzare
più i comportamenti immediati che gli atteggiamenti.
Nella fase di maturità, la marca può scegliere di indir izzare le
proprie azioni ai consumatori fedeli o ai non fedeli. Nel primo caso
punterà sulla pubblicità classica, per rafforzare la propria immagine, nel
secondo sulla promozione, per incentivare di volta in volta l’acquisto.
Ovviamente la stessa marca potrà adottare le due politiche
contemporaneamente, rivolgendosi a target diversi.
Con il declino, l’azienda, se non decide di rilanciare il prodotto,
attua un progressivo de-marketing, abbandonando la pubblicità e
mantenendo le promozioni come unico sostegno alle vendite.
13
In Italia la r ipartizione degli investimenti tra comunicazione above
e below the line è abbastanza equilibrata (vedi tab. 2).
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La reason why è il motivo per cui il consumatore dovrebbe preferire il prodotto ai concorrenti.
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M. Lombardi, Il nuovo manuale di tecniche pubblicitarie, Milano 1998