Geopolitica della narrazione. Lo storytelling come dispositivo di influenza socio politica
Fine di questa ricerca è stato quello di dimostrare come la narrazione si inserisce in un processo atto ad accreditare azioni politico-sociali che si propongono di mantenere equilibri globali. Come più volte dimostrato, infatti, il sistema globale si basa appunto su un fragile equilibrio tra i rapporti di forza delle super potenze. Accordi segreti, alleanze mutevoli e costruzione di capri espiatori sono temi fondamentali per mantenere il controllo, ma in primo luogo si abbisogna di costruzioni narrative che spingano l'opinione pubblica ad abbracciare alcune cause, denigrandone, contemporaneamente, delle altre. Nel gioco del potere, lo Storytelling ha un ruolo di primissimo piano, ovvero quello di creare, attraverso tecniche retoriche e narrative, racconti in grado di influenzare il pubblico di riferimento e nei quali questi possa riconoscersi. Ma la narrazione di per sé non è sufficiente a spiegare la sua enorme importanza all'interno di operazioni psicologiche di controllo. Per trovare la giusta trama, infatti, sono necessari studi specifici nell’ambito della psicologia e della sociologia, al fine di avere una buona conoscenza del pubblico di riferimento. Si indaga principalmente nella sfera emotiva dell'audience, studiandone in profondità i desideri, le emozioni, le passioni e le paure, oltre che l'aspetto prettamente culturale. Una volta riconosciuti i bisogni ancestrali del pubblico, si può cominciare a costruirne la risposta. Sentimenti di paura, rabbia e odio possono spingere individui a svolgere molte azioni, mentre la solidarietà e una sorta di partecipazione empatica alle azioni altrui permettono al pubblico di immedesimarsi con i protagonisti di un racconto che identifica come eroi.
Lo Storytelling è un dispositivo potentissimo poiché ha la capacità di convogliare il volere popolare verso direzioni prefissate. Per raggiungere degli obiettivi che siano di portata globale, non è sufficiente il potere di pochi, ma vanno persuasi i cittadini. Se uno Stato intraprende la guerra, la sua popolazione deve essere convinta che quella sia una giusta causa e, allo stesso tempo, anche il resto del mondo deve partecipare a questa narrazione per esprimere un'opinione. La guerra giusta diventa concetto universalmente riconosciuto nel momento in cui la narrazione della stessa riesce a colpire il cuore dell'audience: si crea così il bisogno di ricorrere alle armi in nome della giustizia, muovendo sopiti sentimenti di orgoglio e appartenenza nazionale. Vanno poi motivati i soldati, eroi pronti a morire per la patria, così come vanno persuasi i cittadini delle terre invase, soprattutto, nel periodo di riassestamento post conflittuale, perché possano accettare la nuova condizione.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Canali |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione sociale e istituzionale |
Relatore: | Andrea Fontana |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 154 |
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