INTRODUZIONE
«Falsi racconti hanno sollevato le folle. Le false notizie in tutta la molteplicità
della loro forma hanno riempito la vita dell'umanità. Come nascono? Su quali
elementi traggono la loro sostanza?»
1
. Questo si domandava lo storico Marc Bloch al
termine della prima guerra mondiale, a cui egli stesso partecipò come soldato.
La guerra ha intrinseca nella sua definizione una componente di falsità, fondata su
notizie inventate e racconti inesatti o verosimili. Eppure, questi racconti hanno una
forza strepitosa e costituiscono un dispositivo di influenza dell'opinione pubblica
fondamentale per la gestione e la conduzione di un conflitto. Lo stesso Bloch
sottolinea come «Il più delle volte la falsa notizia di stampa è semplicemente un
oggetto fabbricato; è abilmente forgiata per uno scopo preciso – per agire
sull'opinione pubblica, per obbedire ad una parola d'ordine – o semplicemente per
infiorettare l'opposizione»
2
. Insomma, la narrazione trova diverse espressioni
nell'ambito bellico.
In un mondo, quello attuale, dove il conflitto non è più quello descritto da Sun Tzu e
cantato nei grandi poemi epici, ma veste le sembianze di una Guerra Permanente e
Globale, come si può parlare ancora di narrazione e false notizie? Forse si può
supporre che queste non si limitino più al solo sforzo bellico, ma si facciano invece
più raffinate, arrivando ad insinuarsi in ambiti disparati e costituendo così uno
strumento di influenza socio politico.
A partire dagli anni '90, negli USA, al fianco della propaganda si fa strada una
1 Marc Bloch, La guerra e le false notizie, Donzelli editore, Roma, 2004, p 80.
2 Ivi, p 86
6
scienza molto antica, ovvero lo Storytelling: per definizione, la narrazione. Una vera
a propria disciplina che crea storie in grado di influenzare il pubblico, usando le
tecniche della retorica e della narratologia. Oggi questo dispositivo è usato in diversi
ambiti, a partire dal mondo politico fino a quello delle imprese, passando per le
intelligence dei diversi paesi, poiché costituisce uno strumento ideale per
riposizionare prodotti e consumi, ma anche valori, idee e iniziative.
La creazione di storie che siano funzionali ad obiettivi di controllo richiede
un lavoro molto ampio, che parte da un'analisi del pubblico di riferimento,
dell'audience a cui queste narrazioni si rivolgono. Le storie infatti si propagano, si
ampliano e si diffondono se trovano un terreno di cultura a loro favorevole dove «gli
uomini esprimono inconsapevolmente i propri pregiudizi, odi, le paure e tutte le
proprie forti emozioni»
3
. Lo studio non è dunque solo sociale, ma anche emotivo. Si
studiano i bisogni ancestrali di una cultura, i suoi traumi, il cosiddetto Fatal Flaw, da
cui vuole essere salvata e le sue emozioni primarie. L'analisi si allarga quindi anche
al mondo contemporaneo, al sistema politico ed economico, indagandone gli aspetti
principali.
Partendo da un'analisi geopolitica globale e cercando di ricostruire gli
equilibri che stanno alla base delle relazioni internazionali, ho cercato di provare
come oggi le narrazioni siano diventate un dispositivo fondamentale da cui non è
possibile prescindere, se questi fragili equilibri vogliono essere mantenuti. Inoltre, lo
studio di una visione d'insieme del sistema mondo, mi ha permesso di analizzare in
parallelo eventi differenti, che hanno avuto luogo in parti disparate del globo,
rintracciando tra di essi alcune analogie. È dunque stato fondamentale approfondire
3 Ivi, p 82
7
la sensazione di crisi entro la quale l'uomo contemporaneo è inserito: non si tratta
solo di crisi economica, per quanto grave essa sia, ma anche di crisi valoriale ed
ideologica. La crisi economica che sta colpendo il mondo occidentale è un segno
forte che il sistema ha delle falle ed è inaffidabile; da qui si desume una minore
stabilità e una maggior sfiducia nelle istituzioni e nel sistema politico. Al contempo,
le cosiddette Primavere Arabe che hanno rotto gli equilibri nell'Africa del Nord,
hanno spostato il fuoco dell'attenzione globale e del mainstream occidentale su un
diversivo, su un mondo da sempre considerato diverso. In questo contesto, come si
spiega che mentre il mondo occidentale mette in crisi e perde fiducia nella
Democrazia e nel Capitalismo, il mondo Orientale è alla ricerca di una modo per
raggiungerli e conquistarli?
La presa di coscienza del cambiamento del sistema mondo è solo il punto di
partenza da cui è stato possibile ricostruire i mutamenti delle società e delle relazioni
con i propri cittadini. Una volta dimostrato il cambiamento del sistema bellico e di
controllo dell'opinione pubblica, è stato necessario analizzare in che modo le storie
dovessero essere costruite per essere efficaci. Partendo da elementi fondamentali
della narrativa, come quelli rintracciati da Propp o da V olger, è stato possibile
individuare i personaggi del racconto utilizzati nella maggior parte delle Operazioni
Psicologiche atte a convogliare e a dirigere l'interesse pubblico.
È stato possibile, così, anche costruire passo dopo passo uno schema narrativo
comune a grandi linee agli ultimi avvenimenti bellici. Parlare di conflitto oggi vuol
dire parlare di un sistema complesso, costruito in anticipo, in cui nessun elemento
può essere lasciato al caso. L'uomo moderno ripudia la guerra ingiustificata, ma
8
appoggia la guerra “giusta”, “umanitaria”, due concetti che la narrazione
contemporanea ha usato come suoi cavalli di battaglia. Ecco nascere dunque una
accezione nuova dello scontro, ancora più cinematografico, dove il male e il bene si
scontrano in uno scenario epico: il male è più malvagio che mai, mentre il bene
risplende di luce propria. In questa contaminazione tra Pentagono e Hollywood, le
storie si fanno grandiose: «grandi stati d'animo collettivi hanno il potere di
trasformare in leggenda una cattiva percezione»
4
, sostiene Bloch.
Una volta costruite le storie, è necessario che esse trovino un modo per
diffondersi. La forza delle immagini è dirompente, la televisione continua a giocare
un ruolo fondamentale nell'informazione globale, ma sono soprattutto in nuovi mezzi
di comunicazione che permettono un aggiornamento costante, un martellamento
continuo di notizie a cui è impossibile sottrarsi. Diventa sempre più difficile
approfondire una notizia e riuscire a risalire alla fonte della stessa per testarne la
veridicità, perché l'informazione viaggia più velocemente della nostra possibilità di
smentita. La rete diventa un nuovo campo di battaglia e si diffonde l'idea che sia
possibile sollevare delle masse attraverso storie che viaggiano sul web. A queste
condizioni, una buona capacità di controllo della rete informatica permetterebbe di
esercitare un forte potere, al punto di essere capace da sola di cambiare il corso della
storia. Non stupisce quindi che Obama, durante un Summit a Silicon Valley, abbia
riunito intorno a sé i grandi protagonisti del web 2.0.
Cambiano così gli eroi delle narrazioni. Essi stanno dietro a schermi di computer ed
entrano nelle case delle persone, attraverso una connessione che mette in contatto il
mondo intero, attraverso un mezzo definito democratico. Blogger e utenti di Twitter
4 Ivi, p 82
9
diventano la voce delle nuove rivolte e i social-media americani diventerebbero
quindi i promotori della democrazia nel mondo, secondo le storie che questi stessi
programmi narrano di sé.
La parte finale del mio lavoro cerca, attraverso l'applicazione dello schema
narrativo individuato, di indagare le analogie che intercorrono tra gli avvenimenti
contemporanei, soprattutto le guerre americane e della Nato. Attraverso una
ricostruzione degli avvenimenti, che include le fasi principali del viaggio dell'eroe di
Volger, i conflitti assumono i tratti di un’opera costruita seguendo un copione ben
stabilito di cui, però, si lascia aperto il finale a delle variazioni. Spesso le conclusioni
vere e proprie vengono narrate in un secondo momento o comunque messe in
secondo piano, per non alterare la buona riuscita della narrazione.
Attraverso questo lavoro ho cercato quindi di dimostrare il grande potere
persuasivo della narrazione e come lo Storytelling possa essere considerato un
dispositivo fondamentale per il mantenimento di precari equilibri, al servizio di un
sistema più grande non sempre immediatamente percepibile. Senza avere la
presunzione di dare una lettura univoca degli eventi, ho cercato di applicare quelli
che sono i principi di questa disciplina così complessa quanto affascinante, per
cercare di spiegare alcuni dei delicatissimi meccanismi alla base del nostro sistema.
10
CAPITOLO 1
Perciò, combattere e vincere cento battaglie
non è prova di suprema eccellenza:
la suprema abilità consiste nel piegare la resistenza
(volontà) del nemico senza combattere.
Sun Tzu
Come Kennedy, che nel 1962 prima di essere assassinato dichiarò in una
visita a Berlino «io sono Berlinese», così il mondo intero si trovò a sostenere «We
are all americans» l'11 settembre 2001. Una data che ha cambiato le sorti del mondo
e che ha rafforzato la figura indiscussa dell'America come unico Impero mondiale e
superpotenza. Solo oggi, a distanza di dieci anni, questo immaginario comincia a
essere messo in discussione. Dall'uscita dalla guerra fredda, con la fine del
comunismo infatti, il mondo restò con un solo dominatore, gli Stati Uniti d'America,
che costruì un ordine mondiale a sé congeniale e assolutamente controllabile. Noam
Chomsky, nel suo saggio Lezioni di Potere sostiene che, come ogni impero che si
rispetti, gli Usa si sono dovuti assicurare che le varie parti del mondo seguitassero a
svolgere le funzioni assegnate in senso al loro sistema globale. Per quanto riguarda il
terzo mondo, per esempio, era importante che svolgesse il ruolo di mercato per le
esportazioni, di fonte di materie prime e di manodopera a buon mercato per le
industrie americane, mentre il mondo occidentalizzato avrebbe dovuto riconoscere la
sua leadership. La finalità dell'Impero, quindi, si basa sul controllo mondiale, delle
11
risorse e delle ideologie. Per fare questo, gli Usa si sono spesso affidati a stati
mercenari e a dittatori che hanno ricevuto dagli stessi Stati Uniti d'America
sovvenzioni ed armi
5
.
La data dell'11 settembre fu inoltre un punto di svolta epocale per gli equilibri
mondiali: l'America chiedeva al resto del mondo di schierarsi con lei o contro di lei
per la lotta contro “il male”. Da questo momento «la più potente Nazione della storia
ha proclamato che intende governare il mondo con la forza e che non tollererà alcuna
concorrenza né ora né in futuro», come afferma Chomsky, intervenuto al programma
di discussione interattiva di Radio Netherlands Amsterdam Forum il 2 Giugno del
2003. «La strategia di Sicurezza Nazionale prevede esplicitamente che gli Usa
dominino con la forza, perché è quella la dimensione nella quale sono superiori a
chiunque, e vogliono essere certi che non ci sarà mai un potenziale ostacolo alla loro
supremazia.»
6
. In poco tempo, però, l'America si è presentata al resto del mondo
come la più grave minaccia alla pace mondiale
7
, modificando la percezione fino ad
allora suscitata nello scenario internazionale. Inoltre, la guerra al terrore ha mostrato
ben presto i suoi lati oscuri e le sue incongruenze, tanto da far sorgere dubbi sulla
legittimità della stessa e della sua reale efficacia.
A detta dello storico svizzero Daniele Ganster durante un'intervista con la giornalista
Silvia Cattori, «La vera ragione di questa guerra al terrore è il controllo delle risorse
energetiche. Per la loro posizione geografica e la conformazione geologica, le
ricchezze di gas e petrolio si concentrano nei paesi musulmani. Non si può certo dire
che non c’è più petrolio e che occorre dunque andare a prendere il petrolio in Iraq,
5 Noam Chomsky, Capire il potere, Marco Tropea Editore s.r.l., Milano, 2002
6 Noam Chomsky, Lezioni di Potere, Datanews, Roma, 2003, p. 67
7 Ibidem, p. 15
12
così come non si può dire che nel Mar Caspio ci sono riserve enormi e che si vuole
creare una conduttura verso l'oceano Indiano e che si dovrà passare per l'est, dal
Turkmenistan e Afghanistan e dunque occorre controllare questi paesi».
8
Oggi stiamo assistendo ad un crollo della fiducia nei confronti dell'impero e
delle sue élite, tanto che l'attuale presidente Barack Obama in campagna elettorale,
propagandò molto il ritiro delle truppe dall'Iraq per ridare fiducia all’immagine degli
States come garanti dell'equilibrio mondiale. Non a caso, il premio Nobel per la Pace
fu conferito ad un uomo ancora prima di iniziare il suo operato, ma solo in seno della
sua narrazione personale. Alla luce dei fatti, oggi gli USA hanno perso molto a
livello di controllo geopolitico e sono in una fase di declino evidente ed inarrestabile
anche se il paese vuole restare nell'illusione di poter continuare a crescere come ha
fatto negli ultimi cento anni. Infatti, sembra che l'America non voglia perdere il suo
ruolo da dominatore, come testimoniò Ronald Reagan quando pronunciò la frase «Il
tenore di vita del popolo americano non è negoziabile» o quando Bill Clinton amava
ripetere che il XXI secolo sarebbe stato ancora, «il secolo americano», ma questo
non sarà a lungo possibile. Usa e Inghilterra sono in bancarotta tecnica tanto che lo
stesso Lawrence “Larry” Summers, nominato nel 2009 direttore del National
Economic Council, ha dichiarato: «Mi domando per quanto tempo il massimo
debitore del mondo potrà essere la massima potenza mondiale». Le previsioni
dicevano infatti che nell'anno 2012 il debito degli USA avrebbe superato il Prodotto
Interno Lordo, senza più possibilità di un pareggio
9
.
8 Paolo De Bernardi, La storia govenata dai banchieri e mistificata dagli storici,
http://www.istitutocalvinocittadellapieve.it/liceo_file/Docenti_home/De_Bernardi_Paolo/storia/la
%20storia%20governata%20dai%20banchieri%20e%20mistificata%20da%20molti%20storici.pdf
9 Giulietto Chiesa, Pino Scabras, Massimo Ragnedda, in una conferenza dal titolo “Crisi Del Medio
Oriente: nuove opportunità democratiche o fine dell'Impero?”, 8 Aprile 2011 presso l'Università
degli studi di Cagliari. http://www.youtube.com/watch?
13
La Cina è il nuovo potere mondiale in formazione che sembra inarrestabile.
Nel 1998 nel Project for the New American Century alcuni studiosi ipotizzarono che
nel 2017 la Cina sarebbe diventata il pericolo principale per la sicurezza degli Stati
Uniti non potendo prevedere la velocità di sviluppo di questa nazione che ha bruciato
moltissime tappe. Oggi, infatti, questo colosso mondiale sta assumendo un forte
potere economico sotto la guide della la Banca centrale cinese che dipende
direttamente dal governo e l'andamento dello Yuan ha un corso svincolato dalle
logiche di Wall Street. La Cina è inoltre il maggior detentore del debito statunitense
con 1,6 miliardi di dollari investiti in obbligazioni del Tesoro USA. «Ha tutto il
diritto di esigere che gli Stati Uniti affrontino i problemi strutturali del debito e che
garantiscano la sicurezza dei titoli denominati in dollari della Cina»; così si è
espressa tramite l'agenzia ufficiale di notizie Xinhua, in un editoriale, dove ha anche
criticato le enormi spese militari e il costo gonfiato per le spese sociali e ha affermato
che per questo paese l’epoca dell’indebitamento indefinito è terminata.
10
Il 20 luglio 2011, l’economista capo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA),
Faith Birol, ha dichiarato al Wall Street Journal che la Cina ha sorpassato gli Stati
Uniti diventando il primo consumatore d’energia al mondo e questo significa che la
Cina sarà sempre di più una figura di grande peso internazionale, facendo da
battistrada nel modellare il futuro del pianeta. È indubbio che il petrolio ebbe un
ruolo fondamentale nell’ascesa degli Stati Uniti come prima potenza militare al
mondo ed è ovvio che, avendo creato un’economia e un establishment militare basato
sul petrolio, i leader americani si siano sentiti obbligati ad adottare misure sempre
più complesse e costose per assicurare ad entrambi un’adeguata fornitura energetica.
10 http://www.surysur.net/?q=node/17149 v=lkDar968ONI&feature=player_embedded
14
Nel 2009, la Cina per la prima volta ha importato più petrolio saudita degli Stati
Uniti, si tratta di un cambiamento geopolitico di grande importanza, conoscendo la
storia dei rapporti America - Arabia Saudita. Secondo Michael T Klare, professore di
pace e studi sulla sicurezza mondiale presso il Hampshire College, «Non è difficile,
quindi, immaginare un momento nel futuro in cui gli Stati Uniti e la Cina saranno
bloccati in un conflitto mondiale sulle rimanenti scorte di petrolio»
11
. Per ora la Cina
in politica estera, per quanto attiene alle questioni globali, si è limitata ad attendere e
ad osservare gli eventi, aspettando, probabilmente, di consolidare la sua potenza che
le consentirà di giocare un ruolo da protagonista assoluto nella politica
internazionale.
La Russia solo recentemente è riuscita ad avviare la ricostruzione politica ed
economica del paese, anche se il cammino per riguadagnare un peso politico
paragonabile a quello dell'Unione Sovietica appare quanto mai lungo e tortuoso.
L'Europa si trova in preda ad una crisi senza precedenti, innescata anche dagli
avvenimenti di Wall Street (come i mutui subrpime). Gli Usa hanno sempre avuto un
atteggiamento ambivalente nei confronti dell'Europa: volevano che fosse unita per
diventare un mercato più efficiente per le multinazionali statunitensi, ma
contemporaneamente erano preoccupati che potesse muoversi verso altri mercati. Le
posizioni scelte dai vari leader europei sono state spesso dissonanti sia nei confronti
della pubblica opinione nazionale che tra loro, andando contro al fine prefissato
dall'Unione Europea alla sua fondazione, ovvero la creazione di una voce unica che
potesse contrastare l'egemonia d'oltreoceano. Si trova come divisa tra vecchia
Europa, dove dominano le potenze industriale di Francia e Germania, e l’altra
11 http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/LI21Dj05.html
15
Europa con Spagna, Italia e Grecia sopra tutti, paesi che stanno attraversando un
momento di difficoltà economica che si affianca ad uno smantellamento del Welfare
state Europeo, cioè in una serie di rotture drammatiche del patto sociale che ha
consentito la vita democratica e relativamente pacifica del secondo dopoguerra
12
. Si
potrebbe quasi pensare che quello che sta accadendo alla Grecia sia un vero e proprio
esperimento sociale per testare tutto il progetto “Europa”
13
. Tra la popolazione
dilagano le proteste, dagli Indignados ai disordini londinesi, passando per le rivolte
greche fino ai movimenti anti-debito che si stanno formando anche in Italia. Questa
Europa sembra comunque mostrare tutte le carte in regola per esercitare un'influenza
importante sui processi globali in corso, svolgendo un ruolo da mediatore in cui oggi
la Germania si fa interprete di questa Europa unita. In realtà ancora distante sembra
essere la risoluzione per riuscire a creare un’unica forza, in cui i cittadini di ogni
singolo stato si sentano parte di una comunità più grande, e che sembra, in questo
momento, l’unico modo per il vecchio continente di uscire dalla crisi.
A detta dello storico Franco Cardini è presto per capire che cosa stia
succedendo nel mondo arabo, a sud del Mediterraneo e non solo; è presto per
rendersi conto se e in che misura quel che sta accadendo nei paesi arabi d’Africa (ma
anche in Siria) cederà il passo a nuove forme di “normalizzazione” o dilagherà nella
direzione di altri paesi musulmani, oppure in quella di altri paesi africani
14
. Ciò che è
sicuro è che la rivolta araba si presenta come l'inizio di un cambiamento profondo ed
irreversibile segnato da un drastico cambio generazionale che si interseca con un
12 Giulietto Chiesa con Pino Cabras, Barack Obush, Adriano Salani editore S.p.A., Milano, 2011, p.
184
13 Ibidem
14 http://www.centroattivamente.com/attualit%C3%A0-e-antropologia/franco-cardini-mediterraneo-
e-disinformazione/
16
mutamento degli equilibri geopolitici mondiali. La cosiddetta Primavera araba segna
un momento storico per gli equilibri del mondo e per il riassestamento delle posizioni
e delle alleanze globali. Qualcuno si è fatto prendere dall’entusiasmo e si è chiesto se
non siamo addirittura dinanzi a un inatteso “Sessantotto musulmano”, che potrebbe
cambiare molte carte sul tavolo da gioco del mondo. Ciò di cui si può aver certezza è
che d'un tratto il mondo occidentale si è trovato di fronte ad una rinnovata energia e
ha dovuto rivedere le sue alleanze, mentre la monarchia saudita ha ormai a che fare
con un impero in declino.
1.1 La crisi economica mondiale
A partire dal 2008, le economie occidentali stanno attraversando un periodo
di profonda crisi. Le cause sono molteplici e vanno ricercate nell’innalzamento dei
prezzi delle materie prime, in una crisi alimentare mondiale, in un'elevata inflazione,
nella minaccia di una recessione in tutto il mondo, così come una crisi sia creditizia
che di fiducia dei mercati borsistici. Lo scoppio vero e proprio potrebbe essere
ricondotto alla crisi borsistica statunitense, l'economia più grande del mondo,
sviluppata a seguito della forte bolla speculativa immobiliare e del valore del dollaro
molto basso rispetto all'euro e ad altre valute.
Nel mese di Settembre del 2008 diverse società legate al credito ed alla finanza
immobiliare andarono in bancarotta, come la banca di investimenti Lehmand
Brothers, le società di mutui Fannie Mae e Freddie Mac o la società di assicurazioni
AIG. Questo ha provocato una crisi a catena nei paesi Europei, dimostrando la
fragilità dell'Unione Europea e della moneta unica che si sono trovati in balia delle
17
decisioni di Francia e Germania. Lo stesso vertice di Bruxelles di inizio dicembre
2011 ha cercato di affrontare la questione avanzando la richiesta d'introduzione di
meccanismi di unione fiscale tra gli stati. L'accordo riprende fondamentalmente i
punti della lettera che la Cancelliera Merkel e il presidente francese Sarkozy hanno
presentato al Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy
15
. La situazione
resta disastrosa, banche assicurazioni e fondi di investimento evitano i titoli di stato e
non svanisce la sfiducia nei confronti dei paesi dell'eurozona. È indispensabile a
questo punto che i Paesi dell'euro si impegnino a frenare l'indebitamento
16
.La
risoluzione della crisi sembra oggi ancora lontana, ma l'obiettivo comune della
comunità europea e mondiale quello di superarla.
In questo contesto, si inserisce anche la crisi di tutto il sistema politico e
sociale. Ammettere che il capitalismo non abbia funzionato, sarebbe un'asserzione
molto forte e manderebbe in panico l'equilibrio mondiale. Non c'è dubbio che la
stessa crisi possa essere anche stata usata come motivo per muovere le azioni del
mondo in una certa direzione piuttosto che in un altro e che l'aggravarsi della stessa
possa essere stata frutto di azioni a fine di lucro: a guidare il mondo nella crisi e nella
ripresa da essa, potrebbero essere stati i grandi della terra, quelli che, nei meeting,
così come nelle decisioni quotidiane decretano i trend mondiali.
15 Tratto dall'articolo I primi passi della nuova Europa pubblicato su El Pais, in Spagna, e ripreso dal
settimanale Internazionale n928- anno 19, pp 18-19
16 Tratto dall'articolo La moneta unica ce la farà pubblicato sul Uwe V orkötter, Frankfurter
Rundschau, Germania, ripreso dal settimanale Internazionale n928- anno 19, p. 20
18