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La tesi del giorno

La crisi economica spagnola

La crisi economica spagnolaA partire dagli anni '90 l'economia spagnola ha attraversato una forte fase di crescita, una crescita che sembrava inarrestabile.
"Sembra ieri che l'economia spagnola viaggiava col vento in poppa suscitando invidia e ammirazione di tutta Europa. Non serve tornare indietro di molti anni per ricordare la década dorada, gli anni d'oro della Spagna dei primi anni Novanta, in cui questo stato deteneva il ruolo di protagonista indiscusso nella scena economica europea. [...] I tassi di crescita non erano mai scesi sotto il 3%, confrontati con una crescita media dell'Eurozona che, al contrario, faticava a raggiungere tale percentuale. Analogamente, la disoccupazione scendeva dal 22% all'8% e il reddito disponibile netto passava da 388 a 872 miliardi di euro. Per quanto riguarda i diversi uomini politici spagnoli, da Gonzàlez a Zapatero, passando per Aznar, hanno tutti condotto una severa disciplina di bilancio basata sull'incremento delle entrate pubbliche ottenendo un miglioramento del rapporto debito/Pil dal 66% del 1997 al 36% del 2007 e un saldo corrente in avanzo dell'1,9%. La Spagna ostentava pertanto numeri da capogiro, facilitata anche da un efficace ed oculato utilizzo dei fondi europei a disposizione."
Questo era il quadro della situazione spagnola fino al 2008, come spiega il dott. Alberto Mancuso nella sua tesi "Il debito pubblico: crisi finanziaria degli stati sovrani".

La miracolosa crescita spagnola era destinata a fallire: "numerosi sono stati gli interventi di esperti che hanno dichiarato un profondo scetticismo verso tale fioritura, e che hanno dimostrato come non si posasse su pilastri solidi e presupposti fondati."
Con lo scoppio della crisi "la Spagna si è rivelata oltremodo fragile accusando il colpo in misura maggiore rispetto ad altre economie europee".
In poco tempo la Spagna è passata da una crescita economica miracolosa ad una grave recessione.
"In particolare, il settore edile, che fino ad allora si era dimostrato estremamente fertile, ha segnalato una graduale paralisi, aggravato dal calo dei prezzi al metro quadro (scesi mediamente di oltre il 6%) e dal tracollo di mezzo milione di case invendute. Il settore turistico ne ha risentito ugualmente (subendo una flessione media del 2,3%) ma ha sopportato meglio la situazione, probabilmente incoraggiato da prezzi più competitivi. [...] Questo, unito al considerevole incremento della spesa sociale, ha tramutato il saldo corrente positivo di 1,9% (del 2007) in deficit (nel 2009 ha raggiunto l'11,4% del Pil) e ha indotto un rapporto debito/Pil che nel 2010 ha superato il 60%."

"Un'altra verità è che la crisi ha contraddistinto, in parte, anche il sistema politico. Il dito è stato puntato contro il capo del governo José Luis Rodriguez Zapatero, accusato di aver incoraggiato l'edilizia per debellare la crisi ed aver pertanto acuito le difficoltà economiche spagnole. Secondo il quotidiano EL PAIS (giornale madrileno) Zapatero commette il primo errore finanziando miriadi di opere pubbliche, e così permette alle imprese di costruzioni di tirare avanti. Ma è mera sopravvivenza. Tutto quel costruire aiuole, abbellire strade e inventare parchi, che oggi fa di Madrid una delle città più curate al mondo, non produce ricchezza né in prospettiva lavoro. Ma anche per aver taciuto la realtà e smentito la grave situazione economica fino all'ultimo giorno utile, definendola al massimo come una transitoria ed effimera deceleraciòn."
"Inevitabilmente tutto questo scenario infelice non fa piacere nemmeno all'Europa, investita nell'ultimo mezzo secolo da un contesto di profonda regressione causata da gravi problemi in numerosi suoi stati membri, come il lassismo monetario, la speculazione finanziaria ed immobiliare, l'indebitamento privato. E la soluzione pertanto non sta nell'ignorare o isolare queste problematicità all'interno dei singoli paesi in cui prendono forma."
"Tra l'altro la Spagna si porta in eredità dai tempi d'oro nobili strumenti da poter sfruttare; gode infatti di ottime ed efficienti istituzioni, infrastrutture moderne, validi servizi e conti pubblici meno preoccupanti che altrove. La sfida, ora, sta nel reinventare un modello economico che, per sfortuna e scarsa lungimiranza, si è trasformato da volano di crescita in pesante zavorra. Oggi sono in molti a indicare nella Spagna, più che nella Grecia e negli altri membri del non invidiabile club dei Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), la vera incognita per la stabilità finanziaria e monetaria dell'Europa. Sta a Madrid dimostrare che non è così."

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Il debito pubblico: crisi finanziaria degli stati sovrani
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