La tesi del giorno
Il movimento Slow Food
Parola d'ordine: rallentare.
E' questo l'obiettivo principale della celebrazione della Giornata Mondiale della Lentezza, fissata per il 26 marzo, che ha dato vita a una serie di eventi "slow" in varie città italiane legati all'universo della cultura, che include la lettura di libri, mostre fotografiche, spettacoli teatrali che hanno alla base il tema del vivere lento.
Così la velocità porta a sacrificare la precisione; ma secondo l'autore i tempi celeri sono anche contagiosi, sia per le persone che per i modi di vita in quanto, se ci si abitua alla velocità in certi campi (come le reti informatiche che sono diventate più rapide), il desiderio di accorciare i tempi tenderà a diffondersi in altri settori. Questo fenomeno diventato sempre più preoccupante, oggi investe le questioni relative all'identità e al ritmo sempre più accelerato dei cambiamenti. L'esigenza di generare una controtendenza rispetto all'accelerazione illimitata, all'affannamento, al vivere e pensare frettoloso dei nostri tempi ha dato vita nel 1987 alla stipulazione del Manifesto dello Slow Food, nel quale si definiscono a chiare lettere le motivazioni della nascita un'iniziativa del genere: l'invito è di "prevenire il virus del fast con tutti i suoi effetti collaterali, con una proposta per un progressivo quanto progressista recupero dell'uomo, come individuo e specie, nell'attesa bonifica ambientale, per rendere di nuovo vivibile la vita incominciando dai desideri alimentari." Questa idea di lentezza, che nasce nell'organizzazione dello Slow Food a metà degli anni Ottanta, si trova, anche con una certa componente di casualità, ad anticipare o semplicemente ad interpretare lo spirito del nostro tempo. Insieme all'idea di "conviviali", la lentezza diventa la parola chiave per esprimere l'idea di una patinata pausa dal "tempo tiranno" dove forse il suo contrario non è tanto la velocità, quanto la banalità e la nocività della "cattiva immediatezza". L'analisi sociologica dell'autrice pone l'accento sulla standardizzazione ed omogeneizzazione della cucina moderna, evidenziando come le stesse modalità di consumo dei pasti e dello stare a tavola tendano ad essere sempre più mcDonaldizzate. Così come il pasto nei fast food si caratterizza per essere veloce e individualistico, anche il pasto tra le mura domestiche pare seguire la medesima direzione. Se la maggior parte delle famiglie, da tempo, non condivide più la colazione e il pranzo a causa dei ritmi imposti dagli impegni quotidiani, anche la cena, ormai unica occasione di riunione familiare, sulla scia del fast food, vede le persone sempre più portate a mangiare frettolosamente, magari guardando la tv, invece di vivere il momento dello stare a tavola, come una possibilità di interazione. La critica al fast food evidenzia anche la carenza di qualità e varietà dedali alimenti: "McDonald's, per riuscire nell'intento di distribuire un prodotto globale, propone una scarsa varietà di cibi e soprattutto rifiuta di inserire nel suo menù alimenti particolari, elaborati o connotati da una simbologia troppo marcata. A tal proposito, Ariès osserva come la mondializzazione non proceda tanto per generalizzazione ma per selezione: la scelta si traduce a quegli elementi che possiedono le caratteristiche per divenire rapidamente universali, mentre gli altri sono destinati inevitabilmente a scomparire. La dott.ssa Perozzi sottolinea come il contributo della filosofia Slow Food sia vitale sia a livello culturale sia sociale elencando le sue molteplici funzioni: promuovere l'educazione del gusto come migliore difesa contro la cattiva qualità e l'omologazione dei nostri pasti, operare per la salvaguardia delle cucine locali, delle produzioni tradizionali, delle specie vegetali e animali a rischio di estinzione e infine sostenere un nuovo modello di agricoltura, meno intensivo e più sostenibile.