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Il III Congresso del Movimento Sociale Italiano
Il III Congresso del Msi si apre in uno stato di tensione interna al partito. Il Segretario, con la sua relazione introduttiva, evita intanto che si aggravi il dissenso. De Marsanich, infatti, calma l'opposizione sui punti più scottanti. In politica estera afferma «irrinunciabile la revisione del Diktat di pace» e la «reintegrazione di Trieste e di tutte le terre dell'Adriatico» e ripropone «il diritto del popolo italiano a partecipare alla messa in valore e alla civilizzazione dell'Africa». Per non accentuare i contrasti, sul Patto Atlantico e la Nato evita di assumere una netta posizione, ma in compenso rivendica appieno l'appartenenza all'Occidente e la difesa dello stesso. Questa introduzione dai toni pacati fa svolgere il Congresso senza particolari scontri o lacerazioni.
Vi è un solo colpo di mano da parte della sinistra, la quale riesce a far passare, in un momento di stanca del Congresso, la norma sul carattere repubblicano del Msi, mentre la presidenza abbandona, per protesta, il palco.
Nella mozione finale sono riaffermati: l'importanza «dell'idea corporativa e dell'autogoverno delle forze produttrici [...] al fine di conseguire la completa emancipazione del lavoro in un nuovo ordine sociale» e il concretamento dello «Stato nazionale del lavoro che si fonda sull'attuazione di un'economia programmatica socializzatrice su basi corporative». Inoltre, per la prima volta vengono evidenziati i problemi sindacali: si invitano, infatti, esplicitamente i lavoratori simpatizzanti per il Msi ad aderire alla Cisnal perché è «indispensabile potenziare l'organizzazione attiva dei lavoratori».
Nonostante al Congresso siano approvati molti punti importanti della sinistra, passa la linea De Marsanich-Michelini, perché, ancora una volta, è Almirante a fare da moderatore, tradendo le aspettative dei "duri".
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