Appunti presi per l'esame di Storia culturale del XX secolo, che tracciano le tappe dell'antisemitismo in Italia: dalla brusca inversione di marcia all'integrazione degli Ebrei nel tessuto sociale dovuta all'avvento del fascismo, alla propaganda antisemita, alle leggi razziali, fino ad arrivare alla deportazione ad Auschwitz. Una persecuzione che, sebbene in misura minore rispetto ad altri stati europei, fu comunque ampia e non conobbe tregua fino all'armistizio del 1943.
Il Fascismo e gli Ebrei
di Antonino Cascione
Appunti presi per l'esame di Storia culturale del XX secolo, che tracciano le
tappe dell'antisemitismo in Italia: dalla brusca inversione di marcia
all'integrazione degli Ebrei nel tessuto sociale dovuta all'avvento del fascismo,
alla propaganda antisemita, alle leggi razziali, fino ad arrivare alla deportazione
ad Auschwitz. Una persecuzione che, sebbene in misura minore rispetto ad
altri stati europei, fu comunque ampia e non conobbe tregua fino all'armistizio
del 1943.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Psicologia
Corso: Psicologia
Esame: Storia culturale del XX secolo
Titolo del libro: Il Fascismo e gli Ebrei
Autore del libro: Enzo Collotti
Editore: Laterza
Anno pubblicazione: 20041. Ebrei e antisemitismo tra emancipazione, nazionalismo e
fascismo
Soltanto di recente la storiografia italiana ha cominciato a riflettere seriamente sulle origini e sul percorso di
un razzismo italiano, portando in primo piano un rinnovato e quasi inedito interesse per la questione ebraica.
Il razzismo italiano non si qualificò in prima battuta attraverso l’antisemitismo e ciò per il fatto,
storicamente fondato, che il pregiudizio contro gli ebrei nella tradizione politico-culturale italiana era di
matrice essenzialmente cattolica, esso si rifaceva, cioè, all'antigiudaismo.
Momigliano, un importante storico, nella prefazione alle sue “Pagine ebraiche” scrive:
“Questa strage immane non sarebbe mai avvenuta se in Italia, Francia, Germania non ci fosse stata
indifferenza, maturata nei secoli, per i connazionali ebrei. L’indifferenza era l’ultimo prodotto delle ostilità
delle chiese per cui la conversione era l’unica soluzione al problema ebraico”.
Nonostante si verificarono episodi di incomprensione per la rivendicazione di una propria identità da parte
degli ebrei, l’antisemitismo come fenomeno politico in senso moderno nell'Italia liberale si deve considerare
fatto piuttosto sporadico e isolato. L’influenza dello stesso antigiudaismo della Chiesa cattolica risultò
circoscritto a un ambito se non ristretto, certamente definito. Ciò non significa che nell'Italia liberale non vi
fossero episodi di insofferenza verso gli ebrei, ma essi non ebbero la forza di diventare movimento politico.
Gli ebrei, nell'Italia liberale, non fecero fatica a conservare le loro tradizioni, la loro cultura, i loro rituali e
ciò rendeva esplicita l’emancipazione raggiunta.
La posizione degli ebrei nel Regno d'Italia fu caratterizzata dalla spinta all'assimilazione,da una parte, e
dalla pulsione a mantenere, se non a sottolineare, gli elementi fondamentali della propria identità, dall’altra.
Nei rapporti con lo Stato l’emancipazione, però, non aveva coperto di per sé tutti i livelli della parificazione
agli altri cittadini, perché sussistevano costumi e consuetudini che erano esclusivi e tipici degli ebrei.
Il punto di partenza per la definizione della nuova struttura di rappresentanza degli ebrei italiani fu costituito
dalla legge Rattizzi del 1857.
Soltanto con il Codice penale unitario del 1889 vennero parificate tutte le confessioni al rango di culti
ammessi e venne fornita loro pari tutela giuridica.
L’unificazione d’Italia non comportò immediatamente l’unificazione dell’organizzazione delle istituzioni
rappresentative ebraiche; soltanto col passaggio al nuovo secolo s fece strada l’idea di realizzare una forma
di rappresentanza collettiva.
L’emancipazione, come altrove in Europa, tra le altre conseguenze comportò l’accelerazione del processo di
inurbamento degli ebrei italiani agevolandone l’accentramento nelle località maggiori e favorendo
l’abbandono di quelle minori.
L’atto di nascita del sionismo come movimento politico per il ritorno degli ebrei nella terra di Sion risale
alla fine dell'Ottocento; esso era la risposta alla situazione nella quale si venivano a trovare gli ebrei alla fine
del secolo: da una parte, le persecuzioni nell'Europa centro-orientale, dall’altra le manifestazioni di
antisemitismo nell'Europa occidentale, che erano culminate in Francia con l’affare Dreyfus.
Rispetto alle correnti europee, il sionismo italiano fu un fatto marginale.
Il crescere del nazionalismo italiano comportò la prima esplicita presa di posizione antisemita del nuovo
movimento politico.
Il percorso dell’ebraismo italiano verso la piena parificazione fu bruscamente interrotto dal fascismo. La
tendenza a identificare ebrei e antifascismo entrò come costante nella polemica dell’estrema ala antisemita
Antonino Cascione Sezione Appunti
Il Fascismo e gli Ebrei