Memoria, immagini, scritture
Anche nel dominio antropologico si diffonde l'uso di strumenti e programmi informatici e multimediali impiegati sia nel contesto della ricerca che in quello di archiviazione e riproposizione, critica o divulgativa, delle conoscenze. La diffusione di questa tecnologia comporta soprattutto nell'ambito etnografico visivo un profondo rinnovamento della deontologia, dell'ermeneutica e dell'epistemologia, una radicale riconfigurazione delle pratiche disciplinari. Siamo di fronte quindi a poetiche e politiche dell'etnografia e dell'antropologia che anche su questo versante appaiono assai mutate rispetto a un passato recente.
Allo stato attuale delle cose, in rapidissima evoluzione tecnologica, tale da vanificare secondo alcuni la stessa possibilità di riflessione teorica, i nuovi dispositivi consentono essenzialmente la registrazione e l'archiviazione digitale di suoni e immagini, fisse o in movimento; la coniugazione secondo logiche interattive, degli archivi audiovisivi con vaste banche di dati alfanumerici; la possibilità di creazione di strutture ipertestuali anche molto estese; l'immediata trasmissione a distanza dei dati tramite rete. Sempre più spesso l'etnografo e l'antropologo avranno a che fare con telecamere digitali e con scanner con programmi di archiviazione elettronica, motori di ricerca e Internet.
Per quanto riguarda la memoria, l'occidente ricorda poco e ricorda male e tende sempre più a far coincidere la memoria autobiografica con quella storica e a stemperare la carica di significazione sociale che promana dall'esperienza. Questo processo di riplasmazione delle memoria ha cause diverse che nel loro complesso rispondono ai bisogni politici di società post coloniali e neo imperialiste, al loto tentativo di riorganizzare la storia in termini che giustifichino una rinnovata condizione di dominio planetario. Paradossalmente questo generale processo di oblio e di de-eticizzazione del ricordo si verifica all'interno di società che dispongono di apparati sempre più sofisticati e potenti di fissazione e di ordinamento della memoria. L'incremento verticale dei mezzi per ricordare non vuol dire tuttavia crescita della memoria e sua efficacia nell'orientare le scelte operati e nell'elaborare un ethos del trascendimento secondo valori; non vuol significar e neppure migliori possibilità di un uso sociale e storico della memoria. Al contrario, come Baudrillard dichiarava qualche anno fa, vi è nella realtà contemporanea un processo di totale rallentamento che corrisponde a una perdita di memoria. Tutto diviene residuo, vale a dire senza memoria, si blocca. Immagazziniamo e conserviamo di tutto solo perchè non siamo più capaci di memorizzare. È un atteggiamento che rivela l'ossessione dell'oggetto perduto. Ciò che immagazziniamo non è memoria viva ma dato congelati e ammassati senza alcuna selezione di conseguenza non hanno alcun valore e d'uso.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marianna Tesoriero
[Visita la sua tesi: "Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media"]
- Università: Università degli Studi di Messina
- Facoltà: Scienze dell'Educazione
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Antropologia visuale
- Docente: Francesco Faeta
- Titolo del libro: Strategie dell'occhio. Saggi di etnografia visiva
- Autore del libro: Francesco Faeta
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2010
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