Il pensiero di Faeta sul video-tape
Secondo Faeta ciò che spinge alla frammentazione del movimento non è un bisogno scientifico, ma spettacolare. I primi sperimentatori del mezzo non avevano infatti intenzione ed esigenza di ricostruire durate esatte, ma modalità di svolgimento. Il tempo esatto degli accadimenti che si sarebbe potuto misurare con il cinema a registrazione continua, piano sequenziale e uniconcettuale degli inizi, prima che cedesse il passo al tempo discontinuo e discreto del montaggio, non viene ricercato nei primi esperimenti. Ciò che si tende a documentare sono i modi in cui si svolge la realtà non percepita dall'occhio umano. Ma a tale compito assolveva con rigore e precisione la fotografia, la quale restituiva il movimento scomposto nelle sue unità sequenziali di base, analiticamente scandite, fornendo inoltre un'immagine posta su di un piano orizzontale, miniaturizzata, maneggiabile, misurabile, ingrandibile, osservabile in solitudine e a piacere, dotata insomma di parametri di leggibilità scientifica ottimali.
Il cinema, al contrario offriva il movimento invece in una prospettiva sintetica assai simile a quella reale, non favorendo in modo particolare un approccio scientifico. Esso inoltre non si prestava considerati gli standard di proiezione dell'epoca a un uso scientificamente misurabile e reiterabile. Il nuovo mezzo inseriva però immediatamente nell'osservazione una dimensione collettiva spettacolare e emozionale. Esso si prestava a a far conoscere e comprendere non attraverso un processo di tipo analitico-scientifico, ma sintetico-artistico, si proponeva di meravigliare, stupire, abbagliare. Da questo punto di vista, fotografia e cinema, si pongono sin dagli inizi agli antipodi e le esperienze liminari quali quelle cronofotografiche sono forse le uniche che tentano di coniugare i due modelli conoscitivi e di elaborare una grammatica e una sintassi cinematografiche all'insegna di una paradigma scientifico. Felix Regnaul cui si deve un'attenta prassi operativa e di studio in fotografia e nel cinema, ebbe sentore di quanto quest'ultimo alterasse quella percezione analitica della realtà che i positivisti con fatica erano impegnati a perseguire. Il cinema come spettacolo per il suo successo ha fatto dimenticare l'importanza del film per la ricerca scientifica.
Continua a leggere:
- Successivo: Fotografia, cinema e realtà
- Precedente: Qualche riflessione sul film etnografico e sul video
Dettagli appunto:
-
Autore:
Marianna Tesoriero
[Visita la sua tesi: "Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media"]
- Università: Università degli Studi di Messina
- Facoltà: Scienze dell'Educazione
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Antropologia visuale
- Docente: Francesco Faeta
- Titolo del libro: Strategie dell'occhio. Saggi di etnografia visiva
- Autore del libro: Francesco Faeta
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2010
Altri appunti correlati:
- Appunti di antropologia visuale
- Ontologia dell'immagine fotografica
- Elementi di antropologia culturale
- Linguaggi del Cinema
- Cinema e Turismo
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Folk Horror. Per un'antropologia dell' ''orrore popolare''
- Stereotipi nella rappresentazione del sud, lo sguardo del cinema negli anni cinquanta
- Gus Van Sant: Elephant
- Etnografie russe fra il 1920 e il 1930 (La repressione della cultura sciamanica in URSS fra gli anni '20 e '30 del sec. XX. I casi di G.V. Ksenofontov e I.M. Suslov)
- Dalla polvere da sparo alla pellicola: nascita e futuro di Ferrania
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.