TRASFORMAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE
Come i distretti industriali, anche le grandi imprese, hanno cominciato a sperimentare modelli di produzione flessibile. Ciò è avvenuto per la crescente instabilità e frammentazione dei mercati, infatti mancando la prevedibilità, requisito fondamentale del modello fordista, l'investimento in macchinari specializzati diventa rischioso per i rapidi cambiamenti della domanda e l'obsolescenza dei prodotti; si comincia dunque a sperimentare una riorganizzazione per offrire più prodotti e per modificarli rapidamente in funzione di ciò che verrà domandato dal mercato.
I tratti tipici del nuovo modello, sono:
1) si riduce la separazione tra concezione ed esecuzione dei prodotti (tipica del fordismo) : che rende la produzione di nuovi beni lenta e elaborata. Si sperimentano forme di decentramento dell'autorità, con unità operative più vicine agli stimoli del mercato ed in grado di operare rapidamente, e strutture centrali, più snelle, lasciate alle sole decisioni strategiche. Dal punto di vista finanziario, la grande impresa, spesso multinazionale, si trasforma in una holding che controlla altre società specializzate nei diversi prodotti;
2) Cambia l'organizzazione interna del lavoro: la possibilità di produrre beni differenziati con aggiustamenti continui rispetto alla domanda, porta alla necessità di eliminare risorse ridondanti (scarti, i tempi morti e l'accumulo di scorte), sincronizzando il più possibile la produzione alla domanda proveniente dal mercato. Ciò richiede (al contrario di quella fordista-taylorista) più collaborazione e coinvolgimento della manodopera, che, per poter impiegare macchinari meno specializzati e polivalenti, devono essere più qualificati ed in grado di svolgere mansioni diverse, anche lavorando in gruppi che si compongono e scompongono a seconda delle esigenze produttive;
3) La grande impresa si apre maggiormente all'esterno: potenziando la collaborazione con subfornitori per la produzione di parti complementari, e concentrandosi più sullo sviluppo di alcune tecnologie chiave, sul design e sull'assemblaggio complessivo del prodotto finale. Per rendere poi più efficace il ruolo dei subfornitori, si tende a evitare che essi lavorino solo per la sola impresa madre, incoraggiandoli ad andare sul mercato, perché lavorando per più committenti, la loro capacità di apprendimento aumenta;
4) il contesto istituzionale: influisce sulla possibilità delle grandi aziende di adattarsi rapidamente ai modelli produttivi flessibili;
5) Sono introdotte regole istituzionalizzate che incentivano nei lavoratori un comportamento cooperativo: a sostegno della cooperazione, per es. si promuove l'impiego a vita nelle grandi imprese (come in Giappone) e vengono fatti investimenti in formazione professionale per più rapide ed efficaci forme di adattamento a nuove produzioni;
6) apertura maggiore alle collaborazioni esterne: le grandi imprese sono spinte a cercare contatti con reti di subfornitori specializzati, di solito di piccole dimensioni, dove fruiscono di ampie economie esterne.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Antonio Amato
[Visita la sua tesi: "La condizionalità nelle organizzazioni internazionali economiche"]
- Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Scienze dell'Amministrazione
- Titolo del libro: Sociologia Economica
- Autore del libro: Trigilia
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1998
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