MODELLI PRODUTTIVI FLESSIBILI E CONTESTO ISTITUZIONALE
Nel 1984, Piore e Sabel, alla produzione di beni standardizzati di massa (del modello fordista), fatta con macchine specializzate e manodopera semi-qualificata, contrappongono il modello della specializzazione flessibile, caratterizzato dalla produzione di beni non standardizzati con macchine utilizzabili per modelli diversi, realizzati con manodopera più qualificata.
E nel fare ciò essi puntano sulle nuove tecnologie elettroniche che riducono il costo della produzione flessibile e diversificata.
La specializzazione flessibile coinvolge maggiormente le imprese più piccole.
Nello specifico, si possono individuare 3 aspetti:
1) possibile persistenza della produzione di massa nei termini del neofordismo;
2) forme di specializzazione flessibile praticate dalle grandi imprese, oltre che dalle piccole, con la loro trasformazione interna e la maggiore apertura a rapporti di collaborazione con imprese esterne;
3) maggiore analisi dei fattori istituzionali che consentono le forme di cooperazione tra management e lavoratori e quelle tra le imprese, necessarie per l'emergenza e il funzionamento dei modelli flessibili a elevata capacità innovativa.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Antonio Amato
[Visita la sua tesi: "La condizionalità nelle organizzazioni internazionali economiche"]
- Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Scienze dell'Amministrazione
- Titolo del libro: Sociologia Economica
- Autore del libro: Trigilia
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1998
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