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CONFRONTO POLANYI/SCHUMPETER


Entrambi si concentrano sul problema del declino del capitalismo liberale e della grande trasformazione che si avvia dopo la crisi degli anni '30, ma con le seguenti differenze:
A) Polanyi è un istituzionalista, Schumpeter è un economista che riconosce l'importanza delle istituzioni per comprendere il cambiamento dell'economia.
B) Polanyi limita la validità scientifica dell'economia e ne storicizza i risultati: gli strumenti della disciplina servono per comprendere il funzionamento dell'economia solo quando questa è dominata dai mercati autoregolati, e quindi la sua efficacia è ristretta al secolo nel quale trionfa il capitalismo liberale (800') : estenderne la portata all'indietro nel tempo significa cadere nella «fallacia economicistica».
Per Schumpeter l'economia teorica è una disciplina analitica, e come tale non fonda la sua scientificità sulla verifica empirica dei suoi schemi e non richiede pertanto di essere storicizzata. Tuttavia, nell'ambito dell'economia deve esservi spazio sia per la componente teorica, di taglio analitico, che per quella storico–empirica. Quest'ultima prende in esame il rapporto tra fenomeni economici e contesto istituzionale, basandosi sul contributo della storia e della sociologia economica.
C) Schumpeter quando s'interroga sul cambiamento del capitalismo e sul suo futuro, si avvicina ad un tipo di indagine simile a quella condotta da Polanyi.
Quanto alle cause del declino, essi convergono in sostanza nel sottolineare che le conseguenze sociali innescate dal prevalere dei mercati autoregolati nell'organizzazione economica scatenino delle reazioni sociali e politiche le quali, a loro volta, inceppano progressivamente la capacità dei mercati di riequilibrarsi. Contrariamente quindi a quanto pensava Marx, le cause del declino sono sociali prima che economiche, anche se esse si ripercuotono poi sul funzionamento dell'economia.
Si potrebbe dire che in un certo senso viene ribaltata l'enfasi di Marx sulle crisi economiche come fenomeni di accelerazione del cambiamento sociale e politico: per i nostri due autori è vero il contrario.
Polanyi parla in proposito di «autodifesa della società», un processo che si esprime con la diffusione di varie forme di protezionismo (sociale e del lavoro, agrario, creditizio). Schumpeter fa invece riferimento alle «politiche anticapitalistiche» che trovano un terreno favorevole nella crescita del malcontento sociale. Polanyi vede già avviati alla fine dell'800 i processi di cambiamento istituzionale che preparano il declino e raggiungono l'apice nella crisi del 1929, mentre Schumpeter tende a spostare più in avanti i fenomeni di irrigidimento dei mercati autoregolati, considerando tali fenomeni più come una conseguenza delle reazioni istituzionali alla crisi del ‘29 che come fattore che prepara la crisi stessa.
Ma è soprattutto una questione di enfasi. Anch'egli, infatti, vede negli anni ‘30 uno spartiacque che separa l'epoca del capitalismo non regolato da quella del capitalismo regolato; un fenomeno che prepara, in una prospettiva più lunga e più incerta, l'avvento del socialismo.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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