STABILIZZAZIONE ECONOMICA E SOCIALE NEL DOPOGUERRA
I primi 3 decenni dopo la guerra, fino agli anni 70' sono stati un periodo di straordinaria crescita economica. Inoltre anche se le distruzioni e le perdite di vite umane furono superiori a quelle della prima guerra mondiale,la ripresa fu molto più accelerata.
In questa situazione un fattore che ebbe un peso rilevante, per l'Europa, fu la politica degli Stati Uniti che cancellarono parte consistente del debito degli alleati, e avviarono, con il piano Marshall, un rilevante flusso di aiuti finanziari per i paesi europei. Anche per quel che riguarda la Germania si evitò di ripetere gli errori commessi dopo la prima guerra mondiale con l'imposizione di risarcimenti in pratica non sopportabili. La ricostruzione e la ripresa furono dunque favorite oltre che dalla politica di aiuti, anche dalla liberalizzazione degli scambi e quindi di un consistente incremento del commercio internazionale.
Questo processo fu accompagnato da un'intensa cooperazione internazionale che portò alla creazione di nuovi organismi, come il Fondo Monetario Internazionale e l'Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica, e più tardi delle istituzioni della Comunità Europea.
In questa cornice, la domanda dei beni crebbe notevolmente, trainata prima dalle esigenza della ricostruzione e dalla richiesta di beni di prima necessità e poi dalla possibilità di soddisfare nuovi bisogni con l'utilizzo delle tecnologie moderne per la produzione di massa dei beni di consumo: dalle automobili ai nuovi elettrodomestici.
Ma accanto al ruolo di queste variabili economiche, legate alla crescita della domanda e alla disponibilità di lavoro a basso costo, e accanto allo sviluppo tecnologico, che ebbe un impulso notevole anche in relazione alle attività belliche, occorre considerare i mutamenti che intervengono nella regolazione istituzionale delle economie dei paesi più sviluppati.
Nella metà degli anni 60', Andrew Shonfield, affermò che sono 4 gli aspetti nuovi dello sviluppo postbellico, che hanno trasformato il capitalismo da quel fallimento disastroso che appariva negli anni 30', in quel grande motore di prosperità del mondo occidentale dopo la guerra, da lui chiamato Capitalismo Moderno. E quindi:
1) Esso è stato molto più regolare che in passato, con recessioni più corte e più lievi;
2) la crescita della produzione e del reddito non è mai stata così rapida;
3) la nuova prosperità si è diffusa largamente fra la popolazione: sono aumentati i salari insieme al prodotto nazionale e la crescita delle forme di protezione sociale ha permesso una redistribuzione anche verso quei gruppi sociali che non potevano contare sugli aumenti delle retribuzioni;
4) tutto ciò è avvenuto senza ridurre il flusso di risparmi necessario per sostenere un elevato tasso di investimenti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Antonio Amato
[Visita la sua tesi: "La condizionalità nelle organizzazioni internazionali economiche"]
- Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Scienze dell'Amministrazione
- Titolo del libro: Sociologia Economica
- Autore del libro: Trigilia
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1998
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