Il salto come ‘balzare via’
Ma il salto non deve mai perdere di vista il cammino finora compiuto. Esso, infatti, è sempre un balzare via (Ab-Sprung) dall’ambito di pensiero che ha costituito la linea guida della filosofia occidentale. Il pensiero del salto deve essere «pensiero rammemorante» che non lascia dietro di sé l’ambito da cui spiccare il balzo, ma se ne appropria in senso più originario. Solo alla luce del salto l’ambito da cui spiccare il balzo (Absprungbereich), che rappresenta il «già stato» del pensiero (non ciò che è semplicemente «passato», ma ciò che perdurando rende possibili visioni nuove al pensiero rammemorante) risulta individuabile, e in un modo diverso che in precedenza. Rammemorare significa pensare a fondo ciò che è ancora impensato nel già stato, come ciò che è da-pensare. Il pensiero che ripensa è il pensiero che salta nel salto e che continuamente lo ripete in modo sempre più originario: «in questo sempre più originario saltare il salto non c’è ripetizione, né ritorno. Il salto è necessario fin quando il pensiero che pensa già e che ripensa l’essere in quanto essere, non si sarà trasformato, in base alla verità dell’essere, in un altro dire».
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Dettagli appunto:
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Autore:
Carmine Ferrara
[Visita la sua tesi: "Il problema del male e del nulla nel ''De casu diaboli'' di Anselmo d'Aosta"]
- Università: Università degli Studi di Salerno
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Filosofia
- Esame: Filosofia teoretica
- Docente: Francesco Tomatis
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