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Il Fabbricone di Giovanni Testori


E’ il primo vero romanzo di Testori, organizzato per storie che si intrecciano ma con un forte nucleo centrale, costituito sia dalla storia d’amore tra la Rina e il Carlo, sia la realtà del Fabbricone che non è solo uno sfondo, ma anzi è un vero spazio vitale.
I personaggi sono diversi, c’è la Redenta, la Schiappati e la sua famiglia, i Villa (comunisti) e gli Oliva (democristiani), il Luciano ecc.
La famiglia Oliva è quella dei democristiani, composta dal nonno (vecchia mummia), dal nipote Luigi, da due genitori e dalla Rina che poi si innamorerà di Carlo;
La famiglia Villa è quella dei comunisti, composta da padre, madre e tre figli: Antonio che cerca il successo con la boxe, Carlo che si innamora di Rina, e la Liberata, la più radicale e convinta dei suoi ideali;
La famiglia Schiappati è la più numerosa, costituita da nove persone, in evidenza si ha la storia del figlio Sandrino che si prostituisce;
Si ha poi la Redenta, che prova ribrezzo per la carne che deve cucinare perché le ricorda il fidanzato morto in guerra (Andrea).
Le vicende dei personaggi vengono scrutate insieme agli umori, i drammi e le speranze. Le vicende sono speculari, si annodano attorno ad elementi costanti come la fatalità, la trasgressione, l’espiazione. Alcuni vivono il miraggio della rivalsa da attuare con i soldi (Sandrino che si prostituisce), con il miraggio del successo sportivo (Antonio Villa), illusione di decidere attraverso la militanza degli ideali (due famiglie opposte).
Ne nasce una spaccatura, nel finale si visualizza la fatalità che inghiotte gli uni e gli altri: l’acre fetore degli escrementi che avvolgono e coprono tutto il fabbricone.
Il linguaggio ha una oggettività solo apparente, il tema del corpo è ancora in primo piano.

Tratto da INVITO ALLA LETTURA DI TESTORI di Adriana Morganti
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