Constant: Dello spirito di conquista e dell’usurpazione
Giudica il nuovo ordinamento politico instaurato da Napoleone in Francia. L’impero francese si fonda sulla sua forza militare, su un esercito che per coscrizione obbligatoria è fondato da tutte le classi sociali. L’ordine politico francese è la proiezione dell’ordine militare. La politica dell’impero ha trasformato la guerra rivoluzionaria di liberazione dei popoli in una guerra di conquista, per la quale i popoli sono poi sottomessi a un potere burocratico-militare che spegna in essi ogni spirito di indipendenza, autonomia e libertà. Il fine dell’impero è la guerra e la conquista e ha proposto i sentimenti e le passioni della società antica cercando così di snaturare la moderna società europea caratterizzata dall’attività industriale.
La politica di guerra e conquista ha una conseguenza negativa sull’intera massa della nazione: le giustificazioni del governo per i provvedimenti militari sono artificiose e pretestuose. Le affermazioni politiche, i programmi, i principi politici diventano mere forme per giustificare la politica di aggressione. Tale prassi di governo corrompe la morale pubblica.
L’impero fondato sulla forza militare e la guerra non è altro che usurpazione, una nuova forma di governano diversa dalla monarchia e dal dispotismo. L’usurpazione si identifica con l’usurpatore cioè con colui che senza appoggio di un voto nazionale si impadronisce del potere o che oltrepassa i limiti che gli sono stati prescritti. Mentre il dispotismo elimina tutte le libertà politiche, l’usurpazione le afferma e le sostiene in modo del tutto formale e strumentale, perché le servono per giustificare il rovesciamento del regime. L’usurpatore svuota di contenuto le libertà politiche e le istituzioni che dovrebbero temperare il suo potere e li riduce a strumenti per imporre la formazione di uno spirito pubblico mediante una tecnica volta a sancire il consenso della nazione. In tal modo il potere si assolutizza e diventa arbitrio. Allorchè viene limitata la manifestazione del pensiero, tutte le altre facoltà umane sono private di energia e non sono più in grado di promuovere il progresso culturale e sociale.
L’usurpazione ha in se stessa la ragione della propria autodistruzione: nel tentativo di uniformare tutto e tutti al proprio criterio di governo, essa è costretta a una continua guerra di dominio che prima o poi sarà la causa della sua fine.
Distingue poi la monarchia dall’usurpazione: la prima è fondata su una lunga tradizione che limita e tempera il suo potere e consente di ritenere che esso sia legittimato dal consenso tacito del popolo che ne rende possibile la continuità la quale si realizza nell’ereditarietà della carica. Si riferiva alla monarchia costituzionale inglese.
Dice che i diritti fondamentali dell’individuo sono del tutto indipendenti nei confronti dell’autorità politica: essi sono libertà personale, giudizio per giuria, libertà religiosa, libertà d’industria, inviolabilità della proprietà, libertà di stampa. La costituzione deve proibire ogni atto che attenti a questi diritti.
La società non è un’entità superiore distinta dai singoli ai quali essa conferisce la personalità di cittadino. La sovranità popolare, la volontà generale e la legge non esprimono un’autorità illimitata. Sussiste invece una sfera di diritti e interessi degli individui che è intangibile da parte del potere ed è un limite invalicabile per ogni governo.
Per realizzare questo principio di libertà bisogna strutturare la costituzione sulla distinzione e divisione dei poteri che devono essere suddivisi in modo che ognuno svolga le funzioni specifiche e che non si intralcino e non entrino in conflitto tra loro. Occorre distinguere il potere del monarca costituzionale da quello esecutivo proprio del governo costituito da ministri. Il primo non è un potere attivo come quello del governo ma è un potere neutro, che ha il compito di armonizzare gli altri poteri e impedire che si verifichino situazioni di contrasto tra essi.
Dice che devono distinguersi nella costituzione del 1814 5 poteri: il potere reale, in quanto potere neutro; il potere esecutivo rappresentato dal governo; il potere rappresentativo durevole espresso dalla camera dei pari; il potere rappresentativo dell’opinione espresso da un’assemblea elettiva, la Camera dei deputati; il potere giudiziario. Il potere reale è limitato perchè la legge deve essere approvata dalle due camere. Il monarca può intervenire nel processo legislativo mediante la sanzione. Può destituire il governo e può sciogliere la camera.
Il difetto delle precedenti costituzioni stava nell’aver ignorato l’esistenza e la funzione di un potere neutro e confuso tale forza equilibratrice con il legislativo e l’esecutivo. Nel primo caso si è affermata l’onnipotenza della legge, nel secondo il dispotismo.
La libertà non ha vere garanzie quando il diritto elettorale viene esteso alle categorie sociali che non godono di una indipendenza economica.
L’ordinamento politico amministrativo dello stato deve essere informato ai principi del decentramento e di un’ampia autonomia locale che stabilisca tra i singoli e il potere centrale due sfere, quella del comune e quella che raggruppa più comuni nell’ambito del circondario. Occorre distinguere 3 livelli d’interessi: del comune, del circondario e quelli generali che debbono essere curati dal governo. Il decentramento e le autonomie limitano l’influenza e il potere che il governo centrale esercita sull’intero territorio.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
[Visita la sua tesi: "Il Canada e la politica internazionale di peacekeeping"]
[Visita la sua tesi: "I cartoni animati satirici: il caso South Park"]
- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia delle dottrine politiche
- Docente: Lazzarino
- Titolo del libro: Storia delle dottrine politiche
- Autore del libro: M. D'Addio
- Editore: ECIG
- Anno pubblicazione: 2002
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