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Saint Simon: processi di cambiamento dopo Napoleone


Anche la classe politica subisce un processo di trasformazione. Dopo la fine del periodo napoleonico sussistono ormai solo 2 classi: la borghesia e gli industriali: la prima ha il monopolio degli incarichi pubblici, dell’apparato dello stato. la seconda esprime le nuove forze, energie, capacità produttrici. La nuova classe politica dovrà essere costituita dai capi naturali degli industriali cioè coloro che hanno un rapporto organico con il mondo del lavoro e dalla produzione, persone che partecipano direttamente con la loro attività intellettuale al sistema produttivo.
Nell’”organizzatore” formula un ipotesi: ammettiamo che la Francia perda 3mila persone tra i più qualificati delle categorie industriali, i migliori scienziati. La nazione subirebbe un danno gravissimo e irrimediabile e cadrebbe in uno stato di inferiorità nei confronti delle altre nazioni.
Se invece perdesse d’un tratto l’attuale classe dirigente (la famiglia reale, i dignitari, ministri, sottosegretari, consiglieri e altre gerarchie ecclesiastiche) in tutto 30mila persone questa perdita recherebbe ai francesi solo un dolore di carattere sentimentale non risultandone alcun danno politico per lo stato.
La nuova classe dirigente è la rappresentanza naturale della nuova organizzazione della produzione economica e delle categorie sociali che la promuovono. La realizzano e la dirigono. Essa si forma man mano che si sviluppa il sistema industriale ed è il risultato di una selezione basata sul sapere positivo e sui meriti che possono essere riconosciuti a coloro che partecipano al processo produttivo.
Con la nuova classe dirigente muta anche il vecchio rapporto comando-obbedienza sul quale si basava l’ordine politico-sociale. Il comando si basava sulla preminenza garantita dalla forza militare alla quale corrispondeva un atteggiamento passivo di obbligo di obbedire. Nel nuovo sistema industriale il rapporto comando-obbedienza è razionalizzato e opera nella sfera delle scienze positive che possono essere acquisite da tutti. Il comando perde il suo carattere impositivo e ne assume uno diverso, di direzione.
L’essenza del nuovo potere industriale non è più la coazione e l’oppressione, il dominio, ma la direzione che indica i comportamenti, le operazioni più idonee per conseguire gli scopi che si propone la nuova società industriale. La trasformazione del comando in indirizzo elimina il rapporto dominatori-dominati e lo sostituisce con quello di collaborazione al processo produttivo.
La nuova società industriale è una società di collaboratori.
La sovranità è il potere di scegliere la direzione lungo la quale deve operare la società. Non po’ essere più attribuita a una determinata categoria di persone ma viene fatta valere dal corpo sociale stesso, tutti gli industriali in quanto organizzati sul principio della collaborazione indicano e realizzano questo indirizzo generale. È una vera e propria auto amministrazione da parte dell’intera società.
Saint-simon contrappone al concetto di libertà borghese giuridico-formale quello della scienza della libertà che ha come scopo il massimo grado di libertà sociale che corrisponde alla piena esplicazione delle capacità personali di ciascuno.

Propone una riforma della costituzione che consenta alla nuova classe industriale di assumere la direzione dell’intera attività produttiva verso la quale debbono convergere tutte le energie della nazione francese. Il principio della tripartizione dei poteri deve essere riformulato alla luce delle tre facoltà che presiedono all’operare umano: immaginare, cioè concepire il fine; valutare con la ragione ciò che abbiamo immaginato; realizzare ciò che è stato approvato dalla ragione. Su questa tripartizione deve essere riorganizzato il supremo potere sociale in modo che uno abbia il compito di elaborare i progetti, un altro di esaminarli, il terzo di metterli in opera.
Il Parlamento deve essere strutturato in 3 camere: dell’invenzione, dell’esame e dell’esecuzione. La prima ha il compito di formulare i progetti riguardanti le opere pubbliche, la seconda esamina i progetti elaborati, la terza esegue i progetti approvati.

Ne “il nuovo cristianesimo indica i principi su cui si sarebbe basata la religione cristiana per corrispondere alla nuova mentalità scientifica. Il primo comandamento si riferisce all’impegno di ogni cristiano di trattare i suoi simili come fratelli. Questo rapporto di religiosità cristiana è il fondamento della nuova morale positiva. I cristiani devono organizzare la società in modo che possa essere la più vantaggiosa per il maggior numero. Le chiese cristiane devono essere riformate nel senso di riconoscere come fondamentale motivo ispiratore il comune sforzo di tutti i cristiani per garantire il maggior benessere e felicità al maggior numero di individui. La vecchia dottrina cristiana esaltava la povertà. La nuova dottrina deve abbandonare questa posizione negativa e riscoprire e riproporre il valore positivo della vita terrena, della felicità di cui essa può essere apportatrice. Tutta la società deve lavorare per il miglioramento dell’esistenza morale e fisica della classe più povera. La società deve organizzarsi nel modo più adatto a farle raggiungere questo grande scopo.
Il compito della religione è sottrarre gli individui dal condizionamento e dalla esclusiva cura dei propri interessi che hanno generato il sentimento di egoismo.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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