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Toqueville: il modello di democrazia è quello americano


Le prime colonie che si insediarono in America erano costituite da gruppi di dissidenti religiosi che avevano lasciato la madre patria per poter professare il proprio credo in libertà. Nell’esperienza politica e civile delle colonie ebbero importanza la religione  e la libertà civile e politica. La religione sa che la sua forza è nel cuore degli uomini e non ha un atteggiamento ostile nei confronti della libertà politica perché vede nella libertà civile un nobile esercizio delle facoltà umane e nella libertà politica un campo affidato dal creatore all’intelligenza. La libertà vede nella religione la compagna delle sue lotte e trionfi, la fonte divina dei suoi diritti: considera la religione come la salvaguardia dei costumi e i costumi come la garanzia delle leggi.
Il sentimento di libertà scaturisce da quello religioso e da questo viene alimentato.
Insediate in un così vasto territorio le nuove comunità manifestano la tendenza all’espansione in cui tutte le categorie sociali sono impegnate in un comune sforzo di collaborazione che favorisce lo spirito di solidarietà. Si forma così una società che promuove un pareggiamento di classe sul piano dei costumi, dell’etica e anche sul piano economico. Per questo non si è costituita un’aristocrazia come in Europa, in grado di monopolizzare il potere politico. Nelle colonie c’è una forte mobilità sociale che opera un pareggiamento delle posizioni sociali. La legislazione cerca infatti di scoraggiare la concentrazione della ricchezza nelle famiglie, tende verso il ceto medio. Si realizza l’uguaglianza sia sul piano economico e sociale che su quello intellettuale e morale.
Dice che ci sono 2 modi per far si che gli uomini uguali sul piano sociale lo siano anche su quello politico: dare gli stessi diritti politici a tutti o non darli a nessuno.
L’America ha il merito di aver rifiutato il potere assoluto e compreso che solo con la collaborazione e l’unione di tutti si sarebbe potuta difendere dalle aggressioni del potere e di aver scelto quindi l’uguaglianza nella libertà.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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