Capisaldi dell'istituzionalismo

L’istituzionalismo razionalista nasce come tentativo di dimostrare che l’egemonia non è una condizione necessaria per assicurare la cooperazione in condizioni di anarchia. Il testo principale di questa scuola, After Egemony, di Robert Keohane, mira in primo luogo a dimostrare come la cooperazione sia possibile anche in assenza di un egemone e che le istituzioni internazionali hanno un ruolo essenziale nel promuovere questa cooperazione. Per dimostrare questi punti gli istituzionalisti accettano gran parte degli assunti generalmente associati con la tendenza realista delle relazioni internazionali e specificamente con la sua variabile neorealista. Questi assunti sono:
- la centralità degli stati nelle relazioni internazionali
- gli stati agiscono secondo i dettami della razionalità strumentale, nel senso che considerano le conseguenze di diverse possibili azioni e scelgono quella che produce la maggior utilità
- gli stati badano solo ai propri interessi in particolare alla propria sopravvivenza
- gli stati operano in un mondo anarchico

l’obbiettivo degli istituzionalisti è di dimostrare che, al contrario di ciò che sostengono i realisti, questi assunti sono compatibili con elevati livelli dio cooperazione interstatale e che le istituzioni internazionali contribuiscono a realizzarla.
Il punto di partenza della teoria istituzionalista sono le preferenze degli stati considerati come attori unitari.
Un’altra caratteristica della teoria è una logica funzionalista: l’esistenza delle istituzioni internazionali è spiegata dai benefici che portano agli stati o più precisamente dalle conseguenza benefiche che gli stati si aspettano.
Il meccanismo causale tra gli interessi e le istituzioni è la razionalità strumentale cioè una forma di razionalità che si interroga sui mezzi migliori per raggiungere un certo obbiettivo ma non sulla ragionevolezza degli obbiettivi stessi.