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Eroici furori, G. Bruno - 1585 -

Eroici furori, G. Bruno - 1585 -



A Londra, pubblica anche gli Eroici furori (1585), che può essere interpretato come una riflessione, anche autobiografica, dell’esperienza conoscitiva. Si distingue tra il sapiente e il furioso. Sapiente è chi sia giunto alla consapevolezza che la vita del singolo è alterna vicenda di momenti contrastanti. Egli è cosciente che il piacere è destinato a trasformarsi in dolore, non ignora che le pene più tormentose lasceranno il posto al sollievo. Il furioso non ha virtù ma solo vizio. Se il sapiente realizza un atteggiamento di razionale indifferenza, la condizione della maggior parte degli uomini è quella di essere affetti da aspettative e passioni che hanno la meglio sulla pacata considerazione della ragione. La causa di ciò risiede in un difetto di conoscenza. Diversa è la natura del furore eroico, che è proprio di colui che le doti naturali e l’esercizio hanno reso capace di contemplazione.
Dopo ritorna a Parigi. Qui lancia una sfida agli aristotelici parigini per prendere pubblicamente le difese delle teorie aristoteliche. Bruno pensava di sancire pubblicamente la superiorità della sua filosofia ed invece rimase deluso. La sua sfida fu accettata non da un esponente conservatore della Sorbona ma da un giovane avvocato. Sentendosi isolato, il filosofo nolano, non ribatte e lascia la città alla volta della Germania. Nel 1591, si trasferisce nella repubblica di Venezia su invito del nobile Giovanni Mocenigo di insegnargli l’arte della memoria. Venezia era il luogo adatto per la sua tradizionale tolleranza e come sicurezza per personaggi poco inclini all’ortodossia. Per questo, il filosofo si lascia andare e si esprime senza le cautele necessarie nel periodo della Controriforma.

Tratto da CONTRORIFORMA E SECONDO 800 IN LETTERATURA di Gabriella Galbiati
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