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Vita e opere di Verga


Nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di origini nobili e benestante. Già nel 1857 scrisse il primo romanzo, Amore e patria, un tentativo piuttosto maldestro. Nel 1860 lascia la facoltà di Giurisprudenza e all’arrivo di Garibaldi si arruola nella Guardia Nazionale, dove presta servizio per quattro anni. Partecipa alla vita culturale di Catania. Fonda giornali e collabora a riviste, mettendo in luce le sue idee patriottiche, a sostegno dello Stato unitario. L’ambiente provinciale comincia ad apparire troppo stretto e Verga parte così per il continente. Sta alcuni mesi a Firenze, in cui poi ritorna nel 1869. Qui stringe amicizia con Capuana e questo rapporto, oltre che durevole, si rivela fondamentale per la crescita intellettuale dello scrittore. Torna a Catania e nel 1871 pubblica Storia di una capinera, il primo romanzo ad avere un reale riscontro di pubblico e un moderato consenso della critica. La vicenda è quella di una monacazione forzata. Maria, orfana di madre, torna a casa dopo il periodo di educazione in convento, ma la matrigna ha già convinto il padre a far monaca la figlia. Durante la vacanza Maria si innamora di Nino, ma quando è costretta a entrare in convento per prendere il velo, il giovane si sposa con la sorella di Maria. I due, per fatalità, vanno ad abitare in una casa vicina il convento, così che la povera novizia non può che assistere alla felicità altrui. Sopraffatta dal dolore, si ammala e muore. L’intenzione di Verga era scrivere una storia intima, la storia di un sentimento travolgente. Mentre in quegli anni, nei quali l’abolizione di alcuni ordini religiosi da parte del nuovo regno d’Italia aveva provocato discussioni e scalpore, il romanzo fu interpretato come denuncia di una piaga sociale, quella delle monacazioni forzate. Storia di una capinera è un romanzo epistolare che si segnala per la definizione psicologica del personaggio e per le sfumature sentimentali.
Nel 1872, va a Milano, considerata la vera capitale della cultura. Verga è un autore che si mostra sempre sensibile alle recensioni, agli apprezzamenti della critica e del pubblico. Non è estranea a questo atteggiamento la sua ambizione, ma è forse prevalente un’altra motivazione, cioè la paura di rimanere un dilettante. Verga non accetta assolutamente l’idea di essere considerato un benestante che si intestardiva nell’hobby della letteratura e per questo era ansioso di ricevere quegli attestati del successo, anche di pubblico, quantificabile in guadagni e vendite. Il romanziere vive una contraddizione forte fra la ricerca del successo e la tensione a trovare una piena soddisfazione intellettuale ed estetica nella scrittura. È questa seconda aspirazione a prevalere. Verga manifesta un’insoddisfazione sempre più accentuata per tutto quanto aveva fatto e si lancia in una ricerca di novità. Sono gli anni in cui Cameroni fa conoscere le teorie di Zola sul naturalismo.

Tratto da CONTRORIFORMA E SECONDO 800 IN LETTERATURA di Gabriella Galbiati
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