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Approcci schematici e stereotipi sociali


Gli individui compiono molti errori nel corso dei processi di attribuzione. Nell’esperienza pratica quotidiana le attribuzioni sono compiute attraverso scorciatoie e semplificazioni che tendono più a confermare  ipotesi già possedute che non ad analizzare l’informazione (schemi = elemento organizzatore cognitivo e semplificatore di una classe di dati raccolti; concezioni generali che una persona ha sul modo con cui determinate cause interagiscono per produrre determinati effetti e che servono da guida non solo quando l’informazione è incompleta, ma anche quando il soggetto non può perdere tempo a completarla) = canoni di semplificazione ed economicità.
Ruolo degli stereotipi nel guidare la ricerca soggettiva di causalità: si formano in ambito sociale, sono condivisi da gruppi, diventano guide per giudizi e prese di posizione individuale.
Per es. ricerche su stereotipi che si sono formati sulla donna (inferiorità nel sociale): in genere per l’uomo il successo è attribuito alla capacità, per la donna alla fortuna o sforzo, l’insuccesso dell’uomo è attribuito alla difficoltà del compito, nella donna a mancanza di abilità.
Per es. stereotipo etnico-religioso: costante ipervalutazione del proprio gruppo che attribuisce i comportamenti desiderabili a cause interne e quelli indesiderabili a cause esterne (fenomeni di pregiudizio e razzismo).
In molte situazioni ciò che guida i processi di attribuzioni è l’inserimento sociale del soggetto, si tende ad attribuire capacità ad un soggetto non tanto sulla base della sua condotta effettiva, ma su quella della categoria di appartenenza.

Tratto da FONDAMENTI TEORICI DI PSICOLOGIA SOCIALE di Antonella Bastone
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