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Giovanni Antonio Sogliani, Il cenacolo per il convento di San Marco




Bisogna poi esaminare il caso di Giovanni Antonio Sogliani. Discepolo di Lorenzo Credi, ebbe in venerazione l’opera di fra Bartolomeo. Romano Alberti lo ricorda come quel pittore che non dipinse mai cose inutili ma sempre devote e oneste.
Il Sogliani sulla via della devozione guadagnò una posizione più avanzata, che finì col coincidere con l’atteggiamento della Controriforma. Ciò fu avvertito dal Vasari, il quale menziona un dipinto del Sogliani che non ci è pervenuto che ri riferiva alla Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Invece è arrivato a noi il Cenacolo per il convento di San Marco.









In quest’opera l’architettura dello sfondo, disadorna, costituita da specchi di marmo alternati a pilastri, ha già l’aspetto uniforme delle architetture controriformate. Con la stessa uniformità sono allineate le figure dei frati, dallo sguardo inespressivo, tornite e illustrate come gli oggetti collocati in bell’ordine sulla tovaglia, rigide nelle pieghe ben stirate delle vesti. Nessun particolare che ecceda i limiti di castigata semplicità, di evidenza, di pacifica concretezza. E quei canoni sono gli stessi entro cui operano gli artisti della Controriforma. In alto, l’inserto con la croce, la Madonna e il san Giovanni, ispirato allo stile di fra Bartolomeo, fa avvertire con maggior evidenza il distacco fra uno stile devoto, ma ancora legato alla maniera antica, e una pittura che rifiuta tale maniera, in nome di norme che pretendono di assumere validità senza tempo.

Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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