Lo scontro di Savonarola con la chiesa
Né si può tacere che lo scontro di Savonarola con la Chiesa si concluse con l’impiccagione e il rogo del suo cadavere.
L’identificazione della bellezza nella luce, secondo la dottrina tomistica, aveva trovato, sul piano figurativo, il suo corrispettivo nella pittura dell’Angelico, a cui il Savonarola certamente dovette volgersi, assumendola come modello dell’arte sacra che egli intendeva rinnovare. L’attività pittorica, che nel convento di San Marco era stata abbandonata dopo la morte dell’Angelico, fu ripresa allora, dietro esortazione dello stesso Savonarola.
Nulla di mistico, di irrazionale nell’arte di fra Bartolomeo. Nell’Eterno Padre, la Maddalena e la Santa Caterina, che il Wind ritiene eseguito per il Pagnini, la composizione è chiara ed equilibrata, svolta secondo simmetrie classiche, e le forme sono sottoposte a un altro processo di semplificazione, con panneggi ampi e castigati, e risaltano sullo sfondo nitido del cielo. Si crea così un’atmosfera distaccata, già senza tempo, in cui il fatto assume il valore del dogma, immutabile e indiscusso. Quest’opera è stata eseguita sotto l’influenza del Savonarola: lo ha dimostrato lo Steinberg, il quale ha rilevato come le iscrizioni che si leggono al centro del dipinto (DIVINUS AMOR EXTASIM FACIT), accanto a santa Caterina (AMORE LANGUEO) e accanto alla Maddalena (NOSTRA CONSERVATIO IN COELIS EST) non siano che citazioni tratte dalle prediche del ferrarese, ovvero Savonarola.
La contraddizione tipica del Savonarola fra la tendenza a un misticismo visionario e una straordinaria capacità di adesione al reale, viene qui rievocata; ma senza contrasti, in una composizione che, tenendo conto delle cose utili e devote predicate dal frate, si attiene alla massima semplicità e onesta, riuscendo a creare una dimensione in cui gli elementi naturali prendono evidenza da un contesto devozionale. È questo il senso, ad esempio, delle perline e dei gigli, introdotti come elementi naturali tangibili, ma immersi entro una luce nitida e distaccata, come entità incorruttibili.
Nei dipinti successivi il tono è più scopertamente oratorio; vi risulta palese la preoccupazione di rendere evidenti i gesti, si da non dar luogo a equivoci, e i personaggi vi si atteggiano secondo i modi pietistici che saranno comuni nelle rappresentazioni sacre della Controriforma.
Quest’aspetto dell’arte di fra Bartolomeo è quello che più si avvicina allo stile della Controriforma, tanto che il maestro sarà addotto ad esempio di pittura devota da trattatisti tridentini come il Paleotti e Romano Alberti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gabriella Galbiati
[Visita la sua tesi: "Logica del tempo in Guglielmo di Ockham e Arthur Norman Prior"]
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
- Esame: Storia dell'arte moderna
- Docente: Maria Calì
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