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L. Cambiaso e l'influenza Michelangiolesca




La critica ha supposto un soggiorno a Roma del Cambiaso intorno al ’47, ciò spiegherebbe il plasticismo michelangiolesco presente nella Resurrezione di Taggia e nelle opere subito successive. Solo il Gere nega tale soggiorno.





Figura : Figura Vanità e Amor Profano 1570 - Cambiaso -



La questione dei rapporti tra Tibaldi – Cambiaso è stata posta per la prima volta dal Bologna, il quale notando le affinità fra opere del Cambiaso come l’Adorazione dei Magi di Torino e gli affreschi di Palazzo Doria-Spinola a Genova, connessi con l’Adorazione, e le Sacre famiglie di Napoli e Venezia del Tibaldi, presupponeva un contatto fra i due artisti a Bologna, dove il Cambiaso avrebbe potuto vedere gli affreschi di Palazzo Poggi.
La Griseri, che riprende l’argomento, non osa parlare di dipendenza del Cambiaso dal Tibaldi, ma si attiene alla formula generica di uno stringente parallelismo.
Il Rotondi, invece, si oppone all’ipotesi del Bologna, affermando che sarebbe impossibile trovare nei dipinti del Cambiaso a Palazzo Doria influenze non solo degli affreschi di Palazzo Poggi, di data – a suo dire – assai tarda, bensì anche degli affreschi tibaldeschi nella Sala Paolina, che il Cambiaso non poteva ancora aver visto.
Il michelangiolismo delle lunette, e soprattutto del Profeta e dei due Cherubini, che il Rotondi attribuisce al Cambiaso, è invece vicino al linguaggio con cui è eseguita la parte superiore della Resurrezione della chiesa parrocchiale della stessa città, come attesta il confronto con il soldato di sinistra. Il documento di commissione di quest’opera porta la scadenza della Pasqua 1547, confermando la tesi del Rotondi, anche se in esso non si fa il nome di Luca ma del padre Giovanni e di Francesco Brea. Il nome di Luca appare in un codicillo in volgare aggiunto al contratto, steso in latino, per cui l’artista non fu presente alla stesura del contratto. Quindi Luca, in quel frangente, si trovava a Roma e in seguito è rimpatriato, prima della scadenza del 1547.
Nella parte inferiore, la sola attribuibile a Luca, il dipinto di Taggia mostra un michelangiolismo diverso, espresso mediante volumi semplificati, simili a quelli di Daniele.
Negli affreschi Doria, la forma non è più bloccata, quasi raggelata in un involucro di pietra, ma libera di muoversi, anzi di scatenarsi, creando una molteplicità di soluzioni compositive. Nel forte risalto di luci e ombre le forme si inturgidiscono e sembrano sbalzare dal limite del dipinto, come avviene nelle figure del Tibaldi in Storie di Alessandro della Sala Paolina. Tale influenza sul Cambiaso è stata ammessa dal Rotondi che pensa che questi non ne abbia visto solo i disegni eseguiti del Vaga, ma abbia lavorato nella Sala Paolina prima del Tibaldi. Per cui sarebbe stato quest’ultimo a essere stato influenzato dal genovese. Il Rotondi pone il viaggio di Luca a Roma fra i primi affreschi in Palazzo Doria – le Fatiche di Ercole e la Sala di Venere e Marte – e quelli nel salone della Guerra di Troia. in questi ultimi vi è un’influenza michelangiolesca.

Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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